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Onde alleggerire la pressione su Kiev, il buon Saledi inizia campagna di rastrellamento che gradualmente lo porta in vista di Smolensk; la debole guarnigione nulla può opporgli, essendo quella cittadella rigurgitante di devote spie; viene rapidamente presa, poi saldamente tenuta, e da qui l’eroe riparte alla volta di Vilnius aprendosi la strada combattendo.
Analoga impresa è affidata ad Amin, che ripulisce da ogni forza nemica i dintorni di Sofia e Tessalonica; da qui si diparte verso Durazzo ma, inesplicabilmente, raggiunti i monti diserta con tutti i suoi; è immediatamente punito con la morte, ma qui si deve passare alla difesa.
Questa città sta per essere toccata da inaspettata minaccia; grazie a colpo veneziano che disperde la flotta rimasta a presidio del Bosforo, la maggior armata magiara ha passato rapidamente lo stretto e le si dirige addosso; vano è lo sforzo del governatore di Costantinopoli, che subito l’insegue e l’ingaggia, perché tempesta di dardi e incrollabili cavalieri travolgono i suoi costringendoli a lasciare il campo; le forze nemiche sono però intaccate dalla pugna, ed il loro duce soccombe alla lama di sicario; il magiaro pone l’assedio, ma il pericolo or non pare eccessivo.
Muoiono a frotte i Veneziani sotto Sofia, e così è dei Russi a Sarkel, e di Magiari a Corinto.
Ma il 1212 rivela alfin quei misteriosi nomadi; la possente armata del Khan è in vista di Yerevan, che riceve rinforzi da Tblisi e si prepara a riceverli con pieni effettivi.
Quell’esercito è seguito a poca distanza da un secondo, guidato dal principe, e questa è circostanza che potrebbe dar pensiero; ma su questo incombe Shabana Tamer che, risalito in tutta fretta da Mosul, si è aperto a forza la via fra bande di predoni.
Allah benedica quel prode guerriero, e gli conceda di coglier successo su questa retroguardia.