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Strategie di battaglia

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2009 19:58
22/04/2005 16:08
 
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Se vi puo interessare.............
riporto qui un vecchio post che avevo scritto tempo fa sulla Legione Romana anche se credo che già molti ne conoscano la storia sempre meglio un ripasso. Non me ne voglia Santelia.
Incomincio:

La nascita della Legione romana
La legione romana costituita con la riforma serviana, era formata da 60 centurie di fanteria di linea (iuniores), dalla fanteria leggera (velites) e dalla cavalleria. L'esercito fu poi sdoppiato in due legioni, forse con l'istituzione della dualità consolare, ogni legione ebbe, rispetto a quella unica, gli effettivi dimezzati, pur conservando gli stessi quadri (3000 fanti su 60 centurie, invece dei 6000). La legione anticamente combatteva a falange; nella prima fila i principes, meglio armati, e dietro ad essi gli hastati; ben presto però fu ordinata su tré linee distanziate: nella prima gli hastati (1200), i più giovani; nella seconda i principes (1200), gli uomini di media età, nella pienezza delle forze e dell'esperienza; nella terza i triarii (600), i più anziani. Le centurie (di 60 uomini per le due prime linee e di 30 per la terza), riunite tatticamente due a due, formarono per ogni linea 10 manipoli. Il manipolo ebbe due capi centuria, di essi il più anziano comandava la centuria di destra e l'intero manipolo; a ogni manipolo facevano parte inoltre 40 veliti. Alle ali dello schieramento di una o due legioni si disponeva la cavalleria.

Gli ufficiali superiori delle legioni erano i tribuni militium, originariamente capi di contingenti forniti dalle tré tribù romane, saliti da tré a sei, che potevano essere incaricati dal console di funzioni tattiche, ma che normalmente sovrintendevano al servizio interno e comandavano collegialmente la legione a turni mensili di due per volta. Con la II guerra sannitica, nell'intento di far fronte a situazioni eccezionali, si creò una terza legione intorno al 310 a. C. Le legioni furono cosi stabilmente portate a 4, due per console. I contingenti alleati si schierarono alle ali. La mobilitazione, il congedo, la ripartizione delle legioni erano ogni anno stabiliti dal senato. Ancora all'epoca di Polibio era ritenuto normale il numero di 4200 fanti per legione, ma salì, al tempo di Mario a 6200, poi fu abbassato tra 4 e 5000. La coorte, composta di tré manipoli, appare già con Scipione l'Africano e diviene con Mario l'unità tattica elementare, 10 coorti formavano la legione. Dopo la guerra sociale del 90-80 a. C., ammessi ormai gli alleati alla piena cittadinanza romana, non ebbero più ragione d'esistere le ali degli alleati; l'esercito fu costituito da parecchie legioni con auxilia di fanteria leggera e cavalleria non cittadine.

La riforma di Mario
Caio Mario aveva raccolto il suo esercito per la spedizione in Africa, durante la guerra Giugurtina, affidandosi all'arruolamento volontario. Questo era il primo atto di una più vasta riforma militare che il console riuscì a portare a compimento attorno al 104 a.C.

Fino ad allora, l'esercito romano era stato una sorta di guardia cittadina: i soldati erano reclutati in base a un censo minimo fra la vasta popolazione contandina e terminata la campagna ritornavano alle loro occupazioni pre-belliche. Gli schieramenti sul campo di battaglia risentivano di questa organizzazione, l'esercito era solitamente schierato su tre linee: gli astati (fanteria popolare dotata di asta), i principi e i triari. Ovviamente, fra le tre file, i meno addestrati erano i contadini astati, che costituivano il grosso dell'esercito.

L'esercito di Mario era invece reclutato su base volontaria e non attingeva solo ai cittadini romani al limite di censo, ma anche alle popolazioni italiche alleate e ai proletari nullatenenti. I soldati erano così maggiormente vincolati alla loro paga e alla spartizione dell'eventuale bottino di guerra, il loro addestramento era più severo e più uniforme, indipendentemente dalla classe di provenienza.
Dalla divisione in astati, principi e triari, si passò allo schieramento fondato sulla coorte. Una coorte era formata da 600 uomini, suddivisa in 3 manipoli da 200 uomini, a loro volta formate da due centurie da 100. Una legione era formata da 10 coorti (6.000 uomini). Inoltre furono istituiti corpi scelti e altamente specilizzati, utilizzando le capacità delle popolazioni locali (ad esempio, gli arcieri delle Baleari).

