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L’unico tassello ancora mancante al grande mosaico voluto da Manuele Comneno era la cacciata dei turchi.
Questi erano ormai asserragliati a Kufa, Basra ed Al Barah, e solo le lunghe distanze li mettevano al sicuro da immediati rischi di annientamento; erano, comunque, consapevoli che nulla avrebbe potuto fermare le armate di Bisanzio, quando si fossero concentrate nella provincia di Baghdad.
Il terrore obnubilò le loro menti e, ricorrendo ad immondi riti negromantici, scatenarono sul mondo intero il terribile flagello del “carrash al dess tohop”; il tempo stesso parve fermarsi, sino a che l’oscuro sortilegio non venne neutralizzato dai riti di purificazione guidati dal Patriarca di Costantinopoli.
Una volta ripristinato l’ordine naturale delle cose, un contingente partito dal Krak inflisse una nuova punizione all’alleato traditore, sottraendogli la città di Hors.
Nel 1404, mentre il Principe Basilio – appena sbarcato – si preparava ad affrontare un esercito nemico che minacciava sia il Krak che Antiochia, Pietro di Psachide andò a cingere d’assedio Aleppo con il grosso della guarnigione cittadina.
L’assalto con queste truppe di seconda scelta era fuori questione, perché la cittadella era ben difesa ed alcune compagnie di Canoni del S.Sepolcro era pronto a prestarle soccorso. L’assedio mirava proprio ad impedire che questi temibili guerrieri rientrassero fra le mura; i Mongoli erano molto vicini e, se li avessero costretti ad accettar battaglia, l’impero avrebbe risolto due problemi.