Storia del Sacro Romano Impero (Medieval I)

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Antonio II Piccolomini
00giovedì 4 dicembre 2008 19:57
Prologo

Le due parti in cui l’Impero Carolingio si era di fatto diviso alle morte di Carlo Magno, la Francia Orientalis e la Francia Occidentalis, avevano nel corso dei secoli seguito strade molto differenti. Ad ovest la dinastia capetingia aveva, seppur con molte difficoltà, trovato la forza per affermare un’autorità regale unanimemente riconosciuta e riverita dalla totalità dell’aristocrazia; i sovrani capetingi non rinunciarono mai a riconoscersi come discendenti della corona imperiale carolingia, trovando anzi in questo legame una giustificazione temporale presso i nobili, e spirituale presso il papa. Le regioni dell’Isle de France, dello Champagne, dell’Angiò e della Bretagna conobbero, tra la fine del IX e l’inizio del X secolo, una fioritura senza precedenti: la nascita di un complesso e solido sistema feudale che tendeva a disperdere le forze comuni in molteplici giurisdizioni semi-autonome, fu controbilanciato dalla nascita di centri cittadini vasti e sotto il diretto controllo regio. Da qui, attraverso ligati e funzionari di varia natura, era possibile controllare anche la campagna, la coscrizione militare, la regolarità degli adempimenti amministrativi. All’inizio del X secolo i capetingi furono però costretti a riconoscere ingenti autonomie ai feudatari normanni, che dopo aver conquistato la Gran Bretagna nel 1066, crearono anche sul continente un regno di fatto separato da quello che potremmo già definire francese. Diversa era invece la situazione per la Francia Orientalis, che deteneva ancora, ma solo formalmente, il titolo di Sacro Romano Impero. Lotte intestine, interessi contrastanti, assenza di legittimazioni, resero a lungo praticamente impossibile l’elezione di un re, e quindi di un imperatore vero. L’elezione imperiale necessitava tra l’altro di un riconoscimento pontificio; per molti secoli i nobili tedeschi si erano invece disinteressati ai fatti di Roma la quale rimase dunque in totale mercé del Papa, pur essendo ancora formalmente (Privilegium Othonis) un protettorato imperiale. Ciò che restava del Sacro Romano Impero era dunque un confusissimo universo di regni e regnicoli estesi dalla penisola danese alle alpi tirolesi; le Diete annuali, inaugurate da Carlo Magno, si riunivano ancora periodicamente ad Aquisgrana, ma non appena veniva raggiunta una decisione, subito gli interessi della parte avversa la rendevano nulla. L’economia languiva, la politica culturale della Schola Palatina era praticamente un’utopia, e le uniche battaglie combattute erano quelle sul fronte nord-orientale, contro i barbari della Pomerania e della Prussia che premevano lungo i confini della marca Brandeburghese e della Sassonia. Questo periodo che va sommariamente dall’882 al 1082 è ricordato come “primo interregno imperiale”; ad esso pose fine la lenta ma inesorabile ascesa della dinastia dei Franconi, che culminò con l’elezione unanime di Corrado II di Franconia “rex alemanorum atque universalis imperator”.

