Dopo la cessazione di aggressività imposta al Kiraly, l'Ungheria si occuperà soprattutto di sviluppo dell'economia del Regno, a lungo lasciata a marcire in nome della guerra, che ora cominciava a venire pagata in cocenti sconfitte, come dimostra il fallito tentativo di riprendere Budapest nel 1148 con una battaglia sul Danubio
Resta inteso, alla corte di Vienna, comunque, che l'invasione del Tirolo e soprattutto la ripresa di Budapest sono priorità assolute, da adempiere non appena il comandamento del Papa sarebbe finito.
Il blocco papista sugli eserciti magiari li conduce però verso una disorganizzazione di cui i Tedeschi ne approffitano, sorprendendo la Divisione Veneziana nei pressi di Trento, affrontandola nel bel mezzo di una bufera.
L'assenza di una fanteria pesante e la scarsità di cavalieri permettono ai tedeschi di sfondare le linee dell'esercito ungaro e di dividerlo in due per aggirarlo e annientarlo. Ma la fanteria magiara dimostra enorme coraggio nella difesa dei balestrieri pavesi, offrendogli così la possibilità di colpire i fanti e i lancieri tedeschi indisturbati, e allungando di molto la durata della battaglia, a danno dei tedeschi che sino ad allora avevano subito ben poche perdite.
Dopo la ritirata dei fanti, però, anche i balestrieri rimasti devono abbandonare la battaglia e ritirarsi a valle. La battaglia di Trento costò ad entrambi gli schieramenti 800 vittime, contando 1000 ungari e 1300 tedeschi all'inizio dello scontro.
Una vittoria pagata cara, quindi, che, ancora nessuno lo sa, sarà l'ultima vittoria germanica sulle Alpi.
L'anno dopo infatti il Papa scomunica i tedeschi per la loro politica ultraggressiva. Dopo aver ricevuto rinforzi da Milano e Norimberga, gli ungari si incontrano sul passo del Liechtenstein annientando delle piccole armate imperiali ivi presenti, ed assediando Innsbruck
La roccaforte tirolese cadrà nel 1152, segnando un punto di svolta per la Guerra dei Re: ora infatti l'Ungheria ha in mano una fortezza dalla posizione molto conveniente, in grado di sfornare fanti corazzati e cavalieri pesanti. Ora che una solida testa di ponte difensiva collega Italia e Pannonia, il Kiraly invia al comandante Boldiszàr di Innsbruck le nuove direttive per la guerra sulle Alpi: Staufen e Francoforte sono ancora difese da numerosi soldati, e l'Ungheria non può ancora permettersi di assediarle; quindi il nuovo piano prevederà l'inseguimento delle armate tedesche tra le Alpi, onde massacrare i soldati tedeschi che si erano staccati dall'esercito principale. 5 eserciti di 200 uomini cadauno si affrontano molto più facilmente in 5 battaglie di uno contante 1000 uomini in una singola battaglia
In breve i Tedeschi vengono scacciati dall'Austria e dalla Baviera, ritirandosi a Staufen e Berna.
Ora Budapest, città in mano all'impavido generale sassone Heydrich, è completamente tagliata fuori dal resto della Germania.
Il Re Ungaro Izsàk rivuole la sua città, e il generale Elek di Pècs, di stanza a Vienna, lo accontenterà fedelmente, mentre il comandante Helias rimarrà a governare il capoluogo austriaco.
Budapest però è ancora difesa dal suo esercito di 900 soldati tedeschi, mentre un'armata di altri 400 si aggira intorno al Danubio per vigilare sulle intenzioni degli Ungari. Ma dopo il massacro effettuato alla conquista della città, l'ex-capitale magiara non è più il luogo ricco e accogliente di un tempo, e l'esercito tedesco non ha potuto riaddestrare le proprie truppe a scopo difensivo.
L'ordine è quindi di spiazzare i 400 tedeschi sul Danubio affinchè il minor numero possibile si ritiri ad ingrossare le difese di Budapest.
Nel 1157, la guerra scoppia tra i due alleati islamici dell'Ungheria, e tocca al Regno Ungaro di Terrasanta fare da intermediario: era l'egitto il più svantaggiato tra le due fazioni, ed avrebbe ceduto la rocca sudanese di Dongola, ai confini del mondo conosciuto, in cambio della pace con i turchi, garantita dall'Ungheria.
I nobili ungheresi manifestano dissenso sull'acquisto di Dongola, ritenendo impossibile gestire una roccaforte così lontana, per di più islamica. Ma il Kiraly ne ordina subito la conversione in villaggio, e impone una veloce cristianizzazione per evitare tumulti.
Purtroppo il Re Ungaro Iszàk spira nello stesso anno, lasciando sul trono il Principe Andòr di Sofia
Nel 1159 ogni armata nero-gialla al di fuori di Budapest viene annientata: è il momento dell'assedio. Ma i tedeschi a difendere la città sono ancora molti, e il Conte Helias promette ulteriori rinforzi da Vienna.
Ma nel 1160 Helias viene ucciso dagli inquisitori cattolici, che non hanno dimenticato la presa di Roma da parte del Regno Ungaro.
Viene quindi dislocata la divisione cavalleresca boema del conte Jacàb per comandare i rinforzi viennesi contro Budapest
La 'strategia dello sciacallo' ordinata dal Kiraly sul fronte alpino dà i suoi frutti, al punto che nel 1161 viene attirato fuori da Staufen il grosso dell'esercito tedesco, e nella battaglia del Reno la cavalleria ungara sbaraglia i cavalieri piedati tedeschi.
