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Cronache della steppa

Ultimo Aggiornamento: 25/08/2008 23:32
22/08/2008 01:27
 
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Nell’ultimo scorcio del secolo XI il Granduca di Russia è signore unicamente di Novgorod; la città è relativamente prospera, ma la scarsa popolazione del granducato, benchè di fede ortodossa, si ritiene soggetta ai capricci di una divinità pagana chiamata Sfigovna. Il proposito del sovrano, che vorrebbe arrivare a dominare un vasto impero comprendente Costantinopoli e Gerusalemme, viene segretamente considerato poco men che folle.
Nel giro di trent’anni, coprendo vaste distanze e conducendo prolungati assedi con scarse truppe, le armate del Granduca riescono ad impossessarsi di Mosca, Smolensk ed Helsinki; nessuno di questi insediamenti ribelli viene saccheggiato, ritenendosi preferibile allo scarso bottino un maggior numero di sudditi vivi ed operosi.
Nel 1134 risulta evidente che ogni ulteriore espansione comporterà un conflitto con i Polacchi; poco dopo il nuovo Granduca scatena le ostilità con la presa di Riga.
Degna di nota è l’impresa del Principe Miroslav, che muove dalla capitale alla volta di Kiev, raccogliendo consistenti rinforzi presso il castello di Smolensk; si apre la strada attraverso bande di ribelli, e poi trova la via sbarrata da una piccola armata di cavalleria polacca a presidio del ponte, la travolge a passo di carica come, pochi giorni dopo, travolge le difese della ricca città murata dopo averne sfondato le porte con una balista.
Il sacco di Kiev, che resta comunque assai prospera, fornisce i mezzi per nuove opere edilizie a Novgorod e Mosca; l’espulsione della locale gilda dei ladri richiama, invece, l’attenzione della ben più onorabile gilda dei mercanti.
Nel 1168 l’armata del governatore di Mosca ingaggia i polacchi presso Ryazan; la vittoria in campo aperto consente l’assedio del castello in cui, grazie a sapiente opera di spionaggio, subito si entra a passo di carica travolgendo i superstiti della precedente battaglia.
Il decennio successivo vede un patto di alleanza con i Bizantini, ed una serie di vittorie contro eserciti assedianti, o in avvicinamento, a Kiev (polacchi) ed alla capitale (danesi).
Nel 1188 hanno luogo due eventi cruciali.
Ivan il Pazzo è attaccato da forze polacche mentre ne assedia la guanigione di Vilnius; le forze riunite del nemico risultano leggermente superiori per numero e qualità, ma non vuole cedere il campo e rinunciare all’impresa; la sua armata si schiera sul modesto rilievo alle porte di un monastero, fanti avanti e tiratori indietro in posizione più elevata; resta occultata al nemico sin quasi al momento dell’impatto, e ne fa sì completo scempio da poter poi entrare nel castello rimasto totalmente indifeso.
Vorislav quasi raddoppia il colpo, ingaggiando forze polacche dirette a Thorn ed attirando la sua guarnigione in campo aperto; ottiene una grande vittoria, ma gli scampati sono ancora in grado di difendere le mura.
Pone l’assedio, ma altri due eserciti polacchi lo raggiungono sotto le mura; accetta lo scontro, e di tre formazioni scese in campo ne annienta due; ma lo sforzo è troppo, ed è costretto infine a ritirarsi e ripiegare su Riga.
L’anno 1180 si chiude con Vilnius assediata dai Polacchi, ed una armata magiara in avvicinamento a Kiev; questi sono “neutrali”, ma si sospetta non lo resteranno a lungo.
La difesa di Kiev e Vilnius sono la prossima sfida da affrontare; sarebbe anche possibile muovere contro Bulgar, ultimo insediamento ribelle noto, ma forse non è saggio addentrarsi tanto nelle profondità della steppa.