Corrado II di Franconia

Il 18 marzo 1082 d.C. il vescovo di Magonza celebrò a Vienna l’investitura unanime di Corrado II, voluto dagli elettori e dai prelati come nuovo re dei Tedeschi e Imperatore di Roma. Sovrani della Franconia, cuore pulsante sebbene indebolito dell’antico impero carolingio, gli antenati di Corrado II si erano adoperati lungamente per preparare un terreno diplomatico fertile all’ascesa di Corrado: suo nonno Ludovico il Saggio aveva ampiamente sostenuto l’elettore del Brandeburgo e il Granduca di Sassonia nella guerra contro i barbari Pomerani, mentre suo padre era addirittura giunto sino a Roma, intrattenendo rapporti strettissimi col pontefice, anche se solo per questioni diplomatiche secondarie. Suo zio Enrico era stato cardinale; sua madre era invece strettamente imparentata con la dinastia capetingia. Corrado II era insomma predestinato a ricoprire durevolmente la carica di re e imperatore, pur mancando l’ufficiale riconoscimento papale. L’arcivescovo di Magonza, uno degli elettori più importanti della Dieta, caldeggiò però fin da subito una discesa dell’Imperatore a Roma, per ricevere dal papa la corona che gli spettava di diritto e ribadire il ruolo essenziale dell’Impero sull’Urbe. Ma l’Impero che Corrado si trovava a dover gestire era in condizioni tali da indurlo a posticipare il viaggio a Roma; egli si dedicò inizialmente ad una riorganizzazione dell’apparato gerarchico e statale. Pur salvaguardando le antiche autonomie ducali e regali, inviò in ogni provincia, ducato o marca che fosse, un ligato imperiale, scelto dall’esterno e tenuto a far rapporto all’imperatore in persona due volte all’anno. Fissò la sua dimora a Vienna, da qui coordinò una vasta riforma agraria che interesso i primi dieci anni del suo regno. Nel 1090 stipulò un’alleanza con il regno francese, detta “riconciliazione imperiale”; Corrado II di Franconia e Filippo I il capetingio si incontrarono a Schwitz, in Svizzera, e qui si riconobbero i reciproci diritti di dominio sulle rispettive regioni. Conclusa anche un’annosa controversia con Lotario di Kniprode, l’inquieto e potente granduca di Sassonia (che venne placato dandogli in moglie la principessa Caterina), Corrado II si volse al progetto di conquista della Pomerania, una terra barbara e pagana che da tempo ormai straziava il confine nord-orientale dell’Impero. Nel 1093 inviò il suo primogenito Corrado sul fronte brandeburghese; tre anni dopo lo raggiunse una legione svevo-bavarese. A capo dell’esercito, il principe Corrado entrò in Pomerania conquistandola praticamente senza combattere, ed estendendo verso est i confini imperiali
Eraclio Imperatore Romano
00giovedì 4 dicembre 2008 20:32
una cronaca su medieval I la prima di questo genere! bravo antonio! Purtroppo io non posso dare suggerimenti perchè nn ho quel vecchio total war, ma seguirò comunque le tue azioni(puoi dare però un'occhiata alle mie cronache sulla Persia pls?)
Antonio II Piccolomini
00giovedì 4 dicembre 2008 20:47
ok...le guardo più tardi. Intanto grazie, per me Medieval I è fantastico!
Saluti
Antonio II Piccolomini
00venerdì 5 dicembre 2008 09:20
Il biografo del principe Corrado, Ludovico di Treviri, così descrive la conclusione della campagna in Pomerania: “egli (scil. Corrado) raggiunse la costa dove il clima era mite e meno rigido, ed ivi pose il suo presidio. Poi convocò i nobili di tutto l’esercito, e scelse tra essi quello che gli parve il migliore conferendogli il titolo di Granduca di Pomerania. La notte poi indisse un solenne festeggiamento, dopo la messa, e brindò in nome di suo padre, l’Imperatore Corrado. E al padre stesso indirizzò nei giorni a venire una missiva nella quale si diceva: << Illustre Santissimo Padre, per Divina Volontà scelto come Re di Germania e Imperatore di Roma, vi comunico che la Pomerania si è arresa alle armi imperiali. Oggi, i migliori tra i miei esploratori a cavallo porteranno a tutti i ribelli di questa regione il Verbo di Dio, accompagnati da missionari che obbligheranno al battesimo gli infedeli e i pagani. L’imperio della vostra legge sarà garantito dovunque. Non posso, però, continuare la mia marcia verso est; questo popolo inquieto potrebbe ribellarsi da un momento all’altro, e per prendere la Prussia mi sarà necessaria una buona forza militare. Attendo i vostri ordini >>. Così disse Corrado, e difatti i pagani della Prussia premevano sui confini, con molta forza militare. L’Imperatore chiese a Corrado la pazienza del saggio, e per circa sette anni Corrado obbedì; sette anni nei quali i terreni pomerani divennero sempre più fertili”.
In effetti, tra il 1096 ed il 1103, la situazione bellica venne sospesa; Corrado II si dedicò alla pianificazione dello sviluppo delle regioni dell’ovest, costruendovi castelli, fortificazioni, empori, porti, strade e bonificandone le terre. Poi, nel 1100, pose a capo di una legione bavarese il conte Ermanno il Salico, ed ordinò a quest’ultimo di portare i suoi uomini fino alla Pomerania, e lì di lasciare il comando al principe, con l’obiettivo di invadere la Prussia. Ricevuto l’esercito, il principe attese che l’inverno trascorresse, e nei primi giorni di aprile raggiunse le regioni prussiane attraverso la costa. La battaglia si svolse nei pressi del villaggio che poi venne chiamato Konigsberg, e vide la schiacciante sconfitta delle truppe imperiali. Nel settembre del 1103 l’intera Prussia era già totalmente asservita. Così ne parla Ludovico di Treviri: “il 20 di Aprile dell’anno del Signore 1103, Corrado di Franconia raggiunse i nemici presso il loro villaggio principale. Inviò un emissario per chiedere la resa incondizionata, ma quelli per tutta risposta fecero prigioniero il messo, rimandando dietro solo il cavallo. Poi si schierarono disordinati e rumorosi a qualche chilometro dalla città. All’alba del 21 Corrado approntò le sue truppe, ed intorno alle 9 del mattino mandò avanti i suoi arcieri, seguiti dalla schiera dei fanti appiedati miliziani e lancieri. La battaglia fu breve, giacché i feroci pagani furono ricoperti da una pioggia continua di frecce, e poi fiaccati dall’impeto della fanteria. Corrado non ebbe bisogno di sporcare la sua spada, poiché dopo un’ora l’intera armata nemica era tutta in fuga. Celebrò poi una messa solenne in un bosco vicino; durante la celebrazione, richiamò a sé il generale di fanteria Ermanno il Salico, nominandolo Duca di Prussia. Fino a settembre si preoccupò di assicurarsi la fedeltà in ogni angolo della provincia, stroncando sul nascere ogni possibile rivolta”.
Antonio II Piccolomini
00venerdì 5 dicembre 2008 13:36
Dopo la conquista della Prussia, il Sacro Romano Impero visse un periodo di pace e prosperità; la corte viennese di Corrado II divenne un centro politico di prima importanza, ed in essa nacquero alleanze e intrecci matrimoniali fondamentali per la storia europea. Già nel 1096, per celebrare la conquista della Pomerania, si erano celebrate a Vienna le nozze tra il principe Corrado ed una principessa polacca; dopo le alleanze con i sovrani inglese, ungherese e russo, Corrado II riuscì anche ad avvicinare il regno danese tramite il matrimonio tra il suo secondogenito Ludovico e la principessa Jutta. Nello stesso periodo, il diplomatico di maggior spicco della corte di Corrado, Ludovico di Nassau, comunicava la stipula di un “Pactum Imperiale” con Alessio I Comneno, un riconoscimento ufficiale (che mancava dai tempi di Carlo Magno) della continuità del Sacro Romano Impero rispetto all’Impero Romano d’Occidente. Ma, di maggiore importanza in questo periodo, fu l’alleanza tra il Sacro Romano Impero ed il regno normanno di Inghilterra; Edoardo I e Corrado II si incontrarono a Bamberga, in Franconia, e strinsero un accordo di amicizia e reciproco aiuto in caso di conflitto. Quando, nel 1110, il regno inglese scese in guerra contro quello francese, il Sacro Romano Impero si schierò a favore di Edoardo I, tradendo Filippo I di Francia. Il rafforzamento del fronte occidentale può essere quindi spiegato nell’ottica di un’invasione del regno francese, che però Corrado II, ucciso da una febbre improvvisa nel novembre del 1105, non riuscì mai a vedere realizzato.

Corrado III

Nel dicembre del 1105, nella cattedrale di Avignone in Provenza (significativamente al confine con il regno francese), Corrado III veniva incoronato re di Germania e Imperatore di Roma. Ludovico di Treviri scrisse: “e giunta al castello di Konigsberg la notizia della morte dell’Imperatore, Corrado ordinò prontamente di disporre i preparativi per il viaggio; salutò la Prussia, e marciando attraverso le province che anni prima aveva battuto, giunse nel dicembre in Provenza, dove l’arcivescovo di Metz lo attendeva per l’incoronazione. Avvenuta la quale, con grande audacia Corrado III proclamò: << Con me rinasce l’Impero di Carlo >>, indicando verso occidente. Insieme al fratello Ludovico, si recò poi a Vienna, per rendere i dovuti onori alle spoglie paterne. E ritornò infine in Provenza, ove pose la sua sede”.
Antonio II Piccolomini
00sabato 6 dicembre 2008 15:10
La guerra contro il regno di Francia diventa imminente nel 1111, quando le truppe di Filippo I conquistano l’Angiò, ultima roccaforte inglese sul continente. Nel 1112 Enrico II (che aveva succeduto Edoardo I sul trono) viene sconfitto in battaglia, costretto alla resa e pubblicamente giustiziato. Dopo poco, Filippo I di Francia muore, ed al suo posto viene eletto Filippo II. Il nuovo re francese si trova a dominare l’intera regione atlantica e buona parte del sud della Gran Bretagna, mentre gli eredi di Enrico II si disperdono in lotte fratricide indebolendo il fronte anti-francese.

