Cronache di Guerra - Portoghesi in crociata

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Bertavianus
00mercoledì 21 maggio 2008 22:03
Crociate Portoghesi
La notizia della prima crociata contro Antiochia fu grandemente festeggiata alla corte portoghese.

Nella prima metà del secolo XIV era stata completata la riunificazione della penisola iberica; quando si fossero espugnati l'ultimo baluardo spagnolo in terra di Francia (Bordeaux), e l'ultimo moresco in terra d'africa (Algeri) i destini storici del casato sarebbero giunti a compimento.

Fu, dunque, con grande entusiasmo che il Principe Antonio (la cui personale partecipazione stata espressamente richiesta dal Pontefice), appena esaurito altro minore confronto, assunse il vessillo della croce e varcò Gibilterra con il più vasto esercito mai messo in campo dal suo regno.

Si sarebbero presi i proverbiali due volatili con un solo grano, perchè il lungo cammino, in giusta direzione, attraverso terre maomettane non avrebbe tradito lo spirito dell'impresa, e poteva consentire plurime conquiste.

Il prode principe aveva appena posto sotto assedio Algeri, che due inattese novelle sconvolsero ogni piano.
La prima fu che, per volontà di Dio, egli diventava anzitempo re.
La seconda fu che, senza sua colpa alcuna, veniva scomunicato; certo fu laida trama dei vescovi spagnoli, che convinsero il Papa che nessun erede al trono era partito crociato.

Con l'intero esercito ora pronto ad ammutinarsi, Antonio fu costretto a lanciare anzitempo il suo assalto alle mura; che fu vittorioso, ma non bastò a placare la pia intransigenza degli armati, i quali la notte stessa fecero fagotto.

Circa trentacinque anni dopo, nella sua nuova residenza di Metz, il buon Re Antonio - ora detto lo sfregiato per i molti segni lasciati da una vita dura e perigliosa - si vede nuovamente costretto a far cucir la croce sul mantello, per ritentar la presa di Antiochia.

L'impresa si annuncia durissima, perchè ora la regione è dominata dall'orda dei mongoli; e già il solo viaggio scoraggerebbe un uomo con la metà dei suoi anni.

Se questa cosa si deve far, la si faccia per bene; mandando armate di prima scelta dotate di modernissime artiglierie. Non si lesina su nulla, perchè il regno trabocca di armati e di fiorni.

Il Re lascia Metz con gran copia di cavalieri montati ed appiedati, tiratori ed artiglierie; il nobile Lorenzo Sanchiz è suo secondo al comando; analoga armata, al comando di Ruy De Castro, viene formata a Tolosa.

Le due immense colonne si incamminano per la via dei balcani o, per meglio dire, tentano di incamminarvisi; sono, infatti, costrette ad infinite soste dall'ostruzionismo di altri cristiani che, sapendo di nulla rischiar, sbarrano vie e ponti con pugni di uomini irridenti.

Nella tormentosa marcia si esauriscono le ultime forze del monarca, che spira nei dintorni di Zagabria; cresce il malcontento degli armati, al punto che nemmeno un terzo di quelli baldanzosamente partiti raggiunge il Bosforo.

Bene o male, ricorrendo anche ad una gelera mercenaria che sveltisce l'operazione, si passano gli stretti: e la musica subito cambia.

Nell'anno del Signore 1384, Ruy De Castro investe Nicea, fa breccia nelle mura e la toglie ai Turchi; Sanchiz si apre la via combattendo fino alla cittadella di Smirne, che passa ai crociati due anni dopo.

I due generali tentano poi di ricongiungersi per assaltare Iconio, ma qui ci si avvede subito che la resistenza turca sarebbe fortissima; in ogni caso, una nuova ondata di diserzioni costringe entrambe a tornare indietro.

La ricostituzione delle armate non è affatto un problema, dato che Nicea e Smirne sono provviste di ogni ben di Dio, ma il balzo finale sulla meta sarà tutt'altra faccenda.

