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Vilnius ha respinto gli assedianti, facendone strage ed arricchendosi col riscatto; l’armata magiara si dilegua chissà dove. Un’agguerrita armata danese scompare tra i flutti, quando la flotta di Novgorod intercetta le sue navi presso la costa finlandese; le navi russe sono distrutte di lì a poco, ma il vero pericolo è stato scongiurato.
Il 1206 vede la cocente sconfitta di Ivan il pazzo, ad opera dei polacchi, nei boschi fra Vilnius e Thorn; l’onta viene vendicata quattro anni dopo da Mikhail.
Lo stesso generale prosegue la sua marcia fino alla fortezza polacca di Halych, dove sperava di trovare le porte aperte; questo non accade, ed è costretto a cingere l’assedio. L’arrivo di rinforzi nemici lo costringe a ritirarsi, per non essere preso in mezzo fra due armate; ma poi sconfigge senza problemi gli inseguitori e ritenta l’impresa.
La storia sembra ripetersi nella primavera del 1220, quando un’altra formazione sconosciuta si fa sotto e lo assale; i pronostici non sembrano favorevoli perché, pur avendo una certa superiorità numerica, dispone perlopiù di fanterie di modesta qualità ed a ranghi ridotti. Accetta comunque lo scontro, disponendo l’intera armata sulla sommità di una collina; la prima a farsi sotto è una modesta armata composta da due unità di balestrieri e due artiglierie; i suoi arcieri a cavallo la tormentano col tiro da quota più elevata, e infine la spazzano via con una carica finale. Il re Polacco giunge sul campo in ritardo, con forti formazioni di cavalleria da urto, più una singola catapulta che gli è solo di impaccio, visto che i suoi due serventi non riescono a spingerla in salita. Si determina una situazione di stallo, perché i Russi non osano abbandonare la loro forte posizione difensiva, ed i Polacchi non intendono sacrificarsi caricando in salita; alla fine della giornata sono costretti a ritirarsi e perdono la fortezza. Coi frutti del suo saccheggio si potenziano le strutture economiche e difensive delle città principali; i castelli di Smolensk ed Helsinki vengono convertiti in insediamenti civili.
Il decennio 1230/1240 è decisamente tormentato.
La fantomatica orda mongola, di cui sinora si avevano solo vaghe notizie, viene avvistata nella regione di Ryazan; di lì a poco assedia il castello.
Il Granduca decide di impossessarsi della fortezza magiara di Iasi, trampolino di lancio ideale per una futura marcia verso Costantinopoli; vi riesce, sia pure a prezzo di una autentica carneficina, ma perde Halych, sguarnita per fornire le truppe necessarie all’impresa. In ogni caso, i Polacchi riprendono possesso di un guscio vuoto, perché ogni ricchezza era stata evacuata al loro apparire.
Misteriosamente, i Mongoli rinunciano all’assedio in corso e rifluiscono verso est; un pope ed una spia, sguinzagliati sulle loro tracce, li ritrovano nei pressi del castello ribelle di Bulgar; parte delle loro armate sembra intenzionata a percorrere la via più a nord, che porta direttamente a Mosca.