- La guerra franco-tedesca: I fase (1112 – 1117)


In questa convulsa situazione, Corrado III decide di scendere in guerra contro Filippo II. Divide le province occidentali in due presidi separati: sottoponendo al suo diretto controllo quello meridionale (Provenza e Borgogna), affida al fratello Ludovico quello settentrionale (Lorena e Frisia). La prima fase della guerra è però disastrosa; Corrado III invade la regione di Tolosa nel novembre 1112, ma viene fermato e costretto a indietreggiare dall’arrivo di truppe ausiliarie francesi. Contemporaneamente, Ludovico conquista la Frisia; nel gennaio del 1113, però, alcune truppe francesi sbarcate a Groningen, mettono a ferro e fuoco le Fiandre, costringendo Ludovico a tornare indietro per recuperare la regione perduta. Per tutto il triennio 1113 - 1115 le armate francesi imperversano lungo il fronte occidentale del Sacro Romano Impero, finché due decisive battaglie non pongono fine alla prima fase del conflitto. La prima (1116) vede la vittoria di Ludovico di Franconia in Lorena, contro Buglione conte di Bretagna. La seconda, al contrario, vede la conquista della Borgogna da parte di Filippo II stesso (1117). La perdita della Borgogna rompe il fronte occidentale, sicché i contatti tra nord e sud del fronte stesso diventano difficili e rari. Ludovico di Treviri scrive a questo proposito: “A partire dal settembre del 1117, non vedemmo più giungere i messi di Ludovico. Venimmo dopo poco a sapere che Ottone di Wharen, conte di Borgogna, era stato messo in rotta dall’armata del re in persona, e aveva dovuto cedere il controllo della provincia. L’inverno si annunciava freddo e bianco, e la guerra avrebbe avuto una tregua di alcuni mesi; Corrado si recò a Vienna, per il Concilio annuale e qui incontrò Ludovico. Insieme decisero di dare priorità alla riconquista della perduta Borgogna, ma né l’Imperatore né il principe sapevano davvero come fare; l’uno tremava per l’avventatezza di una guerra difficile, l’altro abbandonava il Concilio per le fredde regioni del nord senza sapere se avrebbe più rivisto il suo re. Intanto, da più parti giungevano le preghiere, perché Corrado III cercasse in tutti i modi di porre fine al conflitto”. Corrado III riuscì comunque a garantire lo sviluppo delle regioni orientali, Austria e Boemia in primis.
Antonio II Piccolomini
00sabato 6 dicembre 2008 22:47
vedo che ci sono parecchie visite...ma nessun commento?? [SM=g27819]

almeno un parere [SM=g27813]
Eraclio Imperatore Romano
00sabato 6 dicembre 2008 22:53
io purtroppo nn posso darti consigli di gioco, al massimo posso dire come te la stai cavando e devo dire che nn sei male. La Francia andrebbe travolta il prima possibile per poi invadere l'Italia e infine precipitarsi nei balcani. Sono suggerimenti nn consigli pratici(nn seguirli)
Antonio II Piccolomini
00domenica 7 dicembre 2008 11:11
- La tregua dei tre anni e lo sviluppo ad est

Tra il 1117 ed il 1120 la guerra franco-tedesca conobbe un periodo di interruzione; Corrado III poté così riorganizzare gli eserciti e pianificare un piano di riconquista della Borgogna. Intanto, avviò un programma di incastellamento ad est, nelle regioni di Austria, Boemia, Tirolo e Baviera. In questo periodo, anche la Prussia conobbe un periodo di sviluppo accelerato, ad opera del fratello di Corrado, Rodolfo, il quale iniziò ad arrogarsi diritti quasi regali sulle regioni del nord-est, approfittando della difficile situazione in cui l’Imperatore era coinvolto sul fronte anti-francese. Le regioni centrali, invece, risentirono del periodo di guerra, ed in esse lo sviluppo rimase a livelli bassissimi.

- La guerra franco-tedesca: II fase (1120 - 1125)


