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Cronache di guerra al tempo di Roma: le invasioni barbariche

Ultimo Aggiornamento: 05/10/2008 21:22
17/09/2008 14:25
 
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Il grande ritorno
Dopo alcuni giorni di inattività ecco che torna in guerra anche l'impero d'oriente

E' l'anno 399 quando i persiani attaccano Antiochia. Il vicino e barbaro impero romano d'occidente ha tradito Roma, alleandosi con i viscidi sassanidi per rivendicare i possedimenti orientali dell'Illirico e della Grecia. Ma i veri romani che sono i romani di Costantinopoli non sono disposti a cedere così in fretta: la parte occidentale è ancora arretrata e misera nei confronti della potenza orientale e il potenziale militare dei romani è superiore a quello dei persiani e dei romano-barbari d'occidente. L'assedio di Antiochia si rivela un fiasco per i persiani che perdono tutto il loro esercito e due grandi generali, tuttavia nella battaglia muore anche Viaro(non mi ricordo il nome), che per 66 anni dalla divisione dell'impero aveva difeso Antiochia senza perderla mai, o almeno di fronte ai persiani. L'imperatore Avito frattanto marciava su Habba con lo scopo di chiudere la partita con i persiani definitivamente. In Grecia, dopo aver stroncato una rivolta ad Atene, vennere spinti nuovi barbari verso l'occidente con questi propositi: liberarsi di spiacevoli nemici, indebolire l'occidente e ritardarne le operazioni del nuovo Prefetto, Pliniux e utilizzare le truppe di confine per invadere a sua volta l'occidente e le sue due città principali: Roma e Cartagine. Il consigliere militare di Marciano, come ho già detto coimperatore di Avito che invece di stare a Costantinopoli risiedeva ad Alessandria, Eraclio Massimiano Gerolio, decise di "raffreddare" nel vero senso della parola i rapporti con Roma, attraverso un opera di "scariche barbariche". In questo gli abilissimi diplomatici dell'impero si adoperarono per muovere ogni popolo ostile verso la Parte occidentale: tra Eraclio e Pliniux iniziò una vera guerra freddda che avrebbe spezzato per sempre le due metà.



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« So che avrei vantaggi se abbandonassi la città, ma via non posso andare... Non vi lascerò mai. Ho deciso di morire con voi! »

« Da oggi Latini e Romani sono lo stesso popolo, uniti in Dio, e con l'aiuto di Dio salveremo Costantinopoli. »



« Darti la città, non è decisione mia né di alcuno dei suoi abitanti; abbiamo infatti deciso di nostra spontanea volontà di combattere, e non risparmieremo la vita. »



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