23/08/2008 12:14
 
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Vilnius ha respinto gli assedianti, facendone strage ed arricchendosi col riscatto; l’armata magiara si dilegua chissà dove. Un’agguerrita armata danese scompare tra i flutti, quando la flotta di Novgorod intercetta le sue navi presso la costa finlandese; le navi russe sono distrutte di lì a poco, ma il vero pericolo è stato scongiurato.
Il 1206 vede la cocente sconfitta di Ivan il pazzo, ad opera dei polacchi, nei boschi fra Vilnius e Thorn; l’onta viene vendicata quattro anni dopo da Mikhail.
Lo stesso generale prosegue la sua marcia fino alla fortezza polacca di Halych, dove sperava di trovare le porte aperte; questo non accade, ed è costretto a cingere l’assedio. L’arrivo di rinforzi nemici lo costringe a ritirarsi, per non essere preso in mezzo fra due armate; ma poi sconfigge senza problemi gli inseguitori e ritenta l’impresa.
La storia sembra ripetersi nella primavera del 1220, quando un’altra formazione sconosciuta si fa sotto e lo assale; i pronostici non sembrano favorevoli perché, pur avendo una certa superiorità numerica, dispone perlopiù di fanterie di modesta qualità ed a ranghi ridotti. Accetta comunque lo scontro, disponendo l’intera armata sulla sommità di una collina; la prima a farsi sotto è una modesta armata composta da due unità di balestrieri e due artiglierie; i suoi arcieri a cavallo la tormentano col tiro da quota più elevata, e infine la spazzano via con una carica finale. Il re Polacco giunge sul campo in ritardo, con forti formazioni di cavalleria da urto, più una singola catapulta che gli è solo di impaccio, visto che i suoi due serventi non riescono a spingerla in salita. Si determina una situazione di stallo, perché i Russi non osano abbandonare la loro forte posizione difensiva, ed i Polacchi non intendono sacrificarsi caricando in salita; alla fine della giornata sono costretti a ritirarsi e perdono la fortezza. Coi frutti del suo saccheggio si potenziano le strutture economiche e difensive delle città principali; i castelli di Smolensk ed Helsinki vengono convertiti in insediamenti civili.
Il decennio 1230/1240 è decisamente tormentato.
La fantomatica orda mongola, di cui sinora si avevano solo vaghe notizie, viene avvistata nella regione di Ryazan; di lì a poco assedia il castello.
Il Granduca decide di impossessarsi della fortezza magiara di Iasi, trampolino di lancio ideale per una futura marcia verso Costantinopoli; vi riesce, sia pure a prezzo di una autentica carneficina, ma perde Halych, sguarnita per fornire le truppe necessarie all’impresa. In ogni caso, i Polacchi riprendono possesso di un guscio vuoto, perché ogni ricchezza era stata evacuata al loro apparire.
Misteriosamente, i Mongoli rinunciano all’assedio in corso e rifluiscono verso est; un pope ed una spia, sguinzagliati sulle loro tracce, li ritrovano nei pressi del castello ribelle di Bulgar; parte delle loro armate sembra intenzionata a percorrere la via più a nord, che porta direttamente a Mosca.




23/08/2008 20:12
 
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Bella cronaca ma attento ai mongoli
Lascia perdere per adesso tutti i fronti(anche quello anbizioso su Costantinopoli) e concentrati sui mongoli ad est con l'invio di forti contingenti che devi mettere dietro delle mura. Ho provato ad affrontarli in campo aperto, un massacro, ne ho uccisi molti ma non gho avuto speranze. Dietro solide mura in qualche modo qualche possibilità ce l'hai. Ah, e, non per impensierirti, ma ci sono anche i tartari che minacciano.... [SM=x535700]



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« So che avrei vantaggi se abbandonassi la città, ma via non posso andare... Non vi lascerò mai. Ho deciso di morire con voi! »

« Da oggi Latini e Romani sono lo stesso popolo, uniti in Dio, e con l'aiuto di Dio salveremo Costantinopoli. »



« Darti la città, non è decisione mia né di alcuno dei suoi abitanti; abbiamo infatti deciso di nostra spontanea volontà di combattere, e non risparmieremo la vita. »



23/08/2008 23:59
 
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Saggio consiglio, buon cavaliere; in effetti non cerco lo scontro in campo aperto, voglio incontrarli al riparo di solide mura o, in alternativa, contendergli il passaggio di un ponte.