Nel giugno del 1120 Corrado III mosse la sua controffensiva, inaugurando la seconda fase della guerra contro il Regno di Francia. La battaglia del 23 agosto a qualche chilometro da Digione segnò una pesante sconfitta delle armi francesi ed il ritorno momentaneo della Borgogna in mano imperiale. Nel novembre, Enrico I Plantageneto, figlio in seconde nozze del vecchio Enrico I, organizza una rivolta anti-francese in Scozia, riguadagnano il settentrione dell’isola e rifondando il regno anglosassone; Corrado III si affretta a rinnovare con Enrico II l’antico legame di alleanza. Tra il 1121 ed il 1124 la situazione bellica si complica ulteriormente; le armate imperiali invadono Tolosa, ma sono costrette a ripiegare a causa della nuova avanzata delle armi francesi in Borgogna. Tuttavia, nel 1123 contingenti francesi provenienti da oltre-Manica, invadono e conquistano la Lorena, prolungandosi fino in Svevia. La notizia della caduta del fronte occidentale si diffonde in lungo e in largo provocando sgomento. Il 1124 è però l’anno della rivalsa delle armi imperiali; contingenti provenienti dalla Frisia e guidati da Ludovico, insieme a contingenti Borgognoni guidati da Ermanno, primogenito di Corrado III, riconquistano la Lorena, mentre lo stesso Corrado III, attraversata la Baviera, invade e riconquista la Svevia. Dopo quattro anni di aspro conflitto la situazione è praticamente invariata. Il fronte imperiale comprende: parte settentrionale con un’armata in Frisia e una in Lorena, sotto il controllo di Ludovico e Corrado III; parte meridionale con un’armata in Borgogna sotto il comando di Ermanno. I francesi godono invece di circa cinque legioni di cui due nelle Fiandre, due nei pressi di Parigi e una oltre manica, accampata sulla costa e pronta a partire. Nel gennaio del 1125, in occasione del matrimonio celebrato a Monaco tra la principessa Gunilda ed il sotto-generale von der Pfalz, conte di Lorena e veterano dell’armata regale, Corrado III, suo figlio Ermanno e suo fratello Ludovico convocano i massimi gradi delle armate per definire il piano bellico. Ne parla Giovanni di Digione, un prelato autore del De Bello Imperiale che seguì il sovrano dopo la morte di Ludovico di Treviri: “Dopo la santa messa, l’Imperatore convocò Ermanno e Ludovico, insieme agli altri generali di drappello, nella sua tenda; essi sederono attorno ad un grande tavolo ed iniziarono il pranzo. La scorta dell’Imperatore era accampata a pochi chilometri dal confine con il Tirolo, in una valle ridente ma fredda; quel giorno era caduta molta neve e la tenda era tappezzata di pellicce e riscaldata dal fuoco. Il pranzo fu lesto e triste; subito dopo Corrado III richiese ed ottenne un rapporto preciso delle sue forze, ordinò di aumentare l’obbligo di leva lungo tutto il fronte, riorganizzò i drappelli che erano rimasti separati dal resto dei corpi dopo le ultime battaglie. Si approntò poi, su suggerimento di Ludovico, un piano di attacco; poco prima che facesse buio, tutti lasciarono la tenda, e ripartirono il giorno dopo verso il fronte”. Il piano di Ludovico prevedeva un attacco massiccio alle Fiandre e all’Isle de France, impiegando tutte le armate disponibili. Bisognava impegnare tutte le forze nemiche nelle loro province, per evitare che esse invadessero il fronte praticamente sguarnito; ma poiché ciò era impossibile, considerato che le forze francesi erano numericamente superiori, Ludovico propose di fare in modo che i francesi non avessero altra scelta che attaccare la Lorena. Il piano funzionò; nel giugno del 1125 Corrado III marciava insieme ad Ermanno a Parigi, mentre Filippo II si rifugiava in Angiò; Ludovico entrava trionfalmente a Nancy, nelle Fiandre, mentre un’armata francese tornava a conquistare la Lorena. Essa si trovò però circondata dalle province e dalle armate imperiali: Borgogna a sud, Svevia ad est, Fiandre e Frisia a nord, Isle de France ad ovest.
Eraclio Imperatore Romano
00domenica 7 dicembre 2008 13:20
nn sei ancora caduto, devi contrattaccare. Una delle caratteristiche delle mie guerre e la "guerra-lampo" io preparo tutti gli eserciti che posso schierare tenendo truppe solo per evitare rivolte e per proteggere altri confini poi attacco tutte le città nemiche, travolgendolo. Dovresti anche allearti con il nuovo regno anglosassone formatisi e magari con la Spagna, così da colpire da tre lati la Francia e costringerla alla resa.
Il Cavaliere Verde
00domenica 7 dicembre 2008 17:08
Scusa se mi faccio vivo solo ora,ma non ho avuto tempo di leggere la tua cronaca prima [SM=g27819]
Comunque è davvero interessante,innanzitutto perchè fatta con MedI e poi perchè condotta in maniera "imperiale",con mosse da vero sovrano medievale.Belli i frammenti di scritti del periodo.Un piccolo appunto:descrivi un pò di più le battaglie,la renderebbe più scorrevole...
Mi raccomando,non ti fermare qui! [SM=g27811]
Antonio II Piccolomini
00domenica 7 dicembre 2008 17:49
grazie...nella prossima parte ci sarà la descrizione di una battaglia. Spero vi piacerà. Mi fermerò...quando il mio Impero crollerà [SM=x535685] ciao!!
Antonio II Piccolomini
00domenica 7 dicembre 2008 18:38
- La guerra franco-tedesca: III fase (1126 – 1129)
Nell’inverno del 1125 Corrado III celebra magnificamente la conquista di Parigi nella cattedrale di Notre-Dame. “E sedutosi sul trono esclamò: Promisi la rifondazione dell’Impero di Carlo, e l’ho rifondato. Se a Dio piacerà, un giorno cingerò anche la corona di Francia. Poi celebrò la gloria dei suoi generali, a ciascuno attribuendo un podere nelle Fiandre o nell’Isola di Francia. Fu onorato dal vescovo con il nome di Novus Carolus, ma non lontana era la ripresa delle armi”. Corrado separò un distaccamento dalla sua armata e, unendolo all’armata di Ermanno, attribuì a quest’ultimo il compito di riconquistare la Lorena. Un altro distaccamento invase la Normandia, mettendo in fuga i francesi. Entro l’aprile del 1126 la Lorena batteva nuovamente bandiera imperiale, e all’Impero si era aggiunta anche la Normandia. Il 12 marzo 1126 si combatté nei pressi di Calais una battaglia di fondamentale importanza; le truppe francesi, provenienti da oltre-Manica e guidate dai principi Giovanni e Piero, incontrarono l’esercito di Ludovico di Franconia. Così descrive l’evento un anonimo prelato di Calais: “la mattina del 9 marzo vedemmo le insegne imperiali venire verso le mura. L’esercito del principe Ludovico di Franconia attraversava il Brabante di ritorno da Parigi. Il sole faceva risplendere gli elmi dei fanti e le punte delle frecce. Al pomeriggio un’immensa distesa di tende ricopriva la vallata. Il 10 marzo un messo raggiunse le truppe, per comunicare che Giovanni e Piero di Francia erano sbarcati sulla costa vicina, a capo di un esercito possente. Così, Ludovico cercò un uomo di Chiesa per confessare i soldati prima della battaglia, e quello fui io. L’11 marzo il principe fece setacciare il campo di battaglia, e durante la sera vedemmo le lontane fiaccole francesi avvicinarsi sempre più. Tutta la notte passò di confessione in confessione, e vennero reclutati anche degli uomini a Calais; infatti, l’esercito francese era di gran lunga più nutrito di quello imperiale, ma Ludovico era deciso a portare ugualmente battaglia. All’alba, le truppe confluirono in un bosco, dal quale si poteva osservare l’esercito nemico senza essere visti. Ludovico raccolse la cavalleria e si dispose sul corno destro della legione. Egli aveva molti lancieri, alcuni vichinghi sassoni ma pochissimi arcieri. Al contrario, Giovanni e Piero schierarono arcieri in massima parte, e un numero notevole di lancieri, miliziani e contadini. La cavalleria francese era di numero maggiore, ma meno armata. Intorno alle 7 del mattino, gli arcieri si avvicinarono alla selva; io camminavo tra le truppe schierate pregando, ma vedevo gli uomini tremare e patire il freddo e la brina. Ludovico diede l’ordine perentorio di rimanere fermi, poi si scagliò lui stesso con la cavalleria sulle prime fila di arcieri mettendoli in fuga. Allora, anche la fanteria nemica, protetta dalle frecce, entrò nel bosco; ma essi non riuscivano a vedere i fanti imperiali, che si gettarono all’assalto improvvisamente, comparendo come spettri tra gli alberi. La morte di Giovanni di Francia diffuse il panico tra le fila nemiche, le quali si disunirono e iniziarono a fuggire, pur essendo superiori in numero. Ludovico attestò la fanteria allo scoperto, nei pressi di una fattoria. Giunse la carica della seconda linea di fanteria nemica, che però era costituita di soli contadini. La battaglia durò ancora alcune ore, e Ludovico riportò una vittoria schiacciante”.
Dopo la conquista di Fiandre, Isle de France e Normandia, il fronte bellico risulta spezzato tra una zona settentrionale che patisce i continui sbarchi di eserciti francesi provenienti da Londra, e un fronte meridionale al contrario privo di conflitti, sebbene Borgogna e Provenza vengano sottoposte a continui reclutamenti. Corrado III decide di concentrare i suoi sforzi a nord, e dopo un anno di tregua (1127) ordina l’attacco allo Champagne (l’ultima isola francese nel cuore del Sacro Romano Impero) e lo sbarco in Britannia; lo Champagne cade per mano del principe Ermanno, mentre Londra viene conquistata senza bisogno di combattere e grazie all’aiuto delle armi inglesi. Con la conquista di Londra, all’inizio del 1129, si chiude la terza fase del conflitto.

