Il massacro del fiume di sangue

Il Grosskumtur Maximilian osservava le rapide acque del fiume vorticare sotto di lui. Da quando aveva dovuto iniziare la ritirata questa era la prima volta che dubitava delle sue scelte. L’assedio della città di Kaunus era fallito. I maledetti senza dio erano riusciti a chiamare rinforzi e i cavalieri cristiani erano stati costretti alla fuga da un’orda di quasi 2500 più del doppio delle forze dell’ordine. Ma i pagani non si erano accontentati della liberazione della città e avevano inseguito i cristiani con oscuri propositi. Le forze di Maximilian erano principalmente fanti e cavalieri pesantemente corazzati inadatti a ritirate precipitose mentre i lituani disponevano di più di 1500 cavalleggieri e tiratori a cavallo perfetti per un inseguimento e un accerchiamento. Ora l’unico ostacolo che impediva l’accerchiamento dei cristiani era un fiume troppo profondo per essere guadato e un ponte di legno. Abbandonarlo avrebbe consentito ai pagani di accerchiare i teutoni , quindi bisognava combattere lì dove la cavalleria non sarebbe servita e dove il ponte limitava l’importanza del numero. Ma sarebbe stato comunque un bagno di sangue. Quando giunse l’alba di un nuovo giorno Maximilian ordinò ai soldati di partecipare alla messa, e di raccomandare l’anima a Dio. Poi dispose le proprie forze a difesa del ponte: prima linea lancieri dell’ordine ai lati e i suoi fratelli dell’ordine al centro. Seconda fila balestrieri livoniani e ultima fila cavalieri pesantemente corazzati a difesa del generale per un totale di 1200 uomini. Mentre scrutava nella nebbia in cerca di segnali dell’arrivo del nemico risuonò il profondo rimbombo dei tamburi tribali e l’apro suono dei corni da guerra. Dalla foschia emersero le sagome dei senzadio e infine l’orda sciamò sul ponte come un’onda di marea. Maximilian esortò gli uomini con le sue ormai leggendarie parole” per Dio e per la Vergine oggi o vittoria o morte!” .
Fine parte uno