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Il canto dei Galli

Ultimo Aggiornamento: 11/10/2008 10:42
29/09/2008 13:02
 
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Noi Celti dominavamo un vasto territorio che si affaccia su quattro mari; lo avevamo conquistato in epoche remote con la zappa e con la spada, e neppure ci sfiorava il pensiero che qualcuno, un giorno, avrebbe osato contendercene il possesso.
Ma il tempo dei lieti banchetti al suono della cetra era agli sgoccioli, presto sarebbero risuonati solo i corni di guerra; Britanni, Germani e Romani erano genti infide, e le loro promesse di amicizia erano destinate ad esser tradite.
Brenno convinse gli altri capitribù che, per prepararsi alla nuova era di sangue e morte, non sarebbe bastato affilare le spade; occorreva una buona rete di sentieri, che consentisse ai guerrieri rapidi spostamenti; occorreva sottomettere Massilia e Lugudunum, che interrompevano quelle vie; occorreva oro e lavoro per rendere grandi ed inespugnabili i nostri borghi. I primi due bisogni furono rapidamente soddisfatti, per il terzo non sapevamo a qual dio votarci.
Fu la nuovissima strada a salvare Mediolanum; quando gli Iulii la cinsero d’assedio, i guerrieri di Patavium piombarono immediatamente alle loro spalle; i Romani accettarono il combattimento ma, realizzando che sarebbero stati stritolati fra esercito di soccorso e guarnigione, evacuarono in tutta fretta il campo; non una goccia di sangue sprizzò in questo primo confronto.
Quella battaglia incruenta segnò l’inizio della nostra campagna italica. I romani si ritirarono verso Segesta, e noi ne prevenimmo il ritorno offensivo presidiando il ponte sul Po; recuperato l’orgoglio, tentarono di forzare il passaggio, perdendo molti uomini e un generale.
Con l’arrivo di Vindece, eroe di Massilia e Lugudunum, passammo all’offensiva assediando la loro città; il sopraggiungere di un’armata di rinforzo ci costrinse a ritirarci, avendo troppi uomini da affrontare in un solo colpo; poi li battemmo sonoramente quando ci inseguirono, ancor baldanzosi ma ormai scarsi di numero; primi a cadere furono gli equiti e il generale Arnulio Giulio, spazzati via dalla nostra cavalleria sul fianco sinistro; privi di guida, i loro fanti furono gregge al macello.
Tornammo ad assediar Segesta, e ancora un esercito romano accorse in sua difesa; ma era schiera sparuta, ed accogliemmo con piacere l’occasione per regolare i conti con i nuovi venuti e la guarnigione cittadina; li sterminammo tutti, e la città fu nostra.
Vindece vi sostò solo per riorganizzar le schiere, poi la devastò tutta e si spostò nella terra che era stata degli etruschi; vedendo Arretium troppo ben difesa, preferì rivolgersi contro Ariminum; parte della sua guarnigione cadde in campo aperto, nel tentativo di soccorrere alcuni compagni sorpresi fuori le mura; gli scampati, fra cui tre generali, non ebbero speranza quando gli arieti infransero in più punti le fragili opere di difesa.
In quella città si trovò l’occorrente per equipagggiare spadieri scelti e nobili cavalieri; completati così i ranghi, Vindece volle tentare la somma impresa della conquista di Roma.
La gran città pareva difesa dalle possenti mura e poco più, e non sarebbe stato difficile penetrarvi; il senato, però, aveva celato possenti armate nella campagna circostante; col favore di Epona e di Toutatis, il primo esercito che gli si fece sotto venne annientato, e con questo buona parte dei difensori cittadini; ma prima che potesse tornare agli equipaggiamenti d’assedio, venne investito da un altro esercito ancora; accettò lo scontro benché a ranghi ridotti, sapendo che la vittoria gli avrebbe consegnato l’urbe; tutta l’armata compì prodigi di valore, e quasi riuscì a coronare il sogno, ma alla fine della giornata solo pochi mercenari e Vindece stesso ancor tenevano il campo contro forze soverchianti; furono costretti a ripiegare in tutta fretta su Ariminum. Roma era salva, ma aveva perduto quattro generali ed un paio di capitani.
In tutto quel tempo, Brenno fu il pilastro di Alesia; i Britanni furono i primi a saggiarne le difese, subendo sconfitta umiliante al primo assalto; poi vennero più volte i Germani, ma furono sempre ricacciati con ardite sortite. Ma i Britanni ottennero la loro rivincita strappandoci i villaggi della costa atlantica, che non potevano essere adeguatamente rinforzati per reggere il loro urto.
Ad occidente, nemmeno Numantia mai conobbe pace; dopo aver respinto vari assalti degli Iberici, il prode Riocorige stimò che non fosse il caso di tener fermi i suoi guerrieri a presidio di quel remoto avamposto; dunque vi lasciò sol minima difesa, e andò ad ingaggiare il principe di quelle genti poco più a nord. Riportò una vittoria campale che gli aprì la strada per Osca, centro vitale per il controllo dei Pirenei e per la sicurezza del regno tutto. Qui venne affrontato da un nuovo esercito iberico che, rinforzato dai difensori della città, lo sopravanzava con rapporto di tre ad uno: battaglia disperata in cui il nobile capo guerriero rivelò appieno il suo valore. Dopo le alterne vicende della giornata, rimasto sul campo con meno di trecento fanti ed i superstiti della sua guardia personale, costrinse alla fuga una schiera ancor tre o quattro volte superiore, ma ormai priva di guida e di cavalli; fu così che egli prese Osca, ma pianse il figlio.

