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Strategie di battaglia

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2009 19:58
22/02/2005 10:46
 
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Ciao a tutti sono nuovo e gioco a RomeTW da una settimana circa, volevo sapere le vostre strategie di battaglia per perfezionare la mia.[SM=x535685]

In prima linea schiero Gli Hastati di solito 5 coorti affiancate, in seconda linea i Principi (solidi come roccia[SM=x535685]) come supporto e in terza linea i Triari per le situazioni veramente crtiche.Gli equiti o la cavalleria pesante nelle ali cosicchè possano aggirare l'esercito nemico e falciare le retrovie nemiche dove di solito c'è il generale, oppure effettuare la tecnica "Incudine martello" tecnica macedone che consiste nell'aggirare l'esercito nemico e attaccarlo alle spalle (martello) in modo da spingerlo verso i legionari schierati (incudine).
Gli arcieri e i veliti li uso prima di effetturae tutto ciò per sfiancare l'esercito prima dello scontro e per creare buchi tra i ranghi.I mastini non sono ancora riuscito a capire come possano essere usati, me li ammazzano tutti[SM=x535696]
Queste tecniche ovviamente funzionano molto bene contro i Galli, i Germani, gli Iberici e altri barbari.

Qualcuno può consigliarmi come sterminare facilmente gli elefanti Cartaginesi[SM=x535715] ?????

22/02/2005 11:43
 
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ciao benvenuto
x gli Elefanti, usa i veliti e le frecce incendiarie.

La tattica che usi va bene, solo che tre linee (stile Roma pre-Maio) sono un po' inutili, mettili tutti su una linea in unità da 4/5 file e tieni una piccola riserva (1/2 unità, anche di cav) per tappare i buchi.



22/02/2005 12:04
 
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Una linea dici?non c'è pericolo che i ranghi in qualche punto possano cedere?Magari in seguito ad una carica di cavalleria?
22/02/2005 13:13
 
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sara' che io sono patito delle falangi e uso quasi solo popoli greci...
faccio fronte compatto di falangi(almeno 7) schierate in almeno 6 file.dietro o davanti a seconda del nemico 6 arcieri o 4 arcieri e 2 peltasti (ma solo se ben upgradati) e il resto cava in gruppi di tre per fare l'incudine e il martello o per scacciare tiratori. dietro lascio il generale e una o due cava per contrastare gli aggiramenti.se usi i selucidi sono ottimi i carri sciti, specialmente all'inizio fanno sfracelli.

se invece ti cimenti con parti o sciti puoi contare solo sulla cava e arcieri a cavallo.

con gli armeni arrivi anche ad addestrare i legionari che sono buoni, specialmente coi catafratti che coprono.
22/02/2005 17:03
 
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Re:

Scritto da: -Quintus- 22/02/2005 12.04
Una linea dici?non c'è pericolo che i ranghi in qualche punto possano cedere?Magari in seguito ad una carica di cavalleria?



Intendo le unità disposte su un'unica linea. Le singole unità saranno poi profonde 4/5 file.
Se non vuoi sfaldare lo schieramento una volta in mischia o non vuoi che le unità inseguano, metti "modalità presidio".
Se una linea si sfalda ci mandi la riserva.

Se mettessi la fanteria che hai a disposizione su tre linee, ridurresti di molto il fronte d'attacco e verresti accerchiato più facilmente.



22/02/2005 20:25
 
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Mi sa che i veliti non sono un gran che... a mio parere sono uno spreco di tempo, spazio e denaro... penso siano meglio gli arcieri...

Gli hastati sono un pochino fragili... meglio se li elimini e ti dai ai principi...

Un alternativa contro gli elefanti dovrebbe essere quella di allargare i ranghi mentre caricano (così colpiscono meno soldati) e poi, quando sono in mezzo alle tue linee richiuderle di colpo... in modo che si trovino completamente circondati da legionari e si trovino costretti a combattere in mischia, senza poter tornare alla carica (che è più devastante...)
Questa tattica dovrebbe funzionare bene (anzi, ancora meglio) contro le bighe...