La galera mercenaria è andata a bloccare il porto di Adana, e manda dispacci assai inquietanti; se si arrivasse lì, si troverebbe la citadella guarnitissima, ed almeno altri due grandi eserciti dei nomadi negli immediati paraggi; intorno ad Antiochia infuriano combattimenti fra Mongoli e Veneziani; si direbbe che questi abbiano riportato qualche piccolo successo, ma pare proprio che ora siano ridotti allo stremo.

Corre l'anno 1400, ed è giunta curiosa notizia secondo cui la Terra sarebbe rotonda
Jean de Avallon
00sabato 24 maggio 2008 17:01
Nobile condottiero la cavalcata delle tue truppe è prepotente e efficacie. Metto la mie umili esperienza al servizio di Sua Signoria, dura sarà la rincorsa per la città da conquistare.
Calcare ben i tempi e le casse, per mantener un esercito così ricco cosa non da poco è m,a fondamental è arrivar a destinazione con le forze necessarie alla gran battaglia.
Destabilizzare con qualche assassino, infiltrarsi con le spie forse un vantaggio morale può dare e le battaglie altrui sfruttar.
Oh condottiero aspetto notizie sulla tua sicura riuscita............


Bertavianus
00lunedì 26 maggio 2008 00:40
In difetto di sicuro passaggio via terra, i nobili crociati dell'anatolia portoghese pianificano di passar via mare, balzando prima su Nicosia; ci si rammarica di dover attaccar bega con genti che mai furono ostili, benchè non siano veri cristiani, ma questo ultimo baluardo di quel che fu l'impero bizantino è una posizione vitale per il seguito dell'impresa.

L'operazione subisce alcuni ritardi, perchè vanno puniti atti ostili dei magiari e dei veneziani in terra d'europa.
I primi sono stati scomunicati, per cui Ruy De Castro in persona con sbarco fulmineo da Nicea gli toglie Costantinopoli.
Ai secondi si toglie Rodi, ma Sanchiz non può prender parte ad atto di guerra contro un popolo devoto a Santa Madre Chiesa.

Altro tempo va perduto per consolidare le due nuove conquiste, e castigar col sangue il ritorno dei vecchi signori di quei luoghi.

Con sorpresa di tutti, nall'anno 1418 i Veneziani riescono a strappare Antiochia ai Mongoli; successo di brevissima durata, che in ogni caso pone fine alla crociata.

I Portoghesi non se ne danno per inteso, posto che sempre hanno veduto questo affare come tappa per raggiungere Gerusalemme; e tale mira continuano a perseguire con immutato zelo.

Nel 1426 Sanchiz sbarca presso Nicea, ove trova ad attenderlo un forte esercito in campo più una ragguardevole guarnigione entro le mura. Ad evitar che possano congiungersi divenendo imbattibili attua la collaudata strategia del doppio ingaggio; un minimo corpo di arcieri mercenari reclutati sul posto cinge l'assedio, il grosso dell'armata attacca le forze dell'erede bizantino, che arretrano. A quel punto tutti attaccano ka cittadella, che cade come per matura. Il principe bizantino e la sua armata si danno al brigantaggio.

Da tale favorevole posizione risulta poi agevole sbrcare di sorpresa presso Acri, e strapparla alle dabole guarniione mongola; impresa che poi si ripete a Gaza.

Nel 1438, attuando il medesimo metodo del doppio ingaggio, De Castro strappa Iconio al Sultano dei turchi; vi sarebbe potuto giunger prima ma, per suo eccesso di presunzione, quelli erano riusciti a ricacciarlo nel corso di un precedente tentativo.
La successiva presa di Adana risulta militarmente semplicissima, che il grosso del lavoro tocca alle due spie che aprono i cancelli; stessa cosa si ripete ad Antiochia.

Si fa appena in tempo a fortificare le citadelle di Terrasanta, che l'orda tartara si abbatte sulla regione; in un primo tempo, però, ignorano i cavalieri cristiani e si scannano coi mongoli per il controllo di Gerusalemme.

