Cronache dei Fatimiti

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Bertavianus
00sabato 20 settembre 2008 00:47
La Jihad dei cristiani ignora Trebisonda; la loro armata si dilegua fra i monti e ne va persa traccia.
Un anno dopo la si scorge presso Edessa, poi rapida si sposta fra Aleppo ed Antiochia; chiaro è che punta Gerusalemme, ove sarebbe massacrata senza pena.
Ma la Città Santa non ha da esser profanata con carcasse suine sotto le mura; così pensa Al Naby il Pio, che raduna i guerrieri dei dintorni e si fa sotto per affrontarla in campo aperto.
Non ha vantaggio di numero né di terreno, ma solo la forza della sua sacra missione; ed è bastante a devastar gli avversi ranghi, pur se vilmente arroccati in su impervia rupe. Tale vittoria, raramente vista, pone fine all’empio progetto concepito a Roma.
Men di sei mesi dopo è presa Tessalonica; nuovo successo del prode Zein l’Onesto, alla guida di prodi partiti da Costantinopoli e Corinto.
Più a nord si distingue Shabana Zaki, ora noto come baluardo della cavalleria, con molteplici vittorie in quel di Kiev e di Iasi. Ennesimo trionfo presso le rovine di un tempio pagano gli apre la via per Bran, sulla quale si lancia a capofitto. I cancelli si aprono al suo passaggio, ma vera forza di quella cittadella sono i crudeli cavalieri appiedati, equipaggiati con armi forgiate dal demonio; la bella armata che dominò le piane, raggiunge il mastio poi è ributtata fuori.
La disgrazia è bestia che va in mandria; una tempesta decima la flotta, lasciandola inerme quando il nemico attacca; ignoto demone si impossessa del capitano Iamam, che dopo tante prove di valore tradisce il suo Sultano e si proclama Califfo del Guado. Misericordiosa lama pone subito termine alla sua follia, mentre a nulla gioverebbe punir gli stolti che eran con lui; per quanto rinnegati, ancora ottimamente sbarrano la via alle armate magiare rimaste in Anatolia.
Sta scritto che al tempo delle lacrime segue quello del riso.
Tolta la vita al principe degli ungheresi, che aveva osato assediare Iasi, Shabana Zaki è di nuovo alle malferme porte di Bran; e questa volta non fallisce.
Allo stesso tempo, l’armata del Sultano raggiunge Bucarest; per via avea crivellato una colonna di goffi cavalieri appiedati che gli sbarravano il passo e, grazie alle ottime spie converse di Kiev, entra subito in città trovando scarsissima opposizione.
Entro sei mesi è presa pure Sofia; nuova impresa dell’ottimo Zein l’Onesto, favorita dai bravi mussulmani polacchi penetrati fra le mura; tale è l’impeto del prode condottiero, che gli armigeri nemici ancora stanno a prender frecce alla seconda cinta quando il vessillo dell’islam viene alzato sulla torre più alta.
Ennesimo assalto a Kiev si rivela inane; si piange, però, la morte del bravo Amir, già oscuro capitano e poi generale, sacrificatosi nel prestarle soccorso.
L’anno 1208 vede l’Egitto traboccante di ricchezze, e padrone assoluto del bacino del Mar Nero; disturba, però, l’incerta notizia di un popolo nomade in marcia verso i suoi confini orientali.
Solo Allah conosce cosa ci riserva il futuro.
Bertavianus
00lunedì 22 settembre 2008 23:58
Onde alleggerire la pressione su Kiev, il buon Saledi inizia campagna di rastrellamento che gradualmente lo porta in vista di Smolensk; la debole guarnigione nulla può opporgli, essendo quella cittadella rigurgitante di devote spie; viene rapidamente presa, poi saldamente tenuta, e da qui l’eroe riparte alla volta di Vilnius aprendosi la strada combattendo.
Analoga impresa è affidata ad Amin, che ripulisce da ogni forza nemica i dintorni di Sofia e Tessalonica; da qui si diparte verso Durazzo ma, inesplicabilmente, raggiunti i monti diserta con tutti i suoi; è immediatamente punito con la morte, ma qui si deve passare alla difesa.
Questa città sta per essere toccata da inaspettata minaccia; grazie a colpo veneziano che disperde la flotta rimasta a presidio del Bosforo, la maggior armata magiara ha passato rapidamente lo stretto e le si dirige addosso; vano è lo sforzo del governatore di Costantinopoli, che subito l’insegue e l’ingaggia, perché tempesta di dardi e incrollabili cavalieri travolgono i suoi costringendoli a lasciare il campo; le forze nemiche sono però intaccate dalla pugna, ed il loro duce soccombe alla lama di sicario; il magiaro pone l’assedio, ma il pericolo or non pare eccessivo.
Muoiono a frotte i Veneziani sotto Sofia, e così è dei Russi a Sarkel, e di Magiari a Corinto.
Ma il 1212 rivela alfin quei misteriosi nomadi; la possente armata del Khan è in vista di Yerevan, che riceve rinforzi da Tblisi e si prepara a riceverli con pieni effettivi.
Quell’esercito è seguito a poca distanza da un secondo, guidato dal principe, e questa è circostanza che potrebbe dar pensiero; ma su questo incombe Shabana Tamer che, risalito in tutta fretta da Mosul, si è aperto a forza la via fra bande di predoni.
Allah benedica quel prode guerriero, e gli conceda di coglier successo su questa retroguardia.
