Le conquiste e le sconfitte degli anni 260-253 a.C.
Si aprirono così moltissimi teatri di scontro, ma il più difficile e complesso era quello egizio, dove i tolomei prima avevano sbaragliato un'armata seleucide in marcia verso Gerusalemme, poi avevano assediato e occupato Damasco, respingendo ben due assedi seleucidi che tentarono di riconquistarla. Raccolti all'interno delle solide mura di Sidon, Palmira e Antiochia, si decise per ora di mantenere la difensiva su quel fronte, per quanto questo significasse l'eccessivo rafforzamento degli egizi. In Partia, la capitale partica e ultima loro città in Iran, venne occupata senza difficoltà nel 255 a.C. dopo un attacco che costò quasi la vita allo stesso re Aristarco. La presa di Artaxata nel 258 a.C. invece, aprì un nuovo fronte armeno, quanto mai importante per la sopravvivenza delle regioni orientali dei Seleucidi, in particolare l'Iran e la Mesopotamia. Anche il fronte anatolico ebbe una svolta, con l'improvvisa dichiarazione di guerra dei greci di Pergamo ai Seleucidi e il loro assedio(fallito) di Nicomedia; quanto a conquiste, un'esercito ben addestrato di picchieri espugnò la capitale Pontica Sinope, che ridusse i domini pontici ad Ankara. In Armenia si tentò per gli armeni un disperato assedio, perchè nonostante le brucianti sconfitte in Palestina, gli altri fronti stavano dando i propri frutti, con il ritorno dei Seleucidi ad albitrare nell'Oriente e in Persia, e con Aristarco incoronato tra un fasto abbagliante degno dell'antico impero persiano, Gran Re di Persia, titolo achemenide che invece Aristarco utilizzò per definirsi Aristarco il Grande.