Corrado III decide di riorganizzare il fronte, avviando opere di risanamento nelle regioni colpite dalla guerra; istituisce quattro legioni definite “legiones liminares”, ossia “legioni di confine”: la Normanna (in Normandia) e la Legio Aurea (nell’Isle de France) sotto il suo diretto controllo; la Proventiale (in Provenza) sottoposta al comando del suo secondogenito Lotario; la Borgognona (in Borgogna) sotto il controllo del primogenito Ermanno. Al fratello Ludovico assegna il controllo di Londra (come già avvenuto per la Prussia con Rodolfo, anche Ludovico avvia la creazione di un regno semi-autonomo), ed avvia una riforma agraria in quelle che erano le province del vecchio regno francese, assicurandosi un reclutamento regolare nelle regioni più interne (come Svevia, Baviera e Tirolo) come copertura in caso di ripiegamenti e rovesci militari.
Il Cavaliere Verde
00domenica 7 dicembre 2008 18:51
Davvero ottimo!Bravissimo! [SM=x535693] [SM=g27811]
Antonio II Piccolomini
00lunedì 8 dicembre 2008 15:47
- La fine del conflitto franco-tedesco (1129 – 1132) e la disfatta di Angers

Nel 1129, la Borgognona e la Proventiale invadono e conquistano la regione di Tolosa. Filippo II si rifugia prima in Angiò, poi in Bretagna. L’inverno del 1130 è rigido e la salute del re francese peggiora improvvisamente. Quando nel 1131 le tre legioni (Borgognona, Proventiale e Legio Aurea) invadono la Bretagna, i Francesi non riescono neppure ad organizzare una difesa, lasciando la provincia a Corrado ed ai suoi due figli. Nel febbraio del 1132, durante il ritorno a Bordeaux, Filippo II muore; la sua salma viene portata nella città angioina, e sepolta. Pochi giorni dopo, l’erede di Filippo, Piero, viene assassinato in circostanze misteriose. Il regno di Francia, ridotto alla sola regione di Angiò, si sgretola, i nobili si dividono le terre rimaste, ed entrano in guerra anche con il regno di Aragona. Il 22 giugno del 1132 Corrado III proclama la vittoria sulla Francia, e cinge formalmente la corona capetingia a Parigi, in una solenne celebrazione. Nel 1133, Ermanno lascia il presidio militare in Normandia, dove intanto l’esercito s’era stanziato, e torna nello Champagne: con il cosiddetto “Editto di deferimento”, Corrado III affida al suo primogenito la costruzione di vaste linee di fortificazione in tutto l’ex regno francese. L’Imperatore, invece, si impegna nell’organizzazione dell’ultima offensiva, per conquistare l’Angiò e porre fine alla tracotanza dei nobili francesi. Raccoglie le quattro legioni di movimento e si porta ai confini con la provincia angioina. Anche il regno di Aragona, guidato da Sancho II, attacca l’Angiò da sud; i due eserciti alleati coordinano le loro manovre per colpire le armate nemiche nella campagna di Angers. La battaglia si tiene il 28 ottobre 1134, e viene descritta da Giovanni di Digione: “Corrado non si premurò di far sondare il terreno, poiché la giornata si annunciava limpida e priva di piogge. Intorno alle 5 del mattino fece disporre gli arcieri in prima linea, dietro di loro una prima e una seconda linea di lancieri, e infine la cavalleria, a capo della quale si pose lui stesso insieme al figlio Lotario. La campana di un convento segnava le 7, ed ecco giungere i nobili francesi di Angers. Corrado III inviò un cavaliere presso lo schieramento aragonese, per comunicare che alle 8 precise l’Impero avrebbe mosso la sua armata su di una vicina collina. Re Sancho d’Aragona guidava personalmente l’esercito alleato; le sue parole furono di devozione e fedeltà al Sacro Impero di Roma. Messi insieme, gli eserciti alleati superavano di poco quello nemico; ma gli aragonesi erano privi di artiglieria dalla lunga distanza, e in più furono colti in una regione inclinata della piana, cosicché gli uomini appiedati faticarono molto nella marcia. Alle 8 Corrado portò avanti il suo vessillo e guadagnò una collinetta boscosa dalla quale prese ad osservare l’esercito nemico, a nord, e quello aragonese, a nord-ovest. Osservando il movimento delle fronde sopra di lui, capì che la direzione del vento avrebbe favorito le frecce nemiche, e scosse lievemente la testa. Gli aragonesi sferrarono il loro primo attacco alle 9, supportati dalla prima linea di arcieri imperiali; poi, l’Imperatore ordinò alla seconda e alla terza linea di avanzare lungo il pendio, mentre la prima linea dell’esercito nemico veniva messa in rotta dagli alleati, e dalla pioggia di frecce. Infine i lancieri imperiali attaccarono, mettendo in fuga anche la seconda linea francese. Corrado prese molti prigionieri, poi però chiamò a raccolta i capitani di drappello in una regione centrale della pianura. Per due ore i soldati riposarono, e godettero del fresco portato da alcune nubi grigie; terminato il colloquio, Corrado ridispose il suo esercito lungo un pendio ad ovest, ordinando di attendere l’arrivo dei rinforzi francesi. L’esercito aragonese, invece, credendo di aver vinto la battaglia, si diede ai bagordi e al saccheggio dei cadaveri; quando, intorno alle 2 del pomeriggio, una nuova linea di fanteria comparve all’orizzonte, Sancho d’Aragona fu colto di sorpresa, e non fece in tempo a riorganizzare la sua armata che si trovò trafitto da una freccia. La morte del re spaventò l’esercito alleato a tal punto che esso si disperse lungo i pendii delle colline, inseguito dai fanti francesi. L’esercito imperiale osservò la scena da una collina; poi Corrado fece inginocchiare tutti e dire un Pater Noster alla memoria del nobile re. Passarono altre due ore, e Corrado sembrava indeciso sul da farsi; i nemici si erano disposti su una collina di fronte, e per attraversarla i soldati imperiali avrebbero dovuto esporsi al passaggio di una gola. Mentre si consigliava con i suoi aiutanti di campo, entrando e uscendo dalla sua tenda, gli uomini mormoravano e lamentavano la stanchezza. Alla fine Corrado ordinò di costeggiare la collina fino a un punto di congiunzione con quella su cui s’era attestato il nemico; ma durante la marcia iniziò a piovere, ed il terreno, che Corrado aveva creduto resistente, iniziò a cedere. La marcia fu lunga, lenta e faticosa; intorno alle 5 più di 300 lancieri, stremati, dovettero abbandonare il campo, e Corrado richiamò dall’accampamento (distante solo qualche chilometro), alcune truppe ausiliarie. Intorno alle 5.30, con gli uomini che gli restavano (pochi e scontenti) Corrado ordinò un attacco fulmineo, per mettere in rotta i nemici prima che calasse la notte; ma quelli erano freschi e riposati, resistettero all’urto dei lancieri, li misero in fuga e poi si riversarono sugli arcieri, sterminandoli. Nel mezzo della battaglia Corrado ordinò la ritirata, poi ricompattò il fronte alcune centinaia di metri più indietro, e attese che arrivassero le ultime truppe ausiliare disponibili. Il sole calava all’orizzonte, e mentre la colonna imperiale attraversava un bosco per cogliere i nemici di sorpresa, venne assalita da alcuni drappelli nemici nascosti tra la vegetazione. Alle 7 tutto l’esercito imperiale fuggiva verso le montagne, e Corrado non poté ne volle fa nulla per fermarli. Si premurò solo di assicurarsi che i suoi generali non si disperdessero. Il giorno dopo, l’accampamento era percorso da lamenti e grida di dolore, perché delle quattro legioni imperiali ne era rimasta solo una”.
Eraclio Imperatore Romano
00lunedì 8 dicembre 2008 18:50
disdetta disdetta, se nn fosse stato per gli aragonesi, beh fa niente se puoi illustra anche la tua situazione economica ok? Capita a tutti di essere sconfitti adesso vado ad attaccare il Regno di Georgia nella mia campgna persiana vediamo come va...
Bertavianus
00lunedì 8 dicembre 2008 19:15
Med I non lo conosco, ma questa è veramente una bella cronaca.
Antonio II Piccolomini
00lunedì 8 dicembre 2008 21:14
grazie...a presto la situazione economica!
Antonio II Piccolomini
00mercoledì 10 dicembre 2008 19:45
- L’impero durante la guerra franco-tedesca
La guerra franco-tedesca imperversò sulle province occidentali dell’Impero per oltre 25 anni, interessando le marche di confine (Provenza, Borgogna, Lorena e Frisia), ma anche ducati e contee più centrali, chiamate ad una forte militarizzazione (Svevia, Baviera e Tirolo), o al sostentamento delle truppe sul non lontano fronte. Nonostante questo, però, Corrado III riuscì a garantire un certo equilibrio tra produzione e consumo, sicché l’economia germanica fu in continua crescita lungo tutto l’arco del conflitto. Grazie ad una sapiente ripartizione dei titoli e dei feudi, l’imperatore riuscì ad ottenere la fedeltà di tutti i suoi migliori generali e nobili; mantenendo l’uso paterno, ossia quello di inviare in ogni provincia un suo delegato preposto al controllo ed alla supervisione, inaugurò un piano di riforma agraria ed edile. Gli editti di quest’epoca, emanati da concili annuali che si tenevano di solito a Vienna, prevedono l’avanzamento di lavori in non più di 4 province per volta, di cui 3 province sottoposte alla costruzione di edifici e servizi amministrativi (gendarmerie, torri di guardia, arterie commerciali, scali ed empori, municipi e chiese), e l’altra destinata invece a fare “da granaio”, ossia sottoposta ad una bonifica e rotazione delle culture principali e più remunerative. Le regioni di recente conquista ad est (Pomerania e Prussia) vennero affidate al diretto e autorevole controllo di Rodolfo di Franconia; quelle ad ovest (Isle de France, Champagne, Fiandre, Normandia e Bretagna), furono rispettivamente gestite dall’Imperatore stesso (Parigi divenne il cuore dell’Impero), da Ermanno, da Ludovico e da Lotario. La Borgogna, invece, subì una dura regressione durante l’occupazione francese (1121 – 1122); tutte le infrastrutture che la rendevano una delle regioni più ricche furono praticamente rase al suolo dal nemico.
Eraclio Imperatore Romano
00mercoledì 10 dicembre 2008 21:20
bene dunque non hai subito danni economici nella guerra e dovresti riuscire abbastanza facilmente ad espanderti ulteriormente
Antonio II Piccolomini
00giovedì 11 dicembre 2008 00:04
- Il tradimento di Enrico I e la prima guerra anglo-tedesca (1133 – 1135)