Quando nel 1456 assaltano Acri, splendidamente parata a difesa, un loro generale è fra i primi a morire per il tiro delle nuovissime artiglierie fisse.
Nel medesimo anno tentano il colpo a Gaza, dove avrebbero miglior agio non essendo ancora pronte nemmeno le baliste; ma l'orda è demoralizzata dal rovescio appena subito poco più a nord, attacca senza vigore e rinuncia dopo aver perso pochi elefanti e fanterie.
Armate fresche danno il cambio a quelle appena sconfitte, e subito iniziano nuovi assedi; con il medesimo risultato.

Nel 1460 ci riprovano a Gaza, con un esercito di medie propoporzioni composto di soli cavalieri ed elefanti; si schiera ma non lancia l'attacco; forse vorrebbe provocare una sortita e massacrare i cristiani in campo aperto, ma all'atto pratico nulla succede.

Nel 1462 uguale tentativo, ma ora i Portoghesi vogliono tentar la sorte; resi impenetrabili gli accessi interni, escono i turcomanni a provocar gli elefanti, e si tirano a bella posta l'orda entro le mura.
In questo modo si massacrano molti nomadi, sebbene le bombarde vengano travolte senza aver fatto loro gran danno; in ogni caso è una vittoria, ornata dall'avorio delle zanne di due o tre bestioni.

In quel medesimo anno la situazione di Acri appare disperata; è sotto assedio da un po', ha meno truppe di quante ocorrerebbero, e un secondo esercito tartaro si avvicina per raddoppiar l'assalto.
I portoghesi sbarcano un esercito di sola cavalleria, nazionale e mercenaria, nel porto della cittadella; prodi cavalieri che, pur in inferiorità numerica, subito ingaggiano il nemico.
I cunei dei lancieri si lanciano a capofitto contro i nomadi, gli sciami di turcomanni li tormentano col tiro, tre formazioni di cavalleggeri disturbano i loro arcieri montati.
Nella furiosa mischia le unità cristiane poco a poco si sgretolano e tutte, salvo un pugno di turcomanni, finiscono per cedere il campo.
Ma il loro sacrificio ha consentito il raduno, in buona formazione, di tutti i difensori di Acri, che ora avanzano preceduti da nubi di quadrelle di balestra; marciano lenti e implacabili contro l'esausta schiera nemica; travolgono le artiglierie, che eran rimaste indietro e non hanno sparato un colpo; reggono senza difficoltà le cariche, circondano e catturano il generale tartaro, inseguono per le colline gli ultimi odiosi lanciatori di proiettili infuocati.
La sanguinosa giornata lascia sul terreno oltre mille morti per parte; il primo scontro in campo aperto arride alle armi cristiane.
Jean de Avallon
00lunedì 26 maggio 2008 12:56
La tattica del doppio ingaggio è nuova per questo cavaliere che, la fa Sua in caso di necessità.
Le conquiste in terra santa sono notevoli ma, la facilità con cui sono arrivate è eclatante.
Ora i nemici ti assediano, chiunque ha capito la tua potenza: "mantenere le città per avere appoggi logistici o formar un grosso esercito e puntar diretto su gerusalemme senza altre perdite di tempo ???".
Questo o nobile cavalier il quesito è..............
A meno che gli assalti nemici, per magia, non cessino e allor ..........
Bertavianus
00lunedì 26 maggio 2008 16:20
Il punto è proprio questo, mio nobile amico.

Gli assedi dei tartari non sembrano prossimi a cessare; presto saranno nuovamente in gran forze sotto le mura di Acri e Gaza.

La cosa, in un certo qual modo, è gradita alla corona portoghese; i nomadi vi troveranno guarnigioni quasi al completo, e si spera che logoreranno ancora senza esito parte delle loro truppe migliori.

Essi sono ancora fortissimi, ma il nuovo regno cristiano può contare su continui rinforzi reclutati nelle cittadelle di Adana e Nicosia, che potente flotta sbarca ove più servono.

Quel che si teme di più, al momento, è il colpo a tradimento; per questo si tenterà di rafforzare la vigilanza delle due piazze mediante spie che verranno reclutate ad Antiochia ed Iconio.

Altro progetto è quello di portare in quelle terre i nuovissimi moschetti ed archibugi, col necessario supporto di picchieri, che sì buona prova stannno dando nelle fiandre.