(frammento datato 255 a.c)





29/09/2008 14:16
 
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ho lanciato la moda delle cronache di rome a quanto vedo [SM=x535693] . Ottimo inizio, secondo me dovresti completare l'occupazione della Spagna ed elminare germani e britanni prima che diventino troppo forti



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« So che avrei vantaggi se abbandonassi la città, ma via non posso andare... Non vi lascerò mai. Ho deciso di morire con voi! »

« Da oggi Latini e Romani sono lo stesso popolo, uniti in Dio, e con l'aiuto di Dio salveremo Costantinopoli. »



« Darti la città, non è decisione mia né di alcuno dei suoi abitanti; abbiamo infatti deciso di nostra spontanea volontà di combattere, e non risparmieremo la vita. »



29/09/2008 23:48
 
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Vero, mi hai fatto venir nostalgia di un passato più remoto.

I Galli sono piuttosto difficili da gestire; sono il bersaglio naturale di quattro popoli, non hanno certo truppe irresistibili, e fanno fatica a tirare sino a fine mese; unico punto di forza, per il momento, una cavalleria abbastanza affidabile.

L'espansione a danno degli iberici non sarebbe troppo difficile, visto che sembrano gli avversari più fiacchi; il problema è che, con i fastidi che mi danno tutti gli altri, non ho fondi da spendere su questo teatro. Inoltre, controllano regioni abbastanza misere; la cattura dei loro borghi non gioverebbe più di tanto al tesoro.




30/09/2008 10:41
 
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Con rapidi e letali attacchi, Riocorige sgombrò i paraggi di Osca da ogni presenza iberica; poi dovette passare i pirenei con gran parte dei suoi, per soccorrere Narbo Martius assediata da un forte esercito britanno. Le sue forze, congiunte ai difensori del borgo, avrebbero potuto contenere la minaccia già nota; purtroppo non aveva notizia di un secondo esercito nemico che dapprima gli sbarrò la strada, poi raddoppiò l’attacco alle fragili mura. Solo le sue avanguardie riuscirono ad impegnare la retroguardia di una delle armate di invasione, mentre tremilaottocento guerrieri nemici già sciamavano fra le capanne; questo alleviò di poco la pressione intorno al sacro monolite, dove cadde eroicamente il capotribù con tutti i suoi.
La caduta di Narbo Martius fu il triste prologo della scomparsa dei celti da tutto il ponente; le province al di là dei pirenei sarebbero restate nostre solo finchè gli iberici non si resero conto che, ormai, unicamente un manipolo di valorosi si ergeva a loro difesa.
Riocorige mai potè tornare in quegli amati luoghi, anche solo per visitare il tumulo del figlio; i fatti lo costrinsero a portarsi a marce forzate sino ad Alesia.
La capitale aveva sbaragliato diverse armate assedianti, ma i difensori erano esausti e l’incedere dell’età aveva avuto infine ragione di Brenno il senza paura; il giovine inesperto subentratogli nel comando doveva ora fronteggiare l’ennesima masnada britanna, e la presenza dei loro devastanti carri falcati lo aveva trattenuto dal tentare una sortita.
L’arrivo dei rinforzi gli diede l’opportunità che cercava; mentre l’attacco di Riocorige disturbava il nemico nella delicata fase di ridispiegamento, i suoi uscirono in bell’ordine e si schierarono compatti; il salmodiare cupo e monotono dei druidi paralizzò e terrorizzò l’avversario, che si sbandò al primo cozzar di lame; i carri, intontiti dall’incantesimo ed impacciati dai fanti in fuga, furono colti da fermi ed annientati; con un gran urlo di rabbia e di sollievo, tutti si lanciarono a scannare i fuggitivi.
Grande stupore fra le genti destò la seconda fase della campagna d’Italia.
Gli Iulii puntarono verso Ariminum, contando di poterla facilmente riprendere prima che noi potessimo colmare i vuoti lasciati dalle due battaglie nei pressi di Roma.
Per distoglierli dal loro intento, due nobili celti con poche truppe lasciano Mediolanum; uno va ad assediar Segesta, che i Romani avevano nuovamente sottratto ai ribelli; l’altro minaccia Arretium, la loro capitale. Non potendo arrischiar la perdita delle loro città, i Romani desistono dall’attacco e tornano indietro; poi, stupidamente, disperdono le loro forze verso nord, per inseguire le due piccole armate. Ciò non solo lascia tempo a Vindece per ricostituire il suo esercito, ma gli offre persino l’occasione per uscire in forze da Ariminum ed assediare Arretium, il frenetico controordine alle truppe lanciate verso Mediolanum non giunse in tempo; il capofazione nemico cadde nell’estrema difesa della piazza cittadina.
Inetti a maneggiare il ferro, gli Iulii si mostrarono più abili con l’oro; poco prima di essere espulsi dalla loro capitale, seppero comprarsi la fedeltà di Patavium.
Per nostra fortuna, Patavium e Segesta difettavano delle grandiose caserme cui quelli erano abituati sicchè, nelle stagioni successive, poterono mandarci contro solo miserabili formazioni di contadini e guardie cittadine, di cui facemmo un sol boccone; noi, ad Arretium, riuscivamo ad equipaggiare anche i primi arcieri, e nuovamente ci impadronimmo di Segesta.
Ma l’epoca dei nostri grandi trionfi nella penisola sembrava volgere al termine; gli Iulii riuscirono infine a radunare una possente armata, con largo apporto di mercenari, e con quella assediarono Mediolanum; una formazione ancor più temibile, con le insegne verdi dei Valeri, si presentò alle porte di Ariminum.