Saluti
RedBaronRB




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Le regole della Grande Casata Telvanni:
"Se rubi ad un Telvanni e continui a vivere, chiaramente meriti di tenere qualsiasi cosa tu abbia rubato. L'assassinio dei tuoi nemici attraverso la magia e l'inganno è la maniera tradizionale di portare a termine le dispute. Se vinci, chiaramente avevi ragione. Puoi essere espulso, come in qualsiasi altra Grande Casata, ma la maggior parte dei Telvanni non se ne cura o nemmeno lo viene a sapere."
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Jyggalag? Chi è?
Il principe Daedrico dell'ordine. O dei biscotti? No, no. Dell'ordine.. umpf... E non nel senso buono. Cupo, pallido, morto. Noioso, noioso, noioso...
------
La Grigiamarcia arriva e Jyggalag avanza. O corre. Non salta, non sgattaiola, non passeggia mai. Principalmente distrugge tutto quello che vede.
-Lord Sheogorath
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Una mano lava l'altra... e tutte e due lavano i piedi....

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Qualsiasi civiltà che sacrifica un pò di libertà per una maggiore sicurezza non si merita nessuna delle due cose e le perde entrambe.
-Benjamin Franklin
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RedBaronRB scrive:
hai sboccato?
CazzZ & Kazoo!!! scrive:
no, non sbocco mai io ...
RedBaronRB scrive:
stomaco di ferro!!
CazzZ & Kazoo!!! scrive:
con tutto quello che costa l'alcol col cazzo che lo butto fuori... (questa è la mia teoria)
22/02/2005 20:58
 
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Non male come idee.Gli Hastati non sono molto resistenti però essendo unità di fanteria leggera possono attaccare con i Pilum, sicuramente servono per creare scompiglio nelle file nemiche e magari sfoltire un pò i ranghi.
I Veliti non sono male però hanno la pecca di avere i giavellotti limitati, anke se non ho mai creato danni considerevoli.
Certo che gli elefanti sono proprio tosti, per contrastarli uso per di più i Triari.I ranghi dei Principi non devono cedere li tengo sempre compatti, li faccio avanzare per schiacciare definitivamente il nemico.
24/02/2005 20:52
 
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[SM=x535710] [SM=x535710] i veliti sono inutilissimi e scarsissimi!!!come pure i peltasti: a meno che non lanci contro contadini e altre unita' senza alcun armatura,ogni unita' di veliti riesce ad ammazzare solamente 5-6 uomini!![SM=x535710] in mischia sono inesistenti!io non li addestro piu' tranne a inizio campagna.la cosa che piu' mi fa inca....re e' che l AI la continua ad addestrare anche in campagna inoltrata,invece di addestrare pretoriani!!sto usando i seleucidi e sto maciullando i valeri,che si presentano con legionari e ridicoli veliti o ausiliari....[SM=x535715] [SM=x535715] [SM=x535715]



'Desti,desti cavalieri di Rohan!!Lance saranno scosse,scudi frantumati!Un giorno di spade!Un alba rossa prima che sorga il sole!!
Cavalcate ora!Mooorteeee!!!!'


26/02/2005 10:35
 
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Sinceramente quando mi trovo dei veliti li uso solo per attaccare inizialmente il nemico in modo da fargli spendere frecce e fare qualche dano o per attirare le unità di nemici più facinorosi (vedi quelli che possono caricare spontaneamente) in modo da scompaginarne le fila, dopodiché li ritiro dietro le mie truppe di seconda linea e li sposto sui fianchi per usarli di nuovo in mischia come forza di aggiramento (se tirano pila alle spalle dell'avversario e poi caricano sono moolto più efficaci).
In questo modo possono anche fare da forza di cuscinetto in caso non possa bloccare con la mia cavalleria un tentativo di aggiramento avversario. Comunque non ne uso mai più di due unità.
26/02/2005 16:07
 
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Sono l'unico che ritiene che al massimo due unità di schermagliatori con giavellotti siano abbastanza utili?