Purtroppo solo Parigi è attrezzata per simili produzioni; altre simili industrie potrebbero essere presto allestite a Costantinopoli, che già ora può equipaggiare truppe di pistola. Esse si son rivelate utili nell'ultima difesa della città, attualmente governata dal genero di De Castro, ma niuno le vorrebbe con sè in campo aperto.

In un caso come nell'altro, ovviamente, occorrerebbe pure una buona flotta per portarle e sperimentarle nei luoghi santi; in breve, vanno risolti molteplici problemi logistici e finanziari, e questo richiede un po' di tempo.
Jean de Avallon
00martedì 27 maggio 2008 13:14
Sir Bertavianus, visto il tuo ultimo datare della campagna, ti assicuro che almeno fino al 1500 e oltre le forze tartare e mongole non cesseranno.
Da quanto questo umil cavaliere interpreta, fai tue le strutture belliche necessarie; così una testa di ponte, per le unità da fuoco, tra l' europa e te sarà costituita: "meno navi avrai bisogno, meno spese farai e più veloce sarai".
Arrocati nelle tue città, le torri con baliste sono un pessimo ingrediente da digerire per i nemici o meglio quelle coi cannoni, attendili e...............
rafforzati più che puoi e un generale da combattimento, avere dalla propria un aiuto in campo può dar!!!!!!!!!
La mia campagna è sulla stessa riga della tua nobile cavaliere: "forza, coraggio, audacia e pazienza non dimenticar !!"
Bertavianus
00martedì 27 maggio 2008 16:35
Tutti i progetti concepiti vengono messi in cantiere, anche perchè il sacco di Norimberga ha fornito enormi risorse finanziarie (è impresa che sarebbe da includere fra i "fatti d'arme").

La cosa più facile fu aumentare la sorveglianza sulle cittadelle, che bastò distogliere due esploratori militari dalle solite incombenze.

L'armata che occorre è già pronta presso Bruges, è guidata dal prode generale Tomas Diaz che ha terminato con gran successo il suo impegno in zona; basterà dotarla di buona colubrina, al posto della sua vetusta bombarda, ed uniformare l'equipaggiamento di fanti e tiratori (saranno tutti moschettieri e venturos). Si imbarcherà a Marsiglia, che nel frattempo rafforza la sua flotta.
Diaz è sulla via dell'imbarco quando, a sorpresa, viene indetta crociata proprio contro Gerusalemme, la sua meta: ovviamente si atffretta ad aderire. Aderiscono subito pure Sanchiz, e per lui è la seconda volta, e de Mota, che con soli uomini montati conta di raggiungere via terra i luoghi partendo da Tunisi.
Il Sommo Padre vuol che partecipi anche il Re; questi ritarderà l'adesione sino a che non saranno perfettamente pronti ulteriore armata e flotta (compito che tocca ai cantieri di Venezia).

Per Gaza ed Acri le vittoriose difese si ripetono senza posa ma, nell'anno 1470, avviene drammatico cambiamento.
I tartari assediano Acri contemporaneamente con due grandi armate e, non essendogli riuscito di introdurre spie, escogitano altro spregevole stratagemma: giungono, come ladri, col favor delle tenebre.
I tiri alla cieca delle artiglierie fisse dei cristiani non sembrano avere effetto alcuno; crollano vari tratti della prima cerchia di mura, e i portoghesi si ritirano più indietro; qui oppongono strenua resistenza, sinchè cede il cancello e devono difendere l'ultimo baluardo; quando l'ultima grata è infranta ancora riescono a tener fuori gli asalitori per lunga pezza, e si sfiora il sogno di veder quei bruti costretti a ritirarsi. Ma non si può chieder miracoli agli ultimi venti uomini che, coperti di sangue e di sudore, debbono arginarne venti volte tanto. Ci consola ricordarli come eroi, perchè solo la forza del numero infine consentì al nemico di prevalere, pur a prezzo di devastanti perdite. Lo si sa per certo dai dispacci della spia che, sfuggita al massacro, ora vigila il luogo con altro scopo.

Altri eventi si impongono all'attenzione.