Essendo essenziale sapere dove e quando colpiranno, il buon pope e la mia spia seguono l'orda passo passo.
Avuta certezza che i Mongoli muovono verso la fortezza turca di Starkel, molte truppe russe lasciano le provincie più setentrionali per concentrarsi presso Kiev, area più probabilmente minacciata dopo la scontata sconfitta dei turchi.

Ma Kiev non sarebbe in grado di reggere l'urto a meno di sviluppare solide difese fisse; occorrono, come minimo, grandi mura e torri con baliste. La città è prossima a poterle acquisire, ma le finanze del Granducato sono esauste.

Per questa ragione si pianificano due imprese ardimentose.
Nel 1258 il generale Tvorimir si apre faticosamete la strada verso Breslavia, che si vorrebbe saccheggiare; sostiene e vince un paio di battaglie ma, vedendo affluire in città consistenti rinforzi, torna indietro e si nasconde fra i boschi.
Il genrale Karzich esce da Iasi per disperdere una formazione polacca, che da sola costituirebbe una minaccia trascurabile, ma che potrebbe accrescere la forza di un esercito che si sta avvicinando da altra ditrezione; dopo averla sbaragliata, si accorge che la grande città di Bucarest è scarsamente difesa, e si precipita a cingerla d'assedio.
Karzich trova la morte sotto quelle mura, per mano di un vile assassino, ma le sue truppe sciamano nella città e la mettono a sacco.
Nello stesso anno, è il 1262, Tvorimir scampa fortunosamente all'aggressione di un altro perfido sicario; poi si precipita contro la fortezza di Thorn, che i Polacchi hanno stupidamente sguarnito; la spia insinuatasi da anni apre le porte, e la piazza è subito sua.

Nel frattempo, la spia Grichim ed il pope Stanimir osservano le prime fasi dell'assedio di Starkel; i russi oppongono all'orda una solida guarnigione e due eserciti in campo aperto; si spera che vendano la loro pelle ad altissimo prezzo...




25/08/2008 20:54
 
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I migliori auguri contro la feccia Mongola
Orda a parte, con chi sei conflitto e con chi sei invece alleato?
25/08/2008 23:32
 
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Come alleati, potevo contare da tempo sui Bizantini cui, più recentemente, si sono aggiunti i Turchi.
Questi si sono battuti bene con l'Orda che, dal canto suo, ha manifestato una notevole indecisione; di fatto, sono pasati vari anni prima che si decidesse ad espugnare la loro fortezza, senza poi curarsi nemmeno di occuparla.
C'è stato tutto il tempo per dotare Kiev di buone difese ma, in definitiva, temo di aver sbagliato la politica di investimenti.
La città li ha accolti gonfia di truppe, e con torri con baliste, ma questo non è bastato a fermare la dozzina di potenti eserciti sciamati oltre i due ponti (ne potevo tenere uno, non entrambe).
Col senno di poi, posso dire che sarebbe stato meglio concentrarmi sullo sviluppo delle varie cittadelle nelle provincie di confine, senza sprecare denaro e vite per una difesa quasi impossibile.
Poco dopo il collasso di Kiev, l'impero russo si è trovato spezzato in due tronconi senza comunicazione; ciò non solo per via dei Mongoli, ma anche di Danesi, Polacchi e Veneziani che, col pretesto di una crociata, si sono messi a scorrazzare dappertutto fuorchè in direzione di Antiochia.
L'area a Nord è rimasta relativamdente tranquilla, benchè un pò ridotta dalla perdita delle provincie baltiche; più a sud è successo di tutto e di più, fra epici scontri e sordidi delitti (commessi e subiti).
Un breve periodo di possesso di Vienna, presto persa a seguito di ribellione, mi ha insegnato una cosa interessante; con l'avvento della polvere da sparo, i Russi non hanno bisogno di grandi caserme per arruolare archibugieri; per loro bastano le mura maestose.
La situazione attuale è troppo compromessa per sperare in qualcosa di più dalla mera sopravvivenza.
Vado a ritemprarmi in montagna e, probabilmente, ci riprovo dopo.




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