27/02/2005 14:45
 
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L'ultima volta che ho affrontato i Corneli la metà delle loro truppe erano composte da veliti... (6 coorti di veliti in un esercito da 14 unità...) beh... io avevo 8 unità di cavalleria... non ho avuto troppi problemi....[SM=g27829]

Gli schermagliatori proprio non mi ispirano... preferisco decisamente gli arcieri...

Contro gli elefanti vanno anche bene le falangi....

Saluti
RedBaronRB




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02/03/2005 23:58
 
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No Seb, ritengo però che siano da considerarsi truppe di seconda scelta perché più limitate nell'utilizzo a causa della corta gittata e della scarsa protezione oltre che della bassa capacità di attacco in mischia. Tuttavia, se ben integrate nell'esercito e "skillate" possono essere molto utili benché risultino sempre essere truppe difficili da gestire (sbaglia un'attimo a manovrare e saranno decimate da frecce, cavalleria o unità più pesanti).
Hanno dalla loro una buona velocità il che ne fa un'ottima unità di supporto ma diciamo che se ne può anche fare a meno senza grossi danni...
12/03/2005 21:14
 
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scusate l'ignoranza in campo di strategia: ma mi spiegate meglio in che consiste la tattica incudine-martello??
per quando riguarda gli hastati,bhe direi che sono un bel po' fifoni!! contro la fanteria leggera dei galli vanno sempre in rotta , a meno che non sono upgradati o in numero di molto superiore!
ma le unita' barbare in generale hanno morale piu' alto delle altre fazioni?saranno piu' fanatici?



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12/03/2005 21:19
 
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Re:

Scritto da: matinum 12/03/2005 21.14
scusate l'ignoranza in campo di strategia: ma mi spiegate meglio in che consiste la tattica incudine-martello??



Era la tattica rivoluzionaria inventata da Filippo e suo figlio Alessandro Magno (e poi molo tempo dopo ripresa dai Cartaginesi con Amilcare e Annibale), che consisteva nello "schiacciare" il nemico tra la falange (incudine) e la cavalleria che attaccava da dietro (martello)



19/04/2005 21:48
 
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Posso aggiungere qualcosa?
Vorrei aggiungere qualcosa che tenti - e ripeto "tenti" - di approfondire un po' la materia senza sconfinare nel trattato noioso. Ci provo qui, ma per la mole di quel che c'è da dire - pur in estrema sintesi - lo dividerò in puntate (non mi viene un termine più attraente!).

Se non prevedete già di addormentarvi, parto con la prima puntata.

Le tattiche base in battaglia degli eserciti dell'antichità si sono modificate più volte nel corso dei secoli, in particolare nell'arco temporale che interessa RTW.

Provo quindi a farne una brevissima sintesi, del tutto incompleta, ma spero utile per godersi meglio RTW.

Tralasciamo le tattiche ittite e pre ittitiche (antico Egitto incluso). Non ci interessano, non è un periodo cui il gioco si riferisca. Ci basti sapere che inventarono l'uso dei carri da guerra così come li troviamo nelle civiltà orientali di RTW.

