00 10/09/2008 12:26
I veterani tornati da Rodi, per se ancor provati da morbo e mal di mare, affrontano un contingente turco che cinge d’assedio i ribelli di Adana; son costretti ad un faticoso attacco in salita, sotto il tormento di tiro di balista, ma pari tormento infliggono i loro arcieri a cavallo dopo aver aggirato la posizione nemica; trionfano e fanno oltre cento prigionieri. Il generale Al Naby decide di liberarli; è volere di Allah che gli sconfitti ricevan cure per ferite e febbri.
Subito dopo accorrono in soccorso di Antiochia; i Turchi assedianti li affrontano e li battono, ma allentano la morsa sulla città perdendo la loro occasione.
Le navi tornano a Rodi e collaborano alla difesa dell’isola facendo strage di legni veneziani; ciò fino a quando vengono annientate da immensa flotta turca.
Tanti guasti ed offese non possono restare impuniti; Najm Al Din raduna possente armata e ricaccia i turchi fin sotto Edessa; qui li affronta in epica battaglia, ove per ore tutto fluttua come sabbia trasportata dal vento; la giornata è sua, e sei mesi dopo fa propria la città; subito dopo Al Naby, con pochissimi armati, cinge d’assedio la possente fortezza di Mosul; tagliata fuori da ogni soccorso, questa cade quando Al Naby riceve rinforzi da Edessa. Poi gli stendardi verdi si riaffacciano sotto le mura di Edessa, ma la sortita dei difensori, supportata dagli armati del principe Assel, ne fa rapidamente stracci per lustrar calzari.
A maggior gloria di Allah, sono riconquistate alla vera fede anche Baghdad, Aleppo ed Adana, troppo a lungo dominate da facinorosi dediti a pratiche immonde; successi vitali, ma senza storia, tosto oscurati dalla campagna di Cesarea.
Nel 1127 il generale Haram muove sulla fortezza con armata di media dimensioni; superato il passo montano si trova innanzi tal spiegamento di forze da dover frettolosamente completare i ranghi con truppe mercenarie di ogni sorta; arcieri a cavallo di varie etnie, cavalleggeri alani, giavellottisti afghani.
Il nemico sceglie di concentrare il grosso sul guado ad ovest, ove massacrerebbe chi tentasse di sloggiarlo; la fortezza resta debolmente presidiata ma, in difetto di artiglierie, non corre immediato rischio. Haram decide di assediare da sudest, ed attendere gli eventi.
Subito i turchi lasciano il guado e gli si fanno addosso, seguiti dalla guarnigione di Cesarea; è ciò che si sperava, ma il terreno non sembra favorevole alle armi d’Egitto, forzate a schierarsi su quota più bassa di pendio montano.
Sola speranza è prender rapidamente possesso di un picco dominante che trovasi più avanti a sinistra; l’intera armata si precipita in quella direzione, ma solo la cavalleria precede di un soffio il turco, che ha compreso l’importanza della posizione e vi giunge in forze; si accende confusa mischia che resta lungamente in bilico; oltre metà dei fanti fuggono il campo, e gli altri vi restano decimati; grida di allarme e funeste previsioni si susseguono senza posa, sino a che i generali si affrontano a duello; prevale Haram ed i turchi, che pur sarebbero ancora i più numerosi, si scorano al punto da divenir capri al macello. Giunge in ritardo il principe ereditario nemico con gli uomini della guarnigione, ed è forzato a risalire un canalone sotto pioggia di dardi e giavellotti; solo lui si salva con pochi cavalieri. Così il volere di Allah consegna le possenti mura al più devoto.
Nell’anno 1129 si fa di Gerusalemme capitale, non essendo saggio amministrare il regno da quel che ora è suo remoto confine.
Due anni dopo Al Naby scaccia i turchi da Yerevan, da cui poi parte per assediar Tblisi; impresa di successo che paga con la propria vita, falciata dalla guardia dell’imperatore di Bisanzio, appena caduto per il possesso della piazza.
Quando è scritto che giungano disgrazie, queste non arrivano da sole.
Quella stessa stagione vede il primo disastro per le armi dei Fatimidi; accade durante l’assalto a Iconio, dove dardo vagante di balista coglie un generale fattosi sotto per incitare i suoi presso la breccia. Scoraggiati, i guerrieri voltan tutti le spalle a quella che era parsa facile impresa; recuperano però l’onore pochi mesi dopo quando, seppur malconci, massacrano gli arroganti che credevan di poter infligger loro nuova umiliazione.
Allah favorisce chi agisce con giudizio, e quanti sanno risollevarsi dalla polvere.