Costantinopoli regge un assalto magiaro, ma necessità di rabberciar subito le mura impone di soprassedere ad altre costruzioni, che ora appaiono meno necessarie.

Armate tartare presto assediano Antiochia, il che induce anche De Castro a farsi nuovamente crociato per portargli soccorso da Adana.
Quella cittadella non la si può lasciar sguarnita, essendo sempre prossima a rivolta per influenza di qualche maligno sobbillatore.
Spera di rimpolpar il contingete minimale con cui è uscito con moltitudine di pii guerrieri votati alla santa causa; solo fanatici e pellegrini rispondono all'appello.
Voleva soccorrere, e invece viene assalito da due armate, senza che nessuno dalla città possa dargli ausilio.
All'apparir del nemico, il suo fido attendente è preso dal panico, ed inizia a strepitare che tutto è perduto; vi è equilibrio di numeri ma non di qualità, perche quelli son quasi tutti esperti cavalieri, i crociati massimamente una massa di straccioni.
Ci si dispone al sacrificio per la salvezza di Antiochia.
L'esile fila di arcieri vien disposta fra due malferme file di fanti, con l'ordine di combattere sul posto lanciando frecce infuocate; un contingente di cavalieri feudali protegge un'ala, uno di turcomanni l'altra; De Castro accorrerà da dietro a tamponar le falle.
Unico vantaggio della posizione prescelta è lo stare sulla sommità di un modestissimo dislivello di quella piana arida e gibbuta.
I primi ad arrivare sono arcieri a cavallo; il fatto di ricever doppia razione per ogni dardo che tirano smorza il loro entusiasmo.
Segue una terribile carica frontale, i fanti di prima linea riescono a tenerla quanto basta da consentire l'intervento di qualli dietro e dei cavalieri. Anche questi si ritirano per riorganizzare i ranghi.
Sopraggiunge uno squadrone di elefanti, fiancheggiati da alabardieri; il panico serpeggia fra le fila, perchè i bestioni sembrano del tutto immuni al tiro.
Il Signore ispira e protegge i suoi; forte solo della fede, la massa di straccioni si butta sui bestioni; i primi ardimentosi son tosto spiaccicati, gran parte dei secondi pure, ma crolla anche qualche pachiderma e la fuga degli altri completa l'opera, andando a cozzare coi cavalieri che intanto son tornati. Dopo altro caotico vorticar di lame e di randelli, l'armata tartara si sbanda, e la ventina di cavalieri portoghesi rimasti insegue i fuggiaschi facendo massacro.
Sfortunatamente, l'ardore guerresco butta quei cavalieri in pasto alle avanguardie del generale Nayaga, che sono leste a cogliere vendetta; ma il generale stesso è così sconcertato dall'inaspettata piega degli eventi da disporsi a difesa senza osare nulla. Forse confida nell'arrivo di una carica che sarebbe suicida, forse è spaventato; perde la sua occasione e deve lasciare l'assedio di Antiochia.

E' anche possibile che sia stato richiamato indietro da notizia per lui funesta: ad Acri sono misteriosamente saltate in aria le scuderie dell'emiro.
Jean de Avallon
00giovedì 29 maggio 2008 00:13
Alcun volte la nobiltà stà nellasconfitta saper accettar e apprezzar...
Mi sembra che sua Signoria sia nel pien delle tartare e mongole invasion..
Attenzion ai confin prima degli stessi spostar !!
Bertavianus
00giovedì 29 maggio 2008 17:06
La sorprendente armata stracciona finisce per dissolversi, senza altri successi, dopo la morte naturale del suo condottiero; e, come lui, di lì a poco rendon serenamente l'anima a Dio altri veterani della prima crociata.

Antiochia riesce a provvederesi di cannoni prima del ritorno dei nomadi; e ne fa sì ampia strage che, distrutta l'armata e rimasti solo pachidermi stupiti giusto innanzi alle porte, troppo vicini perchè gli si tiri, queste vengono aperte a bella posta per attirarli dentro e far battuta di caccia all'elefante. Il successo è pieno.
Nayaga viene visto ancor, ma sempre demorde; fra mura, artiglierie, cavalieri appiedati già di stanza, o in viaggio da Adana, questa città pare cittadella. Pur se Gaza resta il primo cimitero tartaro.