Partiamo dunque dalla Grecia.
Tutte le città stato (come Atene, Sparta, Corinto, Tebe, giusto per citare quelle storicamente più rilevanti) mandavano in battaglia eserciti non "professionistici" di cittadini. L'esercizio delle armi non era per nessuno un'occupazione a tempo pieno, e gli eserciti che si affrontavano erano fatti di cittadini medio-abbienti che abbandonavano temporaneamente le proprie attività per il supremo interesse della città. Fa eccezione Sparta, ove la rigida suddivisione in classi vedeva una minoranza al potere - gli Spartiati - i cui membri maschi si dedicavano sin da piccoli all'affinamento dell'arte guerriera e costituivano quindi una classe di soldati dalla capacità e resistenza straordinariamente maggiori rispetto a quelle dei soldati di tutte le altre città stato. Torniamo agli eserciti cittadini. Essi venivano costituiti e mantenuti per brevi periodi (primavera-estate) con dotazioni di armi il cui costo era sostenuto da ogni singolo soldato. La "panoplia" - ovvero il set di armi da difesa e da offesa - comprendeva elementi standardizzati ma comunque costosi: un grosso scudo (appunto "oplon"), una lancia di poco più di 2 metri, una corta spada, una eventuale corazzatura (i tipi variano a seconda del periodo, della città, della capacità di spesa del singolo cittadino, e vanno dal lino spesso, al cuoio, alla rara maglia metallica o più frequentemente piastre metalliche, alla corazza in due conchiglie anatomiche davanti e dietro tipiche dei filmacci di serie B, ma molto rare perché molto costose, scomode e pesanti), spesso dei gambali di cuoio o metallo, e quasi sempre un elmo. Non entro nemmeno nella trattazione sui vari tipi di elmi. Da sola meriterebbe un romanzo. Tornando alla panoplia, la dotazione a cura dei singoli faceva sì che un esercito cittadino fosse caratterizzato da una varietà di livree e di aspetti, pur nella sua complessiva omogeneità strutturale.

Orbene - se non vi siete addormentati - questi eserciti utilizzavano tattiche estremamente statiche. Poiché le città stato sorgevano in territori costieri o comunque scoscesi e montuosi (monti di roccia e sassi, con coltivazioni a terrazze, mica dolci colline senesi), i quadrupedi più allevati erano capre, pecore ed asini. Va da sé che i cavalieri fossero cosa assai rara. Ancor di più trattandosi in genere di cittadini (mercanti, marinai, artigiani, politici, scrivani, etc. etc.). Quindi uso minimo di cavalleria (non ce n'era quasi, e non partecipava allo scontro principale). Le truppe venivano schierate in ranghi lineari su più righe, con i soldati allineati fronte al nemico, l'uno a fianco all'altro, tenendo con il braccio sinistro il grande e pesante scudo e puntando la lancia in avanti in orizzontale con la destra. I ranghi si serravano - braccio destro contro lo scudo del vicino più a destra - così da ripararsi il più possibile, anche reciprocamente, ed in questa formazione si marciava contro il fronte nemico. Si marciava lentamente, a passi singoli e cadenzati (nulla che assomigli ad un'avanzata veloce), fronte verso fronte, sino a venire a contatto. Gli scudi paravano i colpi di lancia vibrati dal nemico (le lance non venivano scagliate, ma vibrate più o meno orizzontalmente), e contro il nemico si vibravano i propri colpi. Insomma, la falange di opliti.

Quasi nessuna tattica creativa movimentava la battaglia. Piuttosto, piccoli squilibri nelle forze (il numero di righe, l'estenzione in larghezza del fronte, la forza e la capacità dei soldati schierati, dardi scagliati da dietro la falange) decidevano il prevalere di un fronte sull'altro. Quando un fronte arretrava, la battaglia si trasformava in una vittoria per l'altro. Raramente erano massacri.

Nelle guerre persiane, in breve, le falangi cittadine greche ressero l'urto con le mobili ma più leggere schiere persiane, avendo i generali greci la capacità (e questa è strategia) di portarle in teatri di battaglia dove la mobilità era inutile e l'aggiramento precluso.

Dopo le guerre persiane, l'ateniese Ificrate aumentò la lunghezza della lancia a circa 4 metri (le fonti, le fonti! non ce n'è una che concordi: c'è chi scrive 3 metri e 1/2 e chi più di 4!), diminuì il diametro dello scudo a 50 o 60 cm (sovente ovale), e raddoppiò la lunghezza della spada: chiamò "peltasti" questa nuova fanteria. Avevano un vantaggio di un metro sugli opliti tradizionali, ed infatti furono vittoriosi. Anni dopo, lo stesso Ificrate avrebbe reso celebri altri "peltasti", a quel punto divenuti fanteria leggera da schermaglia, portandoli a vincere nella guerra del Peloponneso (e di nuovo si passa dalla tattica alla strategia).