Nonostante il patto stipulato tra Edoardo I e Corrado II, e rinnovato poi tra Edoardo II e Corrado III, i rapporti tra regno di Inghilterra (rinato grazie alla rivolta di Enrico I) e Sacro Romano Impero si deteriorarono per due principali motivi: le rivendicazioni di Ludovico di Franconia, divenuto padrone del Wessex e della Britannia meridionale, su alcuni feudi in Galles; il mancato aiuto della corona inglese al fronte imperiale nel corso della guerra contro Filippo II di Francia. Nel 1133 si giunse così alla rottura; proprio mentre la legione di Corrado tornava da Angers dopo la pesante sconfitta patita dai nobili francesi, un distaccamento gallese guidato da Enrico I di Inghilterra invadeva Londra, costringendo Ludovico a tornare nelle Fiandre. Il Concilio imperiale di quell’anno si tenne il 24 dicembre ad Amburgo, in Sassonia; Ludovico propose esplicitamente la pianificazione di un attacco al regno inglese per la riconquista del Wessex, appellandosi addirittura al papa per denunciare il tradimento di Enrico I. I nobili erano contrariati, ed il voto di Corrado fu determinante; bisognava riformare gli eserciti a nord, ma anche rinforzare i confini a sud, in vista della prolungata assenza di Corrado dalle regioni continentali. L’Imperatore si mostrò favorevole, ma ordinò pure di spostare immediatamente i distaccamenti di fanteria leggera e pesante dalla Frisia e dalla Lorena, rendendoli disponibili allo sbarco entro il marzo del 1134. Infine, diede disposizioni ai nobili provenzali e tirolesi di rinforzare le fila delle legioni meridionali; nel mese di ottobre, infatti, la Repubblica di Venezia era entrate in guerra contro Bisanzio, ed il Sacro Romano Impero doveva tenersi pronto a rispettare l’alleanza con la Roma d’Oriente. Nel marzo del 1134, sulle coste delle Fiandre, sventolavano migliaia di vessilli imperiali; l’effige dell’aquila romana era affiancata agli araldi delle famiglie nobili rappresentate nell’esercito, provenienti in massima parte da Lorena e Frisia. Le legioni d’onore, sopravvissute ad Angers, costituivano la Nova Legio Aurea, guidata da Corrado III in persona. Lotario guidava le truppe di fanteria leggera, costituenti la Legio Principesca, mentre Ludovico guidava la fanteria pesante e i reparti di artiglieria appiedata (arcieri e baliste) a formare la Legio Honoris (la Legion d’Onore). Le truppe si imbarcarono il 28 marzo, e sbarcarono il 30; sulla costa del Wessex c’era ad attenderli la legione regale inglese guidata da Enrico I. La battaglia, tenutasi il 2 aprile, vide una schiacciante vittoria imperiale, raccontata da Giovanni di Digione: “quando la mareggiata cessò, ed il vento tornò a spirare in direzione favorevole, le legioni si imbarcarono ed attraversarono lo Stretto. Alcune ore prima dello sbarco, qualcuno della truppa disse: “ecco gli infami” e vedemmo sulla spiaggia i vessilli inglesi disposti come un enorme muro di difesa. Avvedendosi del comportamento negletto, ma anche consapevole dell’inevitabilità del conflitto, Enrico I lasciò all’armata imperiale il tempo di organizzarsi; Corrado incontrò il re inglese presso il di lui accampamento, e la battaglia fu fissata per giorno 2 di aprile. L’accampamento imperiale fu allestito nei pressi della spiaggia, ed in quei due giorni Corrado volle accertarsi che nessun dettaglio mancasse alla vittoria. Infatti, la memoria di Angers bruciava ancora nelle sue vene, e nelle cicatrici delle sue ferite. Ludovico e Lotario, insieme al generale capo dell’artiglieria appiedata, barone Wenzel Steffen, compirono lunghe escursioni lungo la costa, per studiare i minimi particolari della zona; tornavano a sera nella tenda imperiale per riferire a Corrado. Il 2 aprile, ogni segno lasciava intravedere la splendente vittoria che di lì a poco avrebbe arriso all’Impero. Corrado divise la legione in due corpi mobili, ciascuno composto di due linee; a destra la fanteria (pesante e leggera), a sinistra l’artiglieria. Anziché muovere i due corpi in modo rettilineo rispetto all’armata nemica, li spostò diagonalmente, seguendo il rialzo boscoso di una regione del litorale. Dopo un’ora di marcia, il corno sinistro dell’armata imperiale, coincideva con il corno destro di quella inglese, composto di fanteria leggera, contadini e arcieri, e quindi più vulnerabile della parte opposta, a sua volta composta di sergenti della milizia e armigeri feudali. I primi ad avanzare furono gli arcieri, i quali, protetti dalla vegetazione, riuscirono a mietere più vittime tra gli arcieri inglesi di quanto questi non riuscirono a fare tra quelli imperiali. Indebolita la prima linea nemica, Corrado ordinò alla prima linea della sua fanteria di attaccare il lato debole dell’esercito nemico; dopo poco, mosse la seconda linea verso il lato più difficile. Ma mentre la seconda linea imperiale impattava verso il lato sinistro dell’armata inglese, l’altro corno vedeva la vittoria degli imperiali. Molti soldati inglesi iniziarono a fuggire, finché il panico si diffuse e tutti si crederono persi. Lo stesso Enrico I lasciò il campo, molto prima di alcuni tra i suoi più pavidi uomini. La battaglia terminò così presto, che le truppe imperiali ebbero tempo di organizzarsi in colonna, e raggiunsero Londra quando ormai la notte era calata. Mentre le armate inglesi si rinserravano dentro le mura, l’accampamento di Corrado si ricomponeva attorno ad esse”. L’assedio di Londra durò dal 1134 al 1135; dopo una controffensiva guidata da Enrico I, e nella quale il re stesso perse la vita, essa cadde in mano imperiale. Durante la battaglia, morì però anche il principe Lotario, e di fatti la cattedrale londinese fu immediatamente adibita alla celebrazione dei funerali del secondogenito di Corrado.