Il nobile fiume che millenni prima aveva testimoniato il passaggio dei germanici ora veniva tinto di rosso dal sangue dei suoi discendenti.
Staufen viene presa nel 1162. Nell'assedio morirà il Sacro Romano Imperatore Heinrich. L'impero crolla nel lutto e nell'afflizione, mentre l'Ungheria finalmente festeggia con gaudio l'affermarsi del Kiraly sul Kaiser.
Il tripudio non può che aumentare l'anno dopo, quando nell'assedio di Budapest una colossale divisione comandata dai generali Jacàb ed Helek sbaraglia la cavalleria di Heydrich, il più brillante comandante del Sacro Romano Impero.
Heydrich verrà catturato durante la battaglia, dai lancieri che per primi varcarono il corridoio della città danubiana dopo 27 anni.
Verrà costretto ad assistere alla sconfitta dei suoi uomini, e quando gli verrà offerto di tornare a militare nell'esercito tedesco in cambio di un grosso riscatto, risponderà soltanto di voler seguire il destino del suo Imperatore, morto l'anno prima per difendere i suoi sudditi.
Quando il Kiraly entra a Budapest, a rimirare la testa di Heydrich riconoscerà che 'è morto da autentico germano'.
Al suo ritorno a Sofia, riceve la visita di un diplomatico bizantino, che non ammira il modo in cui i vassali ungari, sottomessi a Bisanzio da secoli, abbiano smesso di lottare contro Venezia, stanziata nel Mare Egeo, e simpatizzino molto con Turchi ed Egiziani, nemici di Costantinopoli. Lo stesso diplomate lancia un'ultimatum all'Imperatore, imponendo come ripagamento del loro atteggiamento, a dir bizantino, 'troppo altezzoso e sleale', la cessione di Sofia.
L'Imperatore rifiuta, e dichiara guerra a Bisanzio, scindendo la secolare alleanza/sottomissione. In breve scende in Tessaglia e mette sotto assedio Tessalonica, mentre la Divisione Dalmata di Ragusa riceve l'ordine di attaccare con uno sbarco in Albania la città di Durazzo
In Africa, Dongola si rivela una città facile da gestire, in breve cristianizzata all'80% e fonte di ricchi commerci di avorio e schiavi.
In Moldavia, frattanto, i Russi infrangono l'alleanza con gli Ungari e assediano Iasi: le truppe dello Zar hanno già massacrato i Polacchi a Kiev e non intendono fermarsi prima del Danubio
L'Italia nel contempo, benchè non più minacciata dalle aquile dorate, viena invasa nuovamente dai Milanesi. Ma dopo che due assedi contro Milano da parte delle Serpi Verdi, che ora comandano tutta la Provenza da Tolosa e Marsiglia, sono stati faticosamente respinti, un grosso esercito sotto il comando di Akòs l'Onesto varca le Alpi per dirigersi su Marsiglia. 'Se la Croce Magiara non sventolerà sulle Alpi Marittime, la pace nella Pianura Padana non potrà essere assicurata'; queste le parole nella lettera che Akòs ha ricevuto, nella quale gli si chiede di prendere il comando della divisione Tirolese di Innsbruck e di dirigersi, a suo piacimento, su Digione o Marsiglia.
Ma arrivato nel 1167 alla città provenzale, incontra il Papa, che gli impone di cessare ogni ostilità contro i Milanesi, pena la scomunica. Akòs non era stupido, sapeva di come il Papa intendeva favorire le vecchie fazioni italiche perchè rinvadessero la penisola, spaccandone l'unità e favorendo il ritorno del Patrimonium Sancti Petri
Così, dopo che la sua retroguardia ha attaccato dei soldati milanesi per provocare la scomunica, decide di affrontare il Sanctus Pater nella piana della foce del Rodano.
1300 ungari affrontano l'intero complesso della Guardia Papale, 1300 uomini. I due eserciti sono pari per tecnologia, addestramento e coraggio: in un pareggio molto sanguinoso, dagli storici definito 'vittoria marginale' dei magiari, il Papa e Akòs decedono.
La Scomunica verrà revocata, e per vendicarne la memoria, la vecchia guardia di Akòs si leccherà frettolosamente le ferite e tornerà all'assedio di Marsiglia.
Non fosse che, da Digione è discesa la guardia di Filippo Maria di Evola, che con un colossale esercito si dirige nel 1168 verso Genova
L'assedio di Tessalonica e di Durazzo portano all'annessione delle due regioni alla Provincia Balcanica del Regno Ungaro, ma ora un grosso esercito bizantino marcia contro Sofia, rimasta a corto di soldati. Il Conte Vlàdislav di Bucarest interviene prendendo il controllo della roccaforte e rinfoltendo le file in attesa di un attacco, grazie anche a molti mercenari trovati lungo la strada
Intanto, Iasi cade in mano russa, e il buon Jan di Spalato, governatore della città, vi trova la morte con tutto il battaglione moldavo
Nei resoconti delle spie ungare di stanza a Nicea, giunge notizia che la città bizantina è quasi indifesa: viene quindi organizzato uno sbarco da parte del Generale Harnenk di Transilvania sulla costa nordoccidentale dell'Anatolia (la marina bizantina, concentrata nell'Egeo, non ha fatto in tempo a bloccare le navi nemiche)
Nicea cadrà, grazie ad incenti truppe mercenarie assicurate ad Harnenk dai soldi di Vienna (che è rimasta capitale anche dopo la ripresa di Budapest), nel 1171
Il mondo nella seconda fase della Guerra dei Re, dopo l'invasione russa e durante la campagna di Grecia
[Modificato da Shivos 13/10/2008 00:33]