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Bisanzio e la Vera Croce (Kingdoms vh/vh)

Ultimo Aggiornamento: 19/12/2008 09:38
23/11/2008 21:06
 
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Dopo una necessaria pausa, Asemoupolo riprese le operazioni uscendo coi suoi da Tanta.
Venne raggiunto da truppe d’elite addestrate a Dumyat, e con quell’imponente forza congiunta diede due volte battaglia agli egiziani, portandosi sotto Al Zahir; la città non fu in grado di opporgli significativa resistenza, anche perché le porte erano rimaste incustodite.
Nell’anno 1316, mentre il nemico festeggiava la recente cattura di Gerusalemme, il prode generale volle colpirlo al cuore assaltandone la capitale. La metropoli, attuale sede dell’erede al trono, appariva talmente ben difesa da rendere, a detta dei più, sconsigliabile l’impresa. Consapevole del nervosismo serpeggiante fra le truppe, esautorò dal comando il capitano che guidava l’esercito inviato in suo appoggio; in questo modo rinunciò al vantaggio dell’attacco in massa, per minimizzare il rischio di una rotta collettiva a seguito di azioni sconsiderate. I combattimenti nelle strade cittadine furono durissimi, ed Asemoupolo stesso dovette esporsi in prima linea per rincuorare i suoi e caricare gli irriducibili difensori. Solo al termine dell’incerta giornata lui, e la quindicina di cavalieri rimasti al suo seguito, poterono smontare di sella e contemplare la moschea; nelle strade vicine, due terzi della sua armata contemplava il regno dei cieli.
In quegli anni, i tratturi che da Yerevan scendono verso la piana dell’Eufrate divennero noti come “Strada delle Corone”; i due eserciti che avevano affrontato quella scomoda via per raggiungere Baghdad vi celebrarono due incoronazioni ed un funerale imperiale. Non è chiaro se Alexios venne soprannominato “Il Grezzo” per le abitudini da montanaro acquisite durante quella lunga marcia, iniziata come semplice generale.
In ogni caso, giunto in vista della meta, “Il Grezzo” comprese subito che l’impresa voluta dai suoi predecessori era prematura; i dintorni di Baghdad ancora pullulavano di turchi, antioceni e mongoli impegnati nello scannarsi a vicenda. Pur tenendosi a debita distanza dagli scontri principali, le sue armate vennero coinvolte in una scaramuccia di poco conto fra truppe alleate e turche. A quel punto l’imperatore preferì marciare versa la città turca di Tikrit; per quanto fosse ben difesa, il caos regnante nelle regioni limitrofe consentiva di assediarla in relativa tranquillità.
Ma torniamo alle armate bizantine d’Egitto.
L’attempato Asemoupolo, nauseato dall’ultimo bagno di sangue, si era ritirato a vita privata ad Alessandria, lasciando il figlio a governare Il Cairo.
Nel 1332, dopo esser giunto via mare dall’Anatolia ed aver imbarcato la prima bombarda prodotta ad Al Zahir, con abile colpo di mano Andronico Vetatzis si impadronì della cittadella di Ascalon, quasi indifesa.
Quattro anni dopo si presentò in forze sotto le mura di Gerusalemme; distaccò due vetuste catapulte (una delle quali andò perduta) per sfondare le porte più vicine all’armata di rincalzo, lasciando alla sola bombarda il compito di neutralizzare il posto di guardia da cui sarebbero passati gli uomini sotto il suo diretto comando. L’assalto generale su due direzioni gli fruttò un rapido trionfo sui difensori egiziani; Gerusalemme era nuovamente cristiana, e lui stesso divenne Custode del Sacro Calice.
Ben altra faccenda fu la conquista della cittadella di Arsaf. Ci provò per primo Ermanes Kamytzis, che fu capace di sbrecciare la seconda cinta di mura, neutralizzare le torri dell’ultimo posto di guardia e vincere a singolar tenzone un generale migliore di lui; si ritirò battuto e poi morì di peste. Ci riprovò il capitano Imbert, reduce di una splendida vittoria campale; mandò in rovina anche l’ultimo bastione, ma perì nel tentativo. Ci riuscì infine, nel 1344, lo schivo capitano Attanasio, sfruttando varchi mai riparati e affrontando nemici ormai allo stremo.
In quei giorni, gli egiziani assediavano Acri; una spia appestata fu mandata a visitare il loro campo.
Un esercito turco stava per realizzare gli scopi della Jihad, avvicinandosi ad una Antiochia quasi indifesa: le armate bizantine iniziarono ad imbarcarsi, senza alcuna fretta, fra Attalea e Alanya…




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