I successi dei cristiani sono grandemente agevolati dalle attività notturne dei due sabotatori che, ben indirizzati dalla spia residente in Acri, sempre abbrucciano o fanno saltar le migliori strutture di addestramento cadute in mano al nemico.

Nell'anno 1488, poco dopo lo sbarco, e su terrreno ideale, Tomas Diaz ha modo di sperimentare la sua armata moderna; polverizza senza difficoltà un contingente di cavalleria tertara in ritirata verso Acri, e la guarnigione che esce in suo soccorso. La cittadella è così recuperata alla cristianità.

Due anni dopo inizia l'assedio di Gerusalemme che, per riguardo, non vorrebbe assaltare prima dello sbarco del Re, ormai imminente.
Ma due squadroni di cavalleria, in arrivo da Gaza, cadono nell'imboscata di un'armata nemica celata nei paraggi: provvida disgrazia, che svela il pericolo di subire attacco raddoppiato.
In mancanza dei cavalieri attesi, prende con sè alcuni fanatici che, a dire il vero, danno buona prova: spinti da santo zelo, sono i primi ad entrare in città appena è fatta breccia, prendono controllo del posto di guardia e di una torre, danno dall'alto utili segnali.
Due colonne di gagliardi aventuros e moschettieri si dirigono per vie diverse al centro cittadino; tutto procede bene, ma la gran zuffa finale resta in bilico sino a ch non può interevenire la cavalleria.

La giornata di sangue termina con notizia che è festa per la cristianità tutta, e per la corona portoghese è compimento dei suoi più alti destini. Meno contento è Tomas, ora conosciuto come il crociato, roso dal cruccio di aver speso più vite del necessario.

Dirò altra volta cosa successe poi, e di come si giunse ad avere disponibilità illimitate per l'impresa.
Jean de Avallon
00venerdì 30 maggio 2008 12:51
Son trepidante nell' attesa di aggiornamenti...............gradita sarebbe qualche tattica in battaglia di Vostra Signoria.
Vi saluto o nobil comandante.
Bertavianus
00sabato 31 maggio 2008 12:58
Essendo state raggiunte e superate tutte le sue massime aspirazioni, la corona portoghese ha voluto approfondire la sperimentazione delle nuove armi, formazioni e tattiche, impiegate per terminar l'impresa.

Avendo campo di tiro sgombro una buona fila di moschetti o archibugi, seguita da picche pronte ad avanzare alla bisogna, massacra i tartari come chiunque altro; anzi, il risultato è forse migliore, perchè quelli sono soliti avanzare con grande foga, buscando più palle e impalandosi da sè sulla selva di lame.
Duro resta il compito della cavalleria, perchè quelli tentano sempre di aggirar le ali, e balzar su artiglieri e generale.
I portoghesi hanno riportato varie belle vittorie, persino in condizioni di inferiorità numerica (assenti gli elefanti).

Questo genere di armata, però, si trova in imbarazzo quando deve farsi strada nelle viuzze delle città del medio oriente; ha vinto anche lì, ma a costi altissimi.

Il Portogallo del secolo XV è la prima nazione al mondo in tutti i campi, seconda solo ai tartari nelle finanze; può permettersi un costo fisso di oltre 70.000 fiorni per il mantenimento delle armate, avendo ricavi lordi che superano sempre i 110.000. La maggior voce di entrata è quella del commercio.
Le sue metropoli e cittadelle più avanzate sono tutte prede belliche; nella penisola iberica, lontana da ogni pericolo, non esistono più castelli, e si mantengono solo vetuste milizie con compiti di polizia.
La capitale è stata spostata a Tolosa, via Cordova e Toledo, per meglio svolgere le sue funzioni di governo.
Il primo pensiero della corona non fu quello di arricchirsi, bensì di affrontar anni di debiti e miseria, pur di ricacciare subito i Mori nella loro terra d'origine.
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 08:13.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com