(frammento datato 248 a.c.)




30/09/2008 13:54
 
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se vuoi qualche falange seleucide in appoggio io so pronto [SM=x535719] . Tieni duro in Italia e stai sulla difensiva contro gli Iberici che da quanto ho sentito ti hanno strappato la penisola iberica. Dovrai tuttavia affrettarti a prendere la Spagna perchè presto, almeno credo, i cartaginesi invaderanno gli iberici e ti sarà difficile contrastarli. Poi c'è la questione della riforma di mario, devi annientare i romani prima di questo evento perchè altrimenti sarebbe troppo duro sconfiggerli



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06/10/2008 15:26
 
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dai prosegui questa cronaca t prego.... [SM=g27817]



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07/10/2008 12:52
 
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La nostra guarnigione di Ariminium diede grande prova di valore, e cadde sino all’ultimo uomo sotto l’attacco di quella forza soverchiante.
Temevamo che la stessa cosa sarebbe accaduta a Mediolanum, ma Cunobelino l’Onesto seppe far fronte all’impossibile. Aveva al suo comando meno di mille uomini, ed i romani oltre il triplo. Comprendendo di non poter bloccare i numerosi varchi che sarebbero stati aperti nella fragile palizzata, egli schierò tutti i suoi guerrieri nelle interne vie del borgo; qui attesero i romani a lance spianate, e li accolsero con terribili urla di guerra e pioggia di giavellotti; l’incitamento e le cariche del generale impedirono al nemico di sfondare, e lo fecero vacillare; poi il duce romano volle incitare i suoi con l’esempio, ma venne disarcionato e fatto a pezzi; quelli si scoraggiarono del tutto e, rotte le file per darsi alla fuga, si esposero al massacro; ne scamparono solo una cinquantina.
Similmente andarono le cose ad Alesia quando, poco tempo dopo, dovette sostenere l’urto di due eserciti britanni; di uno di questi sopravisse un solo uomo.
Ma eravamo troppo pochi e troppo poveri per sostenere a lungo la pressione di quattro popoli bellicosi, tutti bramosi delle nostre terre; fummo estromessi dall’Iberia e dalle coste atlantiche, e dei restanti borghi di Gallia solo la capitale avrebbe potuto opporre valida resistenza.
La scomparsa dei Celti era scritta nelle stelle, ma gli astri non specificavano come e dove; il finale lo avremmo scritto noi, e non ci saremmo rassegnati ad una lenta agonia.
Una parola d’ordine fu passata a tutti i guerrieri: fate la vostra cassa per il mezzogiorno, si lascia la terra degli avi per concentrarci a Mediolanum, lasceremo indietro solo pochi contadini per conservare i nostri borghi finchè sarà possibile.
Secondo il piano originario, la grande armata degli esuli avrebbe dovuto riprendere Patavium; ciò avrebbe cancellato dalla storia gli Iulii, che non avevano saputo conservar Segesta da una rapida incursione partita da Arretium; ma ora era proprio Arretium ad essere minacciata, per cui accorse in suo soccorso liberandola dall’assedio.
Disponendo colà di due grandi eserciti, ritentammo l’impresa fallita anni prima: forzammo il passaggio del Tevere, ed assediammo Roma su due lati. Ci lanciammo all’attacco non appena furono pronte le prime torri mobili ed arieti, che il rischio di esser attaccati da tergo e una pestilenza scoppiata fra le truppe non consentivano di affamarla. Eporedorige, che con i suoi fu il primo a entrare, trovò la morte, ma la città fu nostra; così il cinghiale mangiò SPQR.
Or la città è nostra da diversi anni; l’abbiamo difesa più volte ridicolizzando ogni tentativo di riconquista compiuto dalle famiglie romane del resto d’Italia; ma non possiamo allontanarcene, ed il nostro mondo si riduce a questo: una cinta di mura fastose, perché rabberciate con marmi pregiati sottratti a terme e templi, difesa da guerrieri irriducibili ma senza speranza di trovar rimpiazzi per i troppi vuoti nelle loro schiere.
Roma sarà la città del nostro eterno riposo.