Tra Greci e Greci, tutto resta invece - di fondo - tatticamente uguale fino al 371 a.C., quando lo "strategòs" tebano Epaminonda rinforza in modo asimmetrico la propria falange, aumentandone enormemente la profondità solo su un lato, così da trasformarla in un elemento di pressione insostenibile contro il fronte nemico. Diverrà nota come "ordine obliquo". Sfonda. E vince. E' la battaglia di Leuttra. Tebe sconfigge in campo aperto l'esercito spartano. E' la prima volta nella storia della Grecia che gli Spartani vengono battuti in campo aperto da una falange. Per la cronaca, Epaminonda vincerà di nuovo a Mantinea, 9 anni dopo. Morendo sul campo.

Quindi, semplificando, la tattica della falange oplitica è talmente statica che basta gonfiarne la profondità su un lato per vincere una battaglia contro i migliori soldati dell'Ellade. Peccato che RTW non consenta l'ordine obliquo.

What's next, then?
Un giovane principe macedone, ostaggio a Tebe, ebbe modo di studiare e comprendere la lezione di Epaminonda e del suo ordine obliquo.

Il suo nome era Filippo. Tornato in Macedonia, paese agricolo di pianure e colline, con ordinamento sociale del tutto dissimile da quello delle poleis greche, Filippo riprodusse la falange tebana, aggiungendovi 4 elementi di vero genio:

1) i suoi soldati non erano abbienti cittadini ma agricoltori qualunque; Filippo si fece quindi carico del loro equipaggiamento, introducendo un armamento standard pagato dal re ed uguale per tutta la falange, con conseguente garanzia della qualità e delle caratteristiche dell'armamento.

2) i contadini non brillavano per ardore patriottico e spirito di sacrificio; per tenerli lontani dalle punte delle lance nemiche, Filippo aumentò quindi la lunghezza delle lance dei suoi falangiti, inventando la "sarissa", lunga dai 5 ai 6 metri (dai 12 ai 14 cubiti!): una vera "picca".

3) la lunghezza della sarissa richiedeva di impugnarla a due mani, cosa incompatibile con il peso e l'ingombro dell'"oplon"; Filippo introdusse quindi l'uso di uno scudo più piccolo, agganciabile all'avambraccio sinistro e soprattutto dotato di una cinghia per appenderlo al collo liberando del tutto le braccia destinabili così solo alla sarissa.

4) la forza della falange non poteva risiedere nel vigore e nel coraggio del singolo contadino, ma nella pressione complessiva che era in grado di sviluppare in avanti, lentamente ma costantemente; Filippo aumentò quindi la profondità a 16 righe (16 uomini di profondità costituivano un "sintagma"), sfalsando tra loro gli allineamenti, consentendo così alle prime 5 righe di affiancare orizzontalmente in avanti le proprie sarisse, e puntando obliquamente in alto quelle delle righe successive (una foresta di picche che fermava in parte i dardi nemici); 16 file di 16 righe costituivano un reparto base; l'intera falange veniva allineata in 6 o 7 reggimenti affiancati (le "taxeis"). I falangiti furono detti "pezeteri". Il risultato fu un fronte ineguagliato irto di punte come mai prima, relativamente mobile, con una potenza di pressione senza eguali.

Mancava un quinto elemento per rendere straordinaria questa macchina bellica. Ed il quinto elemento venne ancora concepito in armonia con la natura della Macedonia, terra di cavalli e cavalieri. Filippo costituì infatti una potente cavalleria nobiliare, motivata perché elitaria e denominata "compagni" (gli "etairoi"), mobilissima e pesantemente armata, con il compito di muoversi lateralmente alla falange, agire come un maglio contro i fianchi delle formazioni nemiche, aggirarle e spingerle contro l'incudine imbattibile della sua falange.

Ultimo, ma non da meno, Filippo impiegò stabilmente corpi di fanteria leggera e mobile, armata di un piccolo scudo, elmo e spada curva (gli "agrianos") o corta lancia (gli "ispapisti"), con il compito di proteggere lateralmente la falange, ma all'occorrenza anche con ruoli di aggiramento e inseguimento. Un battaglione di ispapisti diverrà la guardia del re sotto Alessandro (l'"agema).

