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Cronache di Guerra - Fatti d'arme

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2009 19:38
24/02/2009 10:30
 
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L'agonia di Gerusalemme - parte II
L'armata di Kitbuga l'iracondo, forte di quasi 1500 guerrieri, scattò all'assalto attraverso le brecce con la certezza della vittoria.
Perse solo pochi minuti per sopraffare la cinquantina di balestrieri che, dall'alto delle mura, la infastidiva col tito proprio e delle baliste; poi si avventò contro i centosettantacinque lancieri e cavalieri crociati che tentavano di negarle l'accesso in piazza.
Lo schieramento predisposto da Blasio iniziò subito a vacillare sotto quella spinta incontenibile, sicchè il generale veneziano lo fece subito rinforzare dai superstiti uomini montati; lui stesso ovette impegnarsi nel corpo a corpo contro i cavalieri nemici che, filtrando fra i difensori, minacciavano di mettere a tacere per sempre il tiro della catapulta e degli ultimi arcieri.
Non vi fu tempo per alcuna finezza; man mano che arrivavano i rinforzi, settecento uomini esausti per la corsa a perdifiato, si gettavano tutti nella caotica mischia. Solo agli arcieri venne risparmiata tale ordalia, e poterono svolgere il loro naturale ruolo.
Come Dio volle, le loro saette riuscirono infine a cogliere Kitbuga, e l'impeto del nemico andò scemando; fu colpo provvidenziale, perchè le forze cristiane erano già allo stremo, e non vi era quasi più uomo in grado di impugnare lancia o spada.
Due artiglieri continuarono impavidi il tiro fino a che l'ultimo rimasto si trovò impossibilitato a proseguire; a quel punto, estrasse il pugnale e si gettò nella mischia, dove morì da prode.
Infine non rimasero che Blasio, unico uomo a caallo, e i 130 tiratori superstiti di quattro unità; ma i mongoli non erano messi meglio e, dopo aver tentato un'ultima carica, si diedero alla fuga.
Sopravvissero alla pugna duecentoottantotto cristiani figli della serenissima, cui toccò il triste compito di seppellire i commilitoni e smantellare le opere che sarebbero presto cadute in mano al nemico.
Il quinto assalto li vide cadere tutti sul sagrato della chiesa.




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