L'Oxford Research Group fra pochi giorni pubblicherà un rapporto sul contributo che l'energia nucleare può dare alla lotta contro il riscaldamento globale. L'agenzia di stampa Reuters ne anticipa i contributi, Greenpeace Francia lo pubblica in anteprima per intero: il succo è che i puri calcoli consigliano caldamente di non puntare sul nucleare, al di là di ogni considerazione sul rischio di incidenti, anche se è vero che una centrale nucleare emette nell'atmosfera molta meno anidride carbonica - il gas dell'effetto serra - rispetto ad una centrale alimentata da combustibili fossili.
In sintesi: su scala mondiale, ora circa il 16% dell'energia proviene dal nucleare; il nucleare potrebbe giocare un ruolo effettivo nella diminuzione di gas serra se la sua quota salisse al 33% entro il 2075. Tenendo conto della crescita della popolazione e dunque del fabbisogno di energia, per arrivare a questo bisognerebbe cominciare già adesso a costruire centrali nucleari all'incredibile ritmo di quattro al mese. Ora i reattori nucleari in funzione sono 429, più 76 progettati e 162 proposti. Se si volesse davvero costruirne quattro al mese, ci sarebbe il problema di trovare i luoghi adatti e i soldi, ma ci sarebbe soprattutto il problema del combustibile: sempre nel 2075 ne servirebbero 4.000 tonnellate all'anno, ossia venti volte l'attuale quantitativo di plutonio immagazzinato a scopi militari. Un incubo per la sicurezza: con così tanto materiale nucleare in circolazione, cosa capiterebbe se anche solo una piccolissima parte finisse nelle mani sbagliate? E poi, soprattutto: di combustibile nucleare ce n'è a sufficienza?