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Cronache di Guerra - Portoghesi in crociata

Ultimo Aggiornamento: 31/05/2008 12:58
26/05/2008 00:40
 
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In difetto di sicuro passaggio via terra, i nobili crociati dell'anatolia portoghese pianificano di passar via mare, balzando prima su Nicosia; ci si rammarica di dover attaccar bega con genti che mai furono ostili, benchè non siano veri cristiani, ma questo ultimo baluardo di quel che fu l'impero bizantino è una posizione vitale per il seguito dell'impresa.

L'operazione subisce alcuni ritardi, perchè vanno puniti atti ostili dei magiari e dei veneziani in terra d'europa.
I primi sono stati scomunicati, per cui Ruy De Castro in persona con sbarco fulmineo da Nicea gli toglie Costantinopoli.
Ai secondi si toglie Rodi, ma Sanchiz non può prender parte ad atto di guerra contro un popolo devoto a Santa Madre Chiesa.

Altro tempo va perduto per consolidare le due nuove conquiste, e castigar col sangue il ritorno dei vecchi signori di quei luoghi.

Con sorpresa di tutti, nall'anno 1418 i Veneziani riescono a strappare Antiochia ai Mongoli; successo di brevissima durata, che in ogni caso pone fine alla crociata.

I Portoghesi non se ne danno per inteso, posto che sempre hanno veduto questo affare come tappa per raggiungere Gerusalemme; e tale mira continuano a perseguire con immutato zelo.

Nel 1426 Sanchiz sbarca presso Nicea, ove trova ad attenderlo un forte esercito in campo più una ragguardevole guarnigione entro le mura. Ad evitar che possano congiungersi divenendo imbattibili attua la collaudata strategia del doppio ingaggio; un minimo corpo di arcieri mercenari reclutati sul posto cinge l'assedio, il grosso dell'armata attacca le forze dell'erede bizantino, che arretrano. A quel punto tutti attaccano ka cittadella, che cade come per matura. Il principe bizantino e la sua armata si danno al brigantaggio.

Da tale favorevole posizione risulta poi agevole sbrcare di sorpresa presso Acri, e strapparla alle dabole guarniione mongola; impresa che poi si ripete a Gaza.

Nel 1438, attuando il medesimo metodo del doppio ingaggio, De Castro strappa Iconio al Sultano dei turchi; vi sarebbe potuto giunger prima ma, per suo eccesso di presunzione, quelli erano riusciti a ricacciarlo nel corso di un precedente tentativo.
La successiva presa di Adana risulta militarmente semplicissima, che il grosso del lavoro tocca alle due spie che aprono i cancelli; stessa cosa si ripete ad Antiochia.

Si fa appena in tempo a fortificare le citadelle di Terrasanta, che l'orda tartara si abbatte sulla regione; in un primo tempo, però, ignorano i cavalieri cristiani e si scannano coi mongoli per il controllo di Gerusalemme.

Quando nel 1456 assaltano Acri, splendidamente parata a difesa, un loro generale è fra i primi a morire per il tiro delle nuovissime artiglierie fisse.
Nel medesimo anno tentano il colpo a Gaza, dove avrebbero miglior agio non essendo ancora pronte nemmeno le baliste; ma l'orda è demoralizzata dal rovescio appena subito poco più a nord, attacca senza vigore e rinuncia dopo aver perso pochi elefanti e fanterie.
Armate fresche danno il cambio a quelle appena sconfitte, e subito iniziano nuovi assedi; con il medesimo risultato.

Nel 1460 ci riprovano a Gaza, con un esercito di medie propoporzioni composto di soli cavalieri ed elefanti; si schiera ma non lancia l'attacco; forse vorrebbe provocare una sortita e massacrare i cristiani in campo aperto, ma all'atto pratico nulla succede.

Nel 1462 uguale tentativo, ma ora i Portoghesi vogliono tentar la sorte; resi impenetrabili gli accessi interni, escono i turcomanni a provocar gli elefanti, e si tirano a bella posta l'orda entro le mura.
In questo modo si massacrano molti nomadi, sebbene le bombarde vengano travolte senza aver fatto loro gran danno; in ogni caso è una vittoria, ornata dall'avorio delle zanne di due o tre bestioni.

In quel medesimo anno la situazione di Acri appare disperata; è sotto assedio da un po', ha meno truppe di quante ocorrerebbero, e un secondo esercito tartaro si avvicina per raddoppiar l'assalto.
I portoghesi sbarcano un esercito di sola cavalleria, nazionale e mercenaria, nel porto della cittadella; prodi cavalieri che, pur in inferiorità numerica, subito ingaggiano il nemico.
I cunei dei lancieri si lanciano a capofitto contro i nomadi, gli sciami di turcomanni li tormentano col tiro, tre formazioni di cavalleggeri disturbano i loro arcieri montati.
Nella furiosa mischia le unità cristiane poco a poco si sgretolano e tutte, salvo un pugno di turcomanni, finiscono per cedere il campo.
Ma il loro sacrificio ha consentito il raduno, in buona formazione, di tutti i difensori di Acri, che ora avanzano preceduti da nubi di quadrelle di balestra; marciano lenti e implacabili contro l'esausta schiera nemica; travolgono le artiglierie, che eran rimaste indietro e non hanno sparato un colpo; reggono senza difficoltà le cariche, circondano e catturano il generale tartaro, inseguono per le colline gli ultimi odiosi lanciatori di proiettili infuocati.
La sanguinosa giornata lascia sul terreno oltre mille morti per parte; il primo scontro in campo aperto arride alle armi cristiane.
[Modificato da Bertavianus 26/05/2008 00:46]




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