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Gesta Gallesi

Ultimo Aggiornamento: 18/11/2008 10:11
07/11/2008 00:07
 
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Un nuovo assedio di Londra da parte dei baroni costrinse la maggior parte delle truppe inglesi a lasciare precipitosamente l’Oxfordshire; i pochi rimasti nella regione furono dispersi da Hywell con una battaglia svoltasi sotto un insistente piovasco.
La scomparsa di questa minaccia consentì a Rhodri di concentrarsi su un’altra costante preoccupazione; l’enclave britannica di Gloucester e la grande armata nel forte poco più a nord.
Per questa impresa fu raggiunto da Thomas Iago che, come lui stesso in precedenza, aggirò l’ostacolo passando via mare; insieme investirono il castello e, quando i veterani addetti alla catapulta ne infransero i cancelli, la guarnigione non ebbe scampo.
L’armata inglese nel forte non ebbe il tempo di intervenire, anzi ebbe notizia della disfatta dei commilitoni quando si ritrovò essa stessa sotto assedio.
In quei giorni giunse notizia della definitiva repressione della rivolta dei baroni, che privava il regno di un utile alleato, ed altra non meno preoccupante; re Edoardo era tornato dalle crociate con un vasto seguito di cavalieri templari.
Gli inglesi ripresero coraggio, e subito mossero all’attacco di Arudel con circa quattrocento uomini ed un paio di trabucchi. La situazione del castello pareva disperata, perché poteva schierare a difesa solo duecento fra miliziani e contadini, oltre a ventisei arcieri saethwyr. Incredibilmente, la disperata carica dei contadini disperse gli artiglieri prima che potessero far danno, e gran parte dei prodi villici riuscì a riguadagnare la protezione delle mura. Gli inglesi abbandonarono ogni cautela e si incolonnarono per lo sfondamento del cancello; molti morirono trapassati dai dardi, ancor più per le ustioni da olio bollente, generale e cavalieri sotto un tempestar di lame e forconi appena varcato l’ingresso; tutti gli altri volsero in fuga, senza riuscire a capacitarsi di esser stati battuti da truppe sì modeste. Ma figura ancor più meschina fece il grande esercito nel forte presso Gloucester, che finì per capitolare senza nemmeno combattere.
Il trionfo incruento non poteva essere più tempestivo; occorreva correre in soccorso di Oxford, ora minacciata dall’armata del re inglese in persona.
Di questo si incaricò Iago, radunando sotto le sue insegne i migliori veterani della campagna di Gloucester ad eccezione dell’artiglieria, che lo avrebbe rallentato; gli altri contingenti si portarono a Shrewsbury per future operazioni.
La rapida marcia di Iago indusse il sovrano inglese a ritirarsi verso Nottingham, e poi ad asserragliarsi nel torrione a metà strada fra quella fortezza e Londra.
A Iago si unì Hywell, portando con sé buona parte della guarnigione di Oxford. I due prodi cavalieri si apprestavano ad assediare Re Edward quando si presentò un’alternativa migliore; attirarlo fuori attaccando una piccola formazione che tentava di raggiungere l’armata del sovrano.
L’onore del primo ingaggio tocco a Iago, che aveva con sé l’esercito più numeroso e una truppa dotata cannone ad organo reclutata nei paraggi. Inizialmente le cose si misero male, perché Edoardo riuscì a guadagnare la sommità di una collinetta da cui i suoi balestrieri templari a cavallo, per la verità smontati, godevano di un eccellente campo di tiro; l’inizio dello scontro fu un vero calvario per gli arcieri, fanti ed artiglieri costretti ad avanzare in salita. Occorreva forzare la situazione; dopo aver sfruttato, per quanto possibile, l’effetto del tiro di artiglieria, Iago lanciò all’assalto tre unità di fanteria leggera; queste riuscirono a disperdere i tiratori nemici, consentendo una avanzata relativamente sicura alla duplice fila di ronconieri che li seguivano.
Mentre sulla sommità della collina si accendeva una mischia caotica, i templari a cavallo sciamarono di lato facendo strage di arcieri; ma le urla di vittoria gli si strozzarono in gola quando vennero, a loro volta, travolti dalla cavalleria gallese fino ad allora tenuta in riserva.
Fu a questo punto che giunsero sul campo Hywell ed i suoi, ed i fianchi della collina ruscellarono di sangue. Fra i mille rivoli vermigli vi fu anche quello uscito del monarca, squarciato da un falcione.
Nei borghi del Galles si sarebbe presto udito il pianto di mille vedove, ma il più formidabile esercito nemico si era dissolto in meno di un’ora, e la via che menava a Londra era aperta; nel gelido inverno 1299 iniziò la costruzione di torri mobili ed arieti.




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