PS: negli interventi precedenti, ho fatto un pò di casino con i re inglesi. La successione è questa, comunque: Edoardo I, Edoardo II, Enrico I (il re inglese che rifonda il regno dopo la conquista francese)
Antonio II Piccolomini
00giovedì 11 dicembre 2008 10:33
Il primogenito di Enrico I, Edoardo III, raccolse la corona inglese, il cui regno si riduceva ormai alle regioni centro-settentrionali dell’isola britannica. Il nuovo sovrano fu però incapace di organizzare una nuova offensiva, e cercò aiuto nel papa. Intanto, Corrado III riuscì ad ottenere l’ultimo grande risultato della sua politica di conquista; nel febbraio del 1136, corrotta dal soldo imperiale, la legione angioina guidata da Guido di Vendome si unì alle armi germaniche, conquistando l’Angiò e l’Aquitania. L’Imperatore, ormai anziano, e indebolito dalle molte ferite ricevute in battaglia, non sopravvisse al rigido inverno anglosassone, e morì ai principi del marzo del 1136. Il Concilio del giugno di quell’anno, che si tenne a Praga, doveva decidere il nuovo imperatore. Ludovico abbandonò Londra, per recarsi in Boemia.

- Ludovico IV di Franconia


I candidati principali erano, ovviamente, Ludovico, Rodolfo ed Ermanno. La scelta degli elettori cadde su Ludovico, che venne nominato Imperatore con il nome di Ludovico IV. La mancata elezione, indusse Rodolfo a proclamare l’autonomia della politica prussiana rispetto al resto dell’Impero, contro l’opposto parere del Concilio stesso. Per rimediare alla situazione, Ludovico decise di partire alla volta della Prussia, per prendere personalmente il controllo delle armate che fino ad allora erano state sotto il controllo di Rodolfo. Il fronte inglese venne affidato a Wenzel Steffen, che fu nominato Generale di Stato Maggiore delle legioni insulari. Ma l’Impero di Ludovico IV fu breve; eletto nel 1136, egli morì durante il viaggio per la Prussia, nel 1140, precisamente a Berlino, nella provincia del Brandeburgo. Il suo breve regno non vide né conflitti né eventi di particolare portata, e da un punto di vista economico egli continuò la politica del fratello Corrado.

