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Sacrum et Romanum Imperii - La rinascita di un impero

Ultimo Aggiornamento: 24/09/2009 13:59
24/09/2009 13:59
 
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Il regno di Henry l'iracondo - L'apice di un impero?
Stando qui inizia la mia rovina. Venendo là inizia quella degli altri. (sul Rubicone, Giulio Cesare)


Venti di guerra soffiavano incessanti lungo le pianure dello Jutland e del nord della Germania, nell'antica Sassonia. Voci che circolavano, parlavano di una poderosa invasione da parte dell'impero ai danni della monarchia Danese.
Intanto però, l'Europa accolse con entusiasmo e anche preoccupazione, la partecipazione alla crociata del vecchio Kaiser, Heinriech il Malevolo, che armava un esercito per marciare sulla città di Antiochia. La guerra contro i Veneziani procedeva a rilento, sempre sulla difensiva, anche se le sconfitte sotto le mura di Vienna avevano dato un po' di fiato alle stanche milizie imperiali.
Der Roche, nuovo sovrintendente uscito dalle accademie di Francoforte, fu spedito a Magdemburgo e messo a capo di un armata ben equipaggiata e addestrata, ruppe gli ultimi indugi: varcando la frontiera, nel giro di un anno la sua armata, forte di 6000 uomini e macchine d'assedio, fu sotto le mura del castello d'Amburgo; in contemporanea, dal Nord giunse un armata di 3000 soldati, che devastò i territori dello Jutland, senza però puntare sulla capitale danese, ben difesa dal re e della sua guarnigione. L'assedio durò il tempo per allestire altre macchine d'assedio, per poi assaltare il mastio con grande impeto. Il bombardamento delle baliste e delle catapulte fu continuo e devastante, tanto che anche dopo aver aperto le tre brecce nella cinta esterna, Der Roche fece entrare le macchine ossidaniali anche all'interno abbattendone la cinta interna e facendo strage dei residui della guarnigione.
La conquista del castello d'Amburgo, veloce ed efficace fu seguita da un pausa: la colonna proveniente da Nord fece pulizia dei Briganti norreni, mentre der Roche attese i rinforzi da Francoforte, che arrivarono nel giro di mezza stagione.
Lasciata la guarnigione ad Amburgo, il generale tedesco puntò dritto sulla capitale e presala d'assalto lo sin da quando era giunto alle mura. Fatto saccheggio, Der Roche procedette subito a marciare in direzione di Stoccolma, saccheggiando le campagne svedesi; tempo un anno e Stoccolma fu investita da due armate da 8000 soldati e nulla rimase, se non dei ribelli che furono inseguiti e sterminati con crudeltà gratuita.
Il volere di Henry, il co-imperatore, era di distaccarsi dalla politica cavalleresca del padre, che tornava indietro dalla crociata, conclusasi prima dell'arrivo in pieno territorio Bizantino, per via della scomunica papale. La scelta di rientrare nei confini imperiali, fu la sua ultima marcia: in prossimità di Vienna, la morte sopraggiunse e Henry fu nominato imperatore di Germania.

Il regno di Henry l'Iracondo fu iniziato da una sconfitta clamorosa sotto le mura di Oslo. L'estinzione dei Danesi aveva comunque portato ad un alleggerimento a Nord: le armate tedesche furono spostate a Sud, verso l'italia e verso la frontiera polacca.
E l'alleggerimento di un fronte, divenne la chiave della nuova politica Italiana dell'imperatore, che si ritrovò un armata Milanese sotto le mura di Bologna. L'offensiva fu fulminea: da Berna, fortezza appena conquistata agli svizzeri, un armata scese e assediò Milano, dove il duca s'affrettò a richiedere la pace.
Liberatosi dei Milanesi, il capitano d'Italia passò all'offensiva, con una poderosa armata da ben 9000 soldati, la quale assediò di slancio Venezia. Le armate venete provarono a rompere l'assedio.
Dopo aver affrontato due armate in contemporanea, sul Po, il comandante Von Black riusci a catturare i il doge e sue due comandanti. Ma contrariamente da come succedeva con il padre, Henry inaugurò la procedura che riassumeva con una semplice frase: “Niente prigionieri. Nessuna pietà!”
Venezia fu passata a fil di spada. Ma non solo. Sulle ali del successo, Von Black passò l'Adriatico, con un armata da 8400 soldati, mentre il suo collega Heinreich von Stauffer marciava via terra lungo la costa dalmata con una velocità disarmante: 1600 cavalieri giunsero sotto le mura di Ragusa in meno di un anno e grazie l'apporto di mercenari Slavi, assediarono e conquistarono la cittadella di Ragusa.
Più lenta fu l'arrivo alle mura di Zagabria, dove Von Black, dopo un tempo interminabile passato a raccogliere provviste, assediò la città, attendendo la sortita per fame.

A Nord la situazione mutò con l'entrata in guerra dei Polacchi. Per nulla impreparato, il Kaiser spedì i suoi comandanti in Prussia e Slesia, mentre Leopold dovette sostenere un ennesimo assedio da parte dei Polacchi, riuscendo a respingerne l'armata e passando all'offensiva giungendo sotto le mura di Praga e facendo terra bruciata attorno a se.
I generali a nord invece, tramite l'uso delle imboscate, logorarono le armate polacche, ma senza giungere a niente di concreto: la guerra navale procedeva ad alterne fortune, con blocchi e contro-blocchi.
Era una guerra di logoramento, che non portava a nulla di buono. L'imperatore, vicino alla sessantina, fece procedere la guerra a Sud, con l'acquisizione di Durazzo e la presa, con relativo sterminio, di Zagabria e dei suoi abitanti. La guerra terrestre era conclusa, ma Irakion era ancora in mano veneziana e da li, fu inaugurata una guerra di corsa contro i porti e i convogli imperiali. Il prezzo lo pagò maggiormente la popolazione civile e l'alleanza con l'Ungheria: infatti, all'ennesima crociata alla volta di Gerusalemme, mentre molti stati cristiani puntarono verso l'Egitto, inspiegabilmente (non tanto XD) i generali imperiali puntarono sull'impero greco, assediando e conquistando Costantinopoli, radendone gran parte al suolo.
Il tempo di trionfare per il successo del saccheggio della capitale Costantinopoli, che l'imperatore si spense a Francoforte, lasciando un impero che aveva raggiunto apici impressionanti: la produttività era cresciuta enormemente quando era co-imperatore, ma la guerra e il peso del mantenimento delle armate ne aveva minato la produttività, facendo affidamento sulle cospique casse statali (94,000 fiorini alla salita al trono del principe come unico imperatore) che, al termine del suo regno, che aveva portato Vienna e la cintura di castelli del Reno a livelli di primissimo ordine ma al prezzo di tante spese. Alla sua morte, il tesoro reale si aggirava a soli 13000 fiorini.

Quale futuro si sarebbe posto, per un Impero che aveva perso, nel giro di pochi anni, quasi tutti i suoi valenti comandanti e governatori, lasciando il Reich in un futuro grigio
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