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Cronache di guerra al tempo di Roma: le invasioni barbariche

Ultimo Aggiornamento: 05/10/2008 21:22
11/09/2008 14:14
 
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Gli ultimi anni di Teodosio e la nuova guerra persiana
Nel 390 si compiva la riunificazione politica dell'impero romano d'oriente e la conquista di Petra aveva aperto, come ho già detto, l'India e l'Arabia alla penetrazione commerciale dei romani.

Gli ultimi anni di Teodosio I, uomo ambizioso, abile politico, spietato sovrano, disastroso militare, furono segnati dalla pace più completa in tutto l'impero; mentre in Occidente i magister militum, molto meno gli imperatori, lottavano per mantenere in vita lo stato, vi erano spesso gravi crisi economiche e le differenze religiose esistevano ancora, l'Oriente era interamente cristiano, governato da buoni sovrani e con introiti più che sufficenti a mantenere le città. Ad Alessandria, Antiochia, Costantinopoli, i soldi erano talmente tanti che i governatori ebbero la possibilità di dare un po' di sfarzo alle loro città: tra il 392 e il 398 furono costruiti nuovi anfiteatri, chiese, terme e porti in tutto l'impero.

Nel 394, a simbolo che l'età antica era ormai giunta a capolinea, nonostante non si notasse nemmeno un po' almeno nella parte orientale, si svolsero gli ultimi Giochi Olimpici, cerimonia pagana dichiarata sospesa dal patriarca di Costantinopoli definitivamente; contemporaneamente a Cartagine, nel troncone occidentale dell'impero si svolse un importante concilio ecumenico.

Nel 398 moriva dopo 33 anni di regno Teodosio I. Gli succedeva un generale adottato, abilmente scelto tra i vari cesari, Avito Flavio.
I suoi successi militari ad Alessandria(a lui si deve il mostruoso sacco della città) lo avevano reso popolarissimo tra i soldati; ottimo politico e stratega, quando necessario sapeva districarsi da situazioni difficili. Per prima cosa congedò alcuni soldati in alcune città per diminuire il pesante bilancio pubblico; designo come erede un altro generale, Marciano Flavio, di stanza a Tessalonica e se lo associò come Augusto, quindi come coimperatore. Mentre la capitale di Marciano restò a Costantinopoli, l'inaspettato attacco persiano a Cesarea e Antiochia convinse Avito a stabilirsi ad Alessandria, dichiarata nuova Caput Mundi Orientalis; messosi alla testa di un poderoso esercito composto in buona parte da mercenari si mise in marcia verso la Mesopotamia: la prospetiva di un Oriente libero dalla minaccia persiana era stata il sogno di Valente, il tentativo di Teodosio e la grande impresa che invece doveva essere portata a buon fine di Avito.



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« So che avrei vantaggi se abbandonassi la città, ma via non posso andare... Non vi lascerò mai. Ho deciso di morire con voi! »

« Da oggi Latini e Romani sono lo stesso popolo, uniti in Dio, e con l'aiuto di Dio salveremo Costantinopoli. »



« Darti la città, non è decisione mia né di alcuno dei suoi abitanti; abbiamo infatti deciso di nostra spontanea volontà di combattere, e non risparmieremo la vita. »



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