(frammento datato 230 a.c.)




07/10/2008 13:34
 
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perchè non sposti la capitale a Roma?



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07/10/2008 23:35
 
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L'ho fatto, e comunque sarebbe successo automaticamente quando fosse rimasta la mia ultima città; ho dimenticato di dire che ho perso Arretium poco dopo aver preso Roma. Mediolanum sarebbe ancora mia, ma è un modesto borgo con palizzata, difeso solo da un pugno di valorosi.

Questa campagna è stata un totale fallimento strategico, e con due soli insediamenti in pesante deficit non ho speranze; non c'è più un soldo nemmeno per riaddestrare i malridotti veterani. Una fulminea razzia nelle città vicine avrebbe potuto rimettere in sesto le finanze, ma non c'è stato modo di portarla a termine; ho fatto qualche tentativo, ma sono sempre stato costretto a fare dietrofront per salvare le mie ed evitare di scomparire dalla carta geografica.

Preferisco chiudere la cronaca - e la partita - con l'eroico tramonto dei Celti; la notte, inevitabilmente, calerà fra poco.

A livello tattico mi sono cavato grandi soddisfazioni, malgrado le modeste risorse militari a disposizione; i galli avrebbero buone potenzialità, ma i nemici sono tanti e i soldi pochi. Il reclutamento di truppe di elite (e arcieri, di cui sentivo molto la mancanza) mi è stato possibile solo dopo aver catturato le grandi caserme e campi di tiro romani; troppo tardi.




08/10/2008 13:32
 
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comunque se puoi fai un'altra cronaca su rome che sono belle, una bella sarebbe su Macedoni i Parti o altri ancora



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08/10/2008 17:32
 
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hai osato troppo volendo prendere Roma, subito dopo pochi turni ed eliminare gli Iuli, ti sei inerpicato in una guerra troppo lunga e logorante; ma hai critto una campagna memorabile, come al solito [SM=g27811]



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09/10/2008 23:30
 
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Vi ringrazio.

Credo proprio che insisterò un altro po' con Rome, visto che al momento sono influenzato da un testo di storia che sto leggendo (quello citato nella sezione annales).

Forse proverò proprio i Parti, che hanno una economia iniziale anche più disastrata dei Galli; i Macedoni dovrei sbloccarli via script, perchè non mi risultano disponibili.




10/10/2008 10:06
 
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sblocca il senato via script; io non c'ho mai giocato, ma sarebbe da provare [SM=g27811] anzi dato che ci sei prova una campagna con loro, io sarei felice di leggerla per curiosità [SM=g27822]

ciao



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10/10/2008 13:39
 
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i parti però sono molto forti, grazie ai catafratti(l'ho constatato di persona con i seleucidi sigh.. [SM=x535710] )



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11/10/2008 00:18
 
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I Parti sono forti se hanno i catafratti; ne hanno alcuni all'inizio, ma non le strutture per necessarie per rimetterli in efficienza ed addestrarne altri (per cui ci vuole tempo e denaro).

Sarà fatto il volere di Mashiminu.




11/10/2008 10:42
 
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molto gentile, nobile Bertavianus [SM=g27811]

sarò lieto di leggere la cronaca della città più potente del mondo antico [SM=g27811]



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