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Alla battaglia di Dun Almar fece seguito un quadriennio di relativa quiete; la galera andò persa in acque egiziane, ma in terra si registrarono solo scaramucce di poco conto.
Nel frattempo, Vincent de Montfort stabilì relazioni commerciali con il Sacro Romano Impero e ottenne una alleanza con la Francia; il suo viaggio sarebbe poi proseguito verso Gibilterra, acquisendo ulteriori amici o alleati. Non tutte queste alleanze avrebbero resistito alla prova del tempo, quando fosse giunto il momento di una scelta di campo in favore del Patrimonio di San Pietro ovvero dei Siriani.
Nell’estate del 1170 Baldovino indirizzò una petizione al Santo Padre, affinché indicesse una crociata contro Il Cairo.
Al Re interessava solo indirizzare altre armi cristiane contro il proprio nemico, per cui non apprezzò molto il pressante invito a contribuire di suo alla riuscita dell’impresa; quando prese la Croce, lo fece soprattutto per risolvere
La Crisi di Damietta
Nel 1172 gli egiziani radunarono due eserciti per riconquistare il bel castello sul mare.
Nell’estate successiva il Re piombò addosso alla loro armata più avanzata con il suo esercito crociato, e la fece letteralmente a pezzi catturando un migliaio di prigionieri. Si trattò di una battaglia in perfetta parità numerica, dove la superiore determinazione dei cavalieri crociati, montati e appiedati, fece la differenza.
A fine novembre ingaggiò il secondo esercito nemico, condotto da Shavar del Cairo. Si profilò un nuovo trionfo quando cadde il generale nemico ed i suoi fanti iniziarono a sbandarsi, ma accadde esattamente l’inverso. La formazione dei crociati perse coesione per lanciarsi all’inseguimento, e venne investita dai cavalleggeri nemici. Questi li si era tenuti in poco conto, non facendo caso al gran numero di guerrieri inquadrati in ogni compagnia, e avevano totalmente sbaragliato la cavalleria cristiana; divennero rapidamente padroni del campo.
Baldovino stesso si salvò a stento dal carnaio, e corse a rifugiarsi a Damietta con gli altri scampati.
Il castello venne subito posto sotto assedio, e dovette fronteggiare l’assalto nemico con forze esigue. Ognuno fu chiamato a compiere prodigi di valore, in particolare gli arcieri .che nessuno poteva affiancare nel combattimento sugli spalti. Alcuni di loro vennero messi in fuga, e poi collaborarono alla difesa della piazza d’arme; ma i nemici che riuscirono a spingersi sin lì furono pochi e, a Dio piacendo, vennero tutti massacrati. Il castellano e suo figlio combatterono come forsennati accanto al proprio Re; ebbero la soddisfazione di vedere gli islamici in fuga, ma spirarono nella notte per le terribili ferite riportate.
Se il nemico avesse allestito un nuovo assedio sarebbe stata la fine; ma il richiamo della Jihad spostò la sua attenzione verso Baghdad.

Mentre Baldovino, tornato in Palestina, radunava un nuovo esercito, altri eventi si susseguirono rapidamente.
Il cardinale di Gerusalemme divenne il pastore dell’intera cristianità, assumendo il nome di Tebaldo VIII.
Un nuovo generale egiziano, a nome Saladino, si avvicinò rapidamente alla capitale; tutti tirarono un sospiro di sollievo quando decise di inoltrarsi nel deserto per partecipare alla guerra santa islamica.
Vari eserciti cristiani attraversarono la Terrasanta per raggiungere l’Egitto.
Vista la piega presa dagli eventi, il Re decise di abbandonare la crociata per portare a compimento un vecchio progetto: la conquista di Cipro. Fu facile impresa, anche se dovette utilizzare arieti e scale.
Nell’estate del 1179, mentre i crociati assediavano Il Cairo, Gauchier Tristram lasciò rapidamente Damietta per assediare Alessandria; aveva pensato di saccheggiarla e lasciarla alle fiamme, invece vi si trattenne perché trovò buona accoglienza da parte della folta comunità cristiana.
Nell’anno successivo i Veneziani espugnarono Il Cairo, ed i Siriani Baghdad; pochi mesi dopo moriva Tebaldo VIII, e venivano avviati i lavori per dotare Acri di una seconda cinta di mura.
Le torri di guardia avvistarono il ritorno del Saladino nel corso del 1182. Gerusalemme venne preparata per la difesa, ma la precauzione risultò superflua perché l’islamico puntava altrove. Quando le armate gerosolimitane tentarono di ingaggiarlo, rifiutò il combattimento dileguandosi fra le dune; poco tempo dopo riprese possesso del Cairo.