- Rodolfo II di Prussia

Il Concilio di Berlino si svolse nel freddo mese di novembre 1140. L’arcivescovo di Metz, che vi partecipò, descrive l’evento: “fu un mese molto freddo, ed il Concilio si tenne in una sala ben riscaldata da camini e bracieri. Le riunioni si svolgevano in massima parte al mattino, dalle 9 alle 12, e durante il resto della giornata i generali ed i nobili si dedicavano alla caccia, finché c’era la luce del sole, oppure alla vita di corte, ai banchetti ed alle danze. Alcuni generali, come Ludovico d’Austria, comandante delle legioni liminari in Tirolo, e Wenzel Steffen, General Maggiore delle legioni britanniche, furono costretti a tornare per alcuni giorni ai loro comandi generali, cosicché si dovette rimandare di alcune settimane l’elezione imperiale. I candidati, Ermanno di Franconia, primogenito di Corrado III, e lo zio Rodolfo di Prussia, fratello del defunto imperatore, parlarono pochissimo tra loro, ma tantissimo con i nobili ed i chierici, per ingraziarsi il loro voto. Alla fine, il Concilio decise per Rodolfo, anche se con una minima quantità di voti di differenza”. Corrado III e Ludovico IV, così come Ermanno di Franconia, avevano avuto un’educazione ed una vita simili: erano cresciuti in Austria (Ermanno però aveva vissuto buona parte della sua infanzia in Provenza), avevano preso parte alle vicende della guerra di Francia, erano stati grandi generali ed avevano ottenuto numerose vittorie, avevano trascorso una parte della vita in Inghilterra, in conflitto con la corona inglese (Ermanno solo due anni, prima di tornare nello Champagne). Diverso discorso bisogna fare per Rodolfo II: cresciuto in Provenza, all’ombra dei fratelli Ludovico e Corrado, all’età di 18 anni fu mandato dal padre Corrado II in Prussia, una regione di recente conquista, pagana e selvaggia, con il difficile compito di gestire quegli eserciti così lontani dal cuore pulsante dell’Impero. Le vicende della guerra di Francia lo avevano lasciato indifferente, mentre gli eventi che più lo avevano interessato erano stati i conflitti tra la corona polacca ed i barbari della Lituania e di Kiev. In Prussia e Pomerania, Rodolfo sostituiva l’Imperatore, e sotto di lui queste regioni baltiche conobbero uno sviluppo eccezionale e continuo; il matrimonio con la principessa Caterina di Polonia, figlia del re jagellone Leszek I, aumentò la sua fama rendendolo ancora più legato alle vicende dell’est Europa. Nel 1130 Rodolfo iniziò a pianificare, all’insaputa del fratello imperatore, una crociata contro i barbari dell’est; la sua penetrazione in Lituania si dimostrò essere però un fallimento, visto che le armi imperiali trovarono eserciti molto meglio armati di quanto si credesse. Rodolfo decise di rimandare il progetto, utilizzando nel frattempo le armi della diplomazia; sguinzagliò in tutto l’est Europa diplomatici e spie, non disdegnando la possibilità di corrompere alcune armate nemiche. Divenuto imperatore, Rodolfo tornò in Prussia, per concludere il suo piano di conquista. Questo portò ad una frattura insanabile nella politica dell’Impero; ad est, la crociata di Rodolfo, ad ovest la situazione di conflitto con il regno inglese. L’editto di Konigsberg del 1142 (città prussiana che Rodolfo designò capitale dell’Impero), sancì di fatto la scissione dell’Impero in due tronconi: le regioni dell’est e centrali (Tirolo, Svizzera, Svevia, Baviera, Franconia, Sassonia, Austria, Boemia, Brandeburgo, Pomerania e Prussia) rispondevano all’Imperatore. Le regioni dell’ovest (Frisia, Lorena, Borgogna, Provenza, Champagne, Fiandre, Isle de France, Normandia, Bretagna, Angiò, Aquitania e Tolosa), insieme alle regioni britanniche, venivano affidate ad Ermanno di Franconia secondo il mezzo politico del vicariato. Dal canto suo, Ermanno di Franconia si spostò oltre-Manica, nel Wessex, per gestire meglio la guerra contro il regno inglese.
Eraclio Imperatore Romano
00giovedì 11 dicembre 2008 14:11
mmm...come funzionamento pare molto diverso med I, se hai tempo di dirmi le differenze con il II....

Tornando alla tua cronaca stai sbagliando ad aprirti troppi fronti perchè devi prima di tutto avere gli altri confini solidi, invece hai aperti ancora il fronte Inglese e persino il vecchio fronte francese sopravvissuto dopo la tua disastrosa sconfitta. Chiudi quei confini e allora potrai occuparti della Lituania
Antonio II Piccolomini
00giovedì 11 dicembre 2008 16:44
allora differenze principali:
1 - non ci sono città o castelli, ma province
2 - non c'è la costruzione di strade, ma si possono creare evoluzioni di empori e sfruttare le risorse proprie di ogni regione
3 - tutti i generali hanno nome, cognome, caratteristiche e carriera (se gliela fai fare)
4 - esistono dei titoli nobiliari, che puoi attribuire liberamente a chi vuoi
5 - non ci sono briganti sparsi un pò dovunque, ma regioni interamente gestite da barbari (e storicamente è più corretto, visto che all'inizio dell'anno 1000 ampie regioni, soprattutto dell'est, erano ancora ampiamente pagane)
6 - gli imperatori e i re sono numerati (Corrado I, II, III ecc.)
7 - non si può influenzare la politica del papato non ci sono collegi cardinalizi (questo è effettivamente un punto in sfavore)
8 - quando invadi una regione nemica, il turno dopo c'è automaticamente la battaglia (ti dà informazioni sulla regione e sul terreno che incontrerai in caso di conflitto)
9 - ci sono molte più notizie storiche
10 - le battaglie sono lunghe e difficili, ma gli assedi sono fatti maluccio

riguardo alla mia campagna, vedrò come evolverà la situazione. ho parecchi fondi, quindi posso puntare alla corruzione (ps: è molto più facile, come naturale, corrompere la armate ribelli)
Eraclio Imperatore Romano
00venerdì 12 dicembre 2008 14:05
pare anche meglio di med II
Eraclio Imperatore Romano
00venerdì 12 dicembre 2008 14:12
la mia cronaca persiana la devo momentaneamente interrompere potresti commentare quella mia bizantina? [SM=g27819]
Antonio II Piccolomini
00sabato 13 dicembre 2008 09:40
purtroppo anche io devo sospendere quella imperiale...ho un esame il 22 dicembre!
in ogni caso, io Med I lo preferisco a Med II, sempre e comunque
Antonio II Piccolomini
00martedì 16 dicembre 2008 15:09
Ecco l'Impero che Rodolfo II si trovò a comandare dopo la morte di Ludovico IV



Ed ecco la divisione sancita dall'editto di Konigsberg nel 1144

Eraclio Imperatore Romano
00martedì 16 dicembre 2008 15:15
ma su med 1 quindi puoi dividere il tuo impero?
Antonio II Piccolomini
00martedì 16 dicembre 2008 16:12
no, la divisione l'ho fatta io sul paint :D

però su Med I c'è una cosa molto bella che manca in Med II. In pratica, quando c'è una successione al trono, oppure una scomunica, la lealtà dei generali può scendere al punto tale che si crei una vera e propria fazione anti-imperiale, con un suo re, le sue regioni e i suoi esponenti nobili. Il gioco ti fa scegliere da che parte stare, se impersonare il re appena eletto, oppure il re ribelle. Questo è un accorgimento storico secondo me fondamentale.
In Med II il massimo che può succedere è che una città si ribella e diventa appunto una città ribelle, ma non mi pare si dia il caso che possa crearsi una fazione antagonista, nè che tu possa scegliere chi appoggiare.
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