Dopo la caduta di Jenuensis il morale del popolo di Roma e dei generali impegnati in guerra comincia ad essere basso, la popolazione seppur in crescita lamenta le continue perdite dei loro figli, le vedove piangono sempre più e il senato romano, in preda alla disperazione, è indeciso su come vincere questa maledetta guerra. Le divisioni politiche si acutizzano e si formano più nitidamente i diversi schieramenti: il partito imperialista spinge per la continuazione della guerra fino all'annientamento di tutte le popolazione barbare, quindi sono favorevoli alla cessazione dei rapporti con i germani, il partito riformatore che segue una linea più morbida e i tradizionalisti, optimates, che lamentano la continua crescita di gente celtica nella loro cara Roma. Neanche la conquista di Bononia avvenuta nel 245 a.c. sembra attenuare questa difficile situazione. A peggiorare le cose arriva una bruciante sconfitta nel 244 a.c. nei pressi del fiume Ticino ad opera dei galli. E' la goccia che fa traboccare il vaso, gli esponenti del partito imperialista reclamano una definitiva azione di guerra nel nord Italia accompagnata dalla minaccia di ribaltare il governo attuale mediante l'uso dell'esercito capeggiato dall'eroe militare Emilio Coruncario e dal figlio Nero. La minaccia dà i risultati sperati, il senato con l'appoggio della plebe, riunitasi nell'assemblea della plebe, approva una risoluzione che prevede un doppio attacco ai territori celti. Un esercito dovrà essere fatto sbarcare nei pressi di Aretium per poi continuare via terra verso Jenuensis, mentre un'altro comandato da Nero Coruncario risalirà la costa adriatica in direzione Patavium. Tutto ciò con l'obiettvio di costringere l'esercito gallico a dividere le sue forze e di eventualmente abbandonare l'assedio di Bononia. Alla fine del 242a.c. tutto è pronto le due città, Jenuensis e Patvium, sono assdiate, e come previsto i galli abbandonano l'assedio di Bononia rintanadosi a Mediulanum. Nel 241 a.c. Nero Coruncario conquista Patavium ma l'esercito assediante Jenuensis si vede costretto a ripiegare su Aretium nonostante la vittoria riportata sui galli corsi in aiuto di Jenuensis. Negli anni a seguire i galli, per niente piegati, assediano in continuazione le città romane appena conquistate e nonostante le continue vittorie Roma si sente stanca di combattere questa interminabile guerra. Nell'anno del dictator Publio Rulliano (239a.c.) il senato comincia a pensare di sferrare un ultimo attacco, mediolanum e Jenuensis sono infatti per un ultima volta assediate dagli eserciti repubblicani,per poi in ogni caso porre fine alle ostilità che durano ormai da più di vent'anni. La popolazione soffre troppo e, nonostante il benessere goduto in tutte le città di quello che assomiglia sempre più ad un impero sia in costante crescita,il popolo dice basta. Si comincia così a pensare di invadere la Sicilia, riconquistata interamente dai greci, ricca di grano e perfetta per l'obbligato insediamento futuro dei veterani di guerra con le loro famiglie, i quali reclamano già nuove terre. Nei prossimi mesi il senato, quando scadrà il termine del mandato di dictator e eletti i due nuovi consoli, prenderà le definitive decisioni in materia.