Fu migliorato anche l'equipaggiamento. La fanteria fu dotata di pilum (un giavellotto leggero), in sostituzione dell'asta, e di gladio (spada corta a doppio taglio e da punta) e di un pugnale. La difesa era affidata ad uno scudo rettangolare ricurvo, mentre dopo le guerre con i Cimbri e i Teutoni si cominciò a fare uso delle spalliere in metallo.

I legionari vennero chiamati anche "muli di Mario", poiché portavano sulle spalle uno zaino in cui si trovava una sorta di dotazione di sopravvivenza (trovata rivoluzionaria ai tempi) e poiché erano spesso sottoposti a marce di addestramento e a lavori campali (nel gergo odierno si direbbero lavori da "genieri"). In questo modo le truppe erano costantemente occupate e preparate alla battaglia evitando così la possibilità di pericolosi rilassamenti fisici e mentali.

La riforma, oltre che a rafforzare la macchina da guerra romana, sortì un effetto particolare forse non del tutto previsto da Mario: con la specializzazione dell'esercito e la promessa del bottino di guerra, gli eserciti si vennero a legare sempre di più alla figura del proprio comandante, che poteva disporre così di un gruppo di uomini armati fedeli e allettati dalle promesse di bottino e di gloria, aspetto che di fatto indebolirà sempre di più il potere civile in favore di quello militare (la storia imperiale è infatti storia di generali diventati talmente potenti da cancellare il potere della classe senatoriale).

Le Legione nel tardo impero
Le legioni romane, che durante le guerre civili erano salite a 45 circa, alla morte di Augusto erano 25 (durante l'Impero furono di solito intorno a 30). Augusto volle che fossero composte di cittadini romani, lasciando ai provinciali e ai federati la funzione di auxilia; ma già con Vespasiano gli effettivi inclusero dei provinciali e con Adriano il reclutamento avveniva quasi per intero nelle regioni in cui le legioni avrebbero preso stanza. L'età minima del legionario era normalmente di 17-20 anni, il servizio sotto Augusto durò dapprima 16 anni, poi 20, dopo la sua morte si abbassò dapprima 16, quindi di nuovo 20 anni. La legione ebbe da Augusto un comandante permanente col titolo di legatus (Augusti) legionis, solitamente un senatore di rango pretorio.

Sulle insegne, oltre all'aquila, che da Mario in poi fu l'emblema sacro di ogni legione, erano riprodotti animali, simboli di divinità protettrici. Le legioni furono distinte anticamente con un numero variabile d'anno in anno, a seconda del posto assunto; ed ebbero poi (ufficialmente nell'età imperiale) nomi di varia origine: da divinità (Apollinaris, Martia); da località in cui si erano distinte (Gallica, Macedonica); nomi onorifici (pia, fidelis, constans); il nome imperiale aggettivato (Commodiana, Severiana), o altri nomi di incerta spiegazione (Ferrata, Rapax), ecc. Diocleziano e Costantino divisero le forze armate in esercito di campagna (truppe palatinae, della guardia imperiale; comitatenses, del comitatus dell'imperatore) ed esercito confinario (truppe riparienses, limitaneae). Nel 5° sec. si ricordano 175 legioni, ma esse sono ridotte di numero e d'importanza. La legione romana era un esempio perfetto di cooperazione, nel campo tattico, tra le varie armi. I velites manovrando in mezzo ai manipoli preparavano l'attacco; il primo urto col nemico era riservato agli hastati, i principes, meglio armati, dovevano intervenire nel prosieguo della azione; i triarii costituivano infine le riserve, che venivano fatte intervenire nella lotta soltanto in caso di bisogno.


Spero vi sia piaciuto.



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Baroni, date a pegno
Castelli, borgate e città,
piuttosto che cessar di guerreggiare l'un l'altro.

Ser Bertran de Born.

In Guerra gli eroi ci sono da entrambe le parti.


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