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La Jihad dei cristiani ignora Trebisonda; la loro armata si dilegua fra i monti e ne va persa traccia.
Un anno dopo la si scorge presso Edessa, poi rapida si sposta fra Aleppo ed Antiochia; chiaro è che punta Gerusalemme, ove sarebbe massacrata senza pena.
Ma la Città Santa non ha da esser profanata con carcasse suine sotto le mura; così pensa Al Naby il Pio, che raduna i guerrieri dei dintorni e si fa sotto per affrontarla in campo aperto.
Non ha vantaggio di numero né di terreno, ma solo la forza della sua sacra missione; ed è bastante a devastar gli avversi ranghi, pur se vilmente arroccati in su impervia rupe. Tale vittoria, raramente vista, pone fine all’empio progetto concepito a Roma.
Men di sei mesi dopo è presa Tessalonica; nuovo successo del prode Zein l’Onesto, alla guida di prodi partiti da Costantinopoli e Corinto.
Più a nord si distingue Shabana Zaki, ora noto come baluardo della cavalleria, con molteplici vittorie in quel di Kiev e di Iasi. Ennesimo trionfo presso le rovine di un tempio pagano gli apre la via per Bran, sulla quale si lancia a capofitto. I cancelli si aprono al suo passaggio, ma vera forza di quella cittadella sono i crudeli cavalieri appiedati, equipaggiati con armi forgiate dal demonio; la bella armata che dominò le piane, raggiunge il mastio poi è ributtata fuori.
La disgrazia è bestia che va in mandria; una tempesta decima la flotta, lasciandola inerme quando il nemico attacca; ignoto demone si impossessa del capitano Iamam, che dopo tante prove di valore tradisce il suo Sultano e si proclama Califfo del Guado. Misericordiosa lama pone subito termine alla sua follia, mentre a nulla gioverebbe punir gli stolti che eran con lui; per quanto rinnegati, ancora ottimamente sbarrano la via alle armate magiare rimaste in Anatolia.
Sta scritto che al tempo delle lacrime segue quello del riso.
Tolta la vita al principe degli ungheresi, che aveva osato assediare Iasi, Shabana Zaki è di nuovo alle malferme porte di Bran; e questa volta non fallisce.
Allo stesso tempo, l’armata del Sultano raggiunge Bucarest; per via avea crivellato una colonna di goffi cavalieri appiedati che gli sbarravano il passo e, grazie alle ottime spie converse di Kiev, entra subito in città trovando scarsissima opposizione.
Entro sei mesi è presa pure Sofia; nuova impresa dell’ottimo Zein l’Onesto, favorita dai bravi mussulmani polacchi penetrati fra le mura; tale è l’impeto del prode condottiero, che gli armigeri nemici ancora stanno a prender frecce alla seconda cinta quando il vessillo dell’islam viene alzato sulla torre più alta.
Ennesimo assalto a Kiev si rivela inane; si piange, però, la morte del bravo Amir, già oscuro capitano e poi generale, sacrificatosi nel prestarle soccorso.
L’anno 1208 vede l’Egitto traboccante di ricchezze, e padrone assoluto del bacino del Mar Nero; disturba, però, l’incerta notizia di un popolo nomade in marcia verso i suoi confini orientali.
Solo Allah conosce cosa ci riserva il futuro.