Bertavianus
00venerdì 26 settembre 2008 18:16
Inatteso scherzo del destino priva del suo ottimo generale un’armata che, da Bran, si era portata sotto le mura di Budapest; l’attacco è ben condotto, e due formidabili colonne di cavalieri arabi appiedati giungono simultaneamente alla piazza per diverse vie; potrebbero prevalere, ma non vi è chi sappia rianimar i prodi maggiormente provati dalla pugna; il successo è sfiorato, ma infine si è costretti ad abbandonar l’impresa.
I magiari ridono per una volta, e per altre due sono costretti al pianto; innumeri son quelli che lasciano la vita sotto le formidabili mura di Tessalonica; poi da qui si diparte Yosuf Ahmed, ed umilia quelli che credean di poter prendere Corinto.
Saladin si distingue sotto le mura della russa Vilnius; in un primo tempo tenta di prenderla per fame, non volendo sperimentare i poco fidati mercenari europei contro le sue splendide difese e la forte cavalleria d’urto che vi si annida; ma una colonna di rinforzi lo costringe a cambiar progetto.
Molla l’assedio e si lancia contro i nuovi arrivati, scagliando frontalmente lancieri e balestrieri contro lor schiera, scarsa di numero ma forte di alcuni trabucchi da cui partono mostruose scie di fiamma; a questi pensa lui personalmente, aggirando la mischia con la guardia e pochi Akinij e travolgendone i serventi; il successo è rapido e totale, ma il momento più atteso e temuto deve ancora arrivare. La guarnigione della cittadella accorre sul campo e, per quanto denutrita, ancor dispone di possenti cunei di cavalleria che tutti potrebbero travolgere; e così è per pochi cavalieri appiedati e balestrieri, ma i mercenari formano gli schiltron e reggono l’urto decimando il nemico; poi Saladin e gli akinji travolgono chi è ancora in sella, mentre i lancieri sciolgono la formazione chiusa e si gettano in massa su fanti ed arcieri nemici. Non ne sopravvivono abbastanza per tener le mura, e la sera stessa i genieri dell’armata iniziano a riattar come moschea la cappella ortodossa.
Ma or conviene lasciar la parola a Shabana Tamer, protagonista del primo confronto con quei nomadi giunti dall’est
“ L’armata al mio comando ora pareva uscita dal gran bazar di Baghdad; abiti e armi d’ogni foggia, visi di ogni etnia, cavalli d’ogni razza e persino qualche cammello. Una gran massa di tagliagole, assoldati senza troppe domande, questi erano i soccorritori di Yerevan..
Le due armate nomadi avrebbero potuto riunirsi e spazzarci via senza troppa difficoltà, e ancor non so perché non l’abbiano fatto; si riunirono, sì, ma arretrando verso est a fondovalle.
Questo diede tempo ad Al Mustayad di raggiungermi con la sua superba cavalleria mammalucca, per poi procedere insieme contro all’invasore; e così potemmo sperimentar la strategia suggerita negli antichi testi di Caius Iulius Mashiminus.
Fu per la minor qualità e mobilità della mia armata, e per la mia minor esperienza di comando, ch’ebbi per primo l’onore di ingaggiare il nemico; infatti Al Mustayad avrebbe meglio saputo prestar assistenza a me che io a lui.
Mossi sul minore degli eserciti nomadi, facendo avanzare giavellottisti ed arcieri in linea retta, e gli sciami di tiratori a cavallo sulle ali; l’armata del Khan tentò di aprirsi la strada attraverso gli uomini appiedati, e questo ne rese più facile l’accerchiamento; decimata dal tiro proveniente da ogni lato, non resse l’urto dei cavalieri leggeri e pesanti che avevo tenuto di riserva , che comunque pagarono cara la cattura del sultano forestiero.
Poco dopo fu su di noi la seconda armata e, per un istante, si temete il peggio; ma i mammalucchi non mancarono l’appuntamento; si abbatterono su di loro come onda di piena che non da scampo e, con poco aiuto da parte nostra, fecero immane strage.
Allah ci perdoni per non aver avuto pietà dei prigionieri; la decapitazione di quel sultano vagabondo fu atto crudele, che si imponeva per estinguerne il casato”.
Mehmet87
00venerdì 31 luglio 2009 12:56
potresti mettere quelke immagine dell'impero egiziano? [SM=g27811]
Shivos91
00venerdì 31 luglio 2009 13:19
Re:
Mehmet87, 31/07/2009 12.56:

potresti mettere quelke immagine dell'impero egiziano? [SM=g27811]


E' passato un anno, potrebbe aver bell'e cancellato il salvataggio [SM=g27823]

Mehmet87
00venerdì 31 luglio 2009 13:46
ahahahah!!! [SM=x535694] forse hai ragione... nn avevo letto bene la data [SM=g27830]
Bertavianus
00domenica 23 agosto 2009 17:41
Mi sento onorato dal fatto che questa vecchia cronaca abbia trovato nuovi lettori; mai mi sarei aspettato di rivederla in prima pagina.

Non conservo immagini o salvataggi della campagna che, a un certo punto, mi era venuta a noia per "eccesso di successo"; mancavano ancora centinaia di turni alla fine, ed ero troppo potente.

Senza i bilanciamenti che poi ho trovato in Bellum Crucis, il turno semestrale stava togliendo interesse al gioco.
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