Insomma, un formidabile mix di massiccio fronte falangitico, duttile fanteria leggera e poderosa cavalleria. La potenza macedone era nata. E avrebbe sbaragliato ogni esercito oplitico che le si fosse opposto. In tessaglia, in Tracia nonché e Cheronea. Fu proprio a Cheronea che un giovane principe, di nome Alessandro, diede la prima prova di sé.

Fine della prima puntata...

[SM=x535700] [SM=x535700] [SM=x535700]



Il mio sangue tinge gli stendardi d'Italia
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20/04/2005 00:41
 
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Ti voglio bene Santelia[SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27835]
Ma se non citi almeno tre fonti ti cito io in tribunale[SM=g27824]



Prima brina, oggi, per il guerriero che tante volte si è indurito al suono della spada sfoderata.
Non importa cadere.
Prima di tutto. Prima di tutti.
È proprio del fior di ciliegio cadere nobilmente
RICORDATEVI DI SHOGUN
20/04/2005 09:12
 
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qualche fonte...
Hai assolutamente ragione, Falco.

Le fonti per capire meglio strategie e tattiche greche nei secoli che ci interessano sono sempre le stesse:

si va da Erodoto (greco, Storie, sulla guerra persiana; molto coinvolto e parziale, contemporaneo dei fatti da lui trattati), a Tucidide (greco, Storie, sulla guerra del Peloponneso ovvero Atene contro Sparta; visione scientifica ante litteram, laica, ottima statura di storiografo, contemporaneo anch'egli ai fatti da lui trattati, e per di più stratega della flotta ateniese), a Senofonte (greco, l'Anabasi, ovvero la spedizione di 10.000 mercenari greci in Asia minore al soldo di Ciro, culminata in sconfitta e lunga ritirata; molti particolarismi, partecipo' alla spedizione, visione un po' cronistica e certo non scientifica ), a Diodoro Siculo (greco ellenistico, la Biblioteca Storica, redatta all'epoca di Giulio Cesare e quindi non contemporanea; summa storica non lineare, mescola cronaca, leggenda, mito, filosofia, ma cita in esplicito molte fonti, e spesso non abbiamo altro per il 4° secolo), e Cornelio Nepote (latino, de Viribus Illustribus, in particolare il libro De excellentibus ducibus exterarum gentium, biografie di condottieri non romani; storico mediocre ma ulteriore confronto con altre fonti). Potremmo aggiungere Plutarco (greco, 2° secolo d.C., le Vite Parallele, una mutibiografia con 4 vite singole e 20 confronti tra un greco ed un romano, con personaggi come Lisandro, Temistocle, Epaminonda, Alessandro, Annibale, Silla, Cesare, Traiano; filosofia morale, aneddotica, citazioni e rivisitazioni di fonti, buona pasta di scrittore).

Devo scappare in riunione. Magari ci ritroviamo qui stasera: "sapientis est sibi post laborem iustum indulgere otium"... ("indulgere" (concedere) regge il dativo, "sibi") l'ho inciso molti, mooolti anni fa sul legno della mia amaca! Ciao a tutti.

[SM=x535700] [SM=x535700] [SM=x535700]



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20/04/2005 15:28
 
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mazza se me lo sono letto tutto d'un fiato! [SM=g27835]
complimenti, aspetto il prossimo episodio! [SM=x535690]
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Armata della Fenice
grazie Santelia, è stata una goduria leggerlo [SM=g27811] [SM=g27812] [SM=g27813] [SM=x535693] spero che ne aggiungerei presto altre [SM=x535711]




20/04/2005 21:11
 
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Ordine della LunaRossa
Grande Santelia
Ho letto tutto con piacere.
Davvero bravo.[SM=g27811]






SONO UN LUNA ROSSA!... E PORTO L'INFERNO CON MEEE!!!

GRAZIE SHOGUN!!!


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