L'operazione Alessandro Magno
Con introiti che superavano i 10000 denari a turno, un esercito che pareva invincibile e il dominio su 24 province, assicurava all'impero romano d'Oriente un vero predominio sulla parte occidentale. In Occidente Plinius era morto ed era scoppiata una guerra civile per la successione: Ostrogoti e Slavi minacciavano di prendere possesso di ricche regioni e gli Unni ancora sconfinavano in Italia senza poter essere fermati. Eraclio continuò ad accumulare truppe a Salona e Tessalonica, ma quando ricevette la notizia della morte del rivale non fu per nulla contento e scoppiò quasi in lacrime. In Asia Avito si mise alla testa di un corpo di armate che doveva occupare il nord dell'Iran partendo dalla città appena occupata di Artaxata. Da Ctesifonte partì invece un secondo esercito che doveva strappare ai Sassanidi l'antica capitale partica e il resto dei loro territori. A Cartagine si continuavano ad allestire flotte ed eserciti costituitì da vere "elitè": comitatensi scelti e catafratti presi "in prestito" dai persiani. Ma proprio mentre Avito sognava la nascita di una nuova civiltà greco-latino-persiana, mentre sognava di poter governare su un nuovo impero di Alessandro egli morì ad Artaxata nel 417. Poco dopo moriva anche Eraclio, nel 418, e per l'Impero Romano d'Oriente cominciò un'epoca nuova: Vittore Flavio, senatore di Costantinopoli che aveva combattuto tra le fila di Teodosio I contro Cesarea, divenne unico imperatore romano d'Oriente e venne abolita la diarchia, venne sciolto il senato e vennero assunti dall'Imperatore pieni poteri.