Il nuovo Basilues e la sfida di Bisanzio
In una situazione così era inevitabile che a rimetterci di più fossero le "potenze minori" ma fu soprattutto Bisanzio, dove nel 1170 moriva Pellicano I il Grande, a dover affrontare cambiamenti nell'ambito delle proprie strutture interne. Il successore di Pellicano, Alessio II Comneno ereditava un impero enorme comprendente Asia Minore, penisola Balcanica, Egitto e parte dell'Italia; era una delle più grandi, se non la più grande, potenza militare del mondo, con un esercito che mai era stato battuto e con una capitale, Costantinopoli, mai conquistata da nessuno da quasi un millennio; il dominio navale del Mediterraneo Orientale permetteva afflussi di merci e di ricchezze alle ricche città di Alessandria e Costantinopoli. Ma se da un lato Bisanzio era una potenza indiscussa del panorama delle superpotenze, dall'altro si trovava in una difficile situazione economica causa delle lunghe logoranti guerre(dal 1080 cioè da Alessio I Bisanzio era sempre stata in guerra e mai aveva avuto un periodo di pace); le città dell'Asia Minore e dei Balcani, tranne le eccezzioni di Trebisonda, Corinto e Tessalonica, poggiavano in una situazione incerta, con infrastrutture insufficenti e spesso assenti da governatori, questi troppo impegnati in guerre e quindi soggiornanti solo nelle città di confine. Le spese militari assorbivano una larga parte del bilancio dello stato che a sua volta aveva continuo bisogno di conquistare per mantenere il bilancio attivo ma che a sua volta necessitava di continui investimenti in campo militare e quindi della trascuranza di investimenti per favorire lo sviluppo di regioni potenzialmente ricche, come Cipro o la Siria. Il nuovo basileus provvide subito a "rimarginare le ferite" ad un impero enorme ma debolissimo, inviando governatori in varie città dell'impero e nominando Dragos di Zichna primo Governatore d'Egitto, dando cioè a questa ricchissima provincia lo status di "indipendezia" come quello dell'Italia bizantina. I Fatimidi erano a loro volta indeboliti dalla conquista crociata di Gerusalemme e frammentati in vari piccoli regni, uno in Africa, uno nel Sinan, l'altro in Medio Oriente. La minaccia maggiore proveniva in quel periodo, tuttavia, proprio dall’Egitto che, alla testa di una gradne Jihad su Costantinopoli mirava a cancellare per sempre il mito dell’invincibilità della Roma d’oriente. L’imperatore si trovava a Yerevan e si limitò a incitare i bizantini a resistere come avevano sempre fatto; il capo della guarnigione cittadina, Ermanes di Loroton, ordinò dunque l’attacco . la battaglia viene riportata dal cronista ufficiale di Ermanes:
“Era una notte calma con una luna pulita e pochissime nuvole tutte attorno; Iddio ci era favorevole! Noi ci disponemmo in modo da avere i fianchi protetti dalla cavalleria e il centro più indietro rispetto ai fianchi, in modo da intrappolare le truppe nemiche in una sorta di tenaglia senza via d’uscita. La strategia del nostro Dux Ermanes era astuta ma fu costretto a invertire i piani dato che gli infedeli tardavano a muoversi all’attacco, nonostante le nostre cariche di cavalleria e lo sfiancamento delle loro linee. Con un ordine improvviso ordinò allora la carica gli arcieri si posizionarono su una collinetta a ridosso delle loro forze mentre l’ala sinistra di cavalleria caricò gli arcieri turcomanni del nemico e l’ala destra con alla testa lo stesso Ermanes sulla guardia del Sultano Al Mansur. I nostri fanti si batteron da leoni e presto le linee nemiche cominciarono a cedere finchè non vedemmo un grande muro di bandiere bianche alzarsi davanti a noi. Costantinopoli era salva.”
La difesa di Costantinopoli conferì ad Ermanes il titolo di Governatore di Costantinopoli e vice-imperatore sulla Penisola Balcanica, mentre l’Imperatore detenne il potere diretto sulle regioni Asiatiche. Alessio II capì che questo era il momento buono per colpire definitivamente i Fatimidi e per potersi concentrare finalmente sulla conquista dell’Italia. In quest’ultimo teatro era in atto la cosidetta “pace armata” nel senso che Milano, Bisanzio e il Papato accumulavano truppe e potenziavano le difese ma nessuno attaccava per paura di essere schiacciato, eccetto qualche piccolo assedio di Roma e qualche scontro nel Sud italia, tra Papa e Bisanzio, per il possesso di Napoli, non si arrivò ancora a guerra aperta. Proseguiva nel frattempo l’opera di potenziamento e di ammodernamento dell’impero bizantino, con lo sviluppo delle regioni più povere e il potenziamento delle vie di comunicazione, che però non risolsero la situazione di inequilibrato sviluppo del Paese.