Veneta historia.

Vi narrerò la storia di Venezia che fu fatta grande, ma se si parla di Venezia si parla anche dei Selvo che ne furono figli ma anche padri e sposi affettuosi.

Vi narrerò della benedizione che colpì questa arida spiagga adriatica negli anni nebbiosi di un tempo chiamato Medioevo.
Vi narrerò di Domenico il Timido che visse come un faciullo e come esso visse incerto e spaurito.
Vi narrerò di della rabbia di Alessandro il Cavalleresco, e della morte di Barbo il Buono.
Vi narrerò di del onorevole Bartolomeo il Santo e di suo figlio Benastuto.
E in fine se vorrete ascoltere un povero vecchio vi conterò della forza di Antonio Lo Sfreggiato e della lealtà di Riccardo lo straccione.

Era il 1080 su per giù, Venezia poggiava su terre sparse e poco difendibili, la polis ellesse a sua difesa un uomo giusto e cortese, Domenico selvo.

Con la seggezza dei re antichi che prima di lui regnarono su queste membra, decise di non esporre la fragile terra veneta a nessun percolo, ed or quindi di non mostrare nessuna spavalderia,liberò Zagabria e spinse la repubblica verso un consolidamento economico e amministrativo.

Se nei giochi della moneta era abile e furbo più di qualdunque veneziano, della guerra ne aveva profondo terrore.

La vita impone difficili scelte, il consiglio repubblicano avanzò la proposta di prendere durazzo e lui non se ne potè sottrarre.
Mando il suo ultimo figlio, Alessandro.

Durazzo liberata divenne ben presto un piatto ricco di cui Costantinopoli volle cibarsi.

Le paure divennero certezza e per l'ultimo dei Selvo era spacciato, ma non abbaite timore lui sopravvisse.

Per due volte i bizantini assediarono, e per due volte, con solo tre unità di mercenari slavi ed una di arcieri dei balcani difese l'Epiro e le sue città furon salve.

Il terzo assedio. L'mperatore non gradiva l'essere ridicolizzato.

Nove eran gli stendardi della guardia varangiana ed uno di arcieri di bisanzio, che cingevano la piccola città di Durazzo.

I rinforzi appena giunti da Ragusa sembravan poca cosa, ma Barbo il bello che faceva girar la testa a tutte le veneziane, non si perse d'animo e spronò il padre Alessandro.

Difficile dimenticare, il conto di quella battaglia ancor oggi viaggia di corte in corte e si infittisce sempre più di nuovi perticolari.

Gli arcieri fedeli al Cavalleresco spararon frecce che come dolci fanciulle di trapassaron cuori e tempie, e Il Selvo con la sua cavalleria mietè gli uomini di Costantinopoli come grano in luglio.

Ahimè.Non vi fu solo la felicità della grande vittoria, ma anche la rabbia e la disperazione per il corpo senza vita del giovane Barbo, rispettato dagli uomini ed amato dalle giovani.

LO stesso cielo piense la dipartita del Buono.

Adesso non eran solo affari, il padre dello sventurato non poteva dimenticare.

Cadde Tessalonica.

Cadde Corinto.

Cadde Rodi.

Una manciata di passi mancavan, alla capitale dell'impero, e come le altre città era ben poco difesa, ma i cavalli furon fermati, e i fuochi spenti. Pensò a Rccardo Cuor di Leone ancheggli ad un passo dal sogno si ritirò.

Il Doge era morto.

Nella sua vita vissuta da fanciullo appoggiò la rabbia dell'ultimo dei suoi figli e pianse per la perdita di suo nipote.

Con il nuovo Doge arrivò una nuova politica, di accordo e di pace.

Allessandro caricò il suo stomaco sulle spalle e lo riportò a Tessalonica .

Continua...