1. Periodo arcaico
L’esercito “romuleo” comprendeva tradizionalmente 3.000 pedites e 300 celeres, forniti dalle tre tribù romane originarie, e presumibilmente organizzati come una legione.
Il popolo era diviso in 5 classi; i cittadini al di sopra della classe più alta formavano la milizia a cavallo
(equites).
Gli uomini della prima classe dovevano provvedersi di elmo, scudo rotondo, schinieri, corazza, spada e lancia. In altre parole erano degli opliti.
La seconda classe aveva armi e armatura simili, salvo che lo scudo oblungo eliminava la necessità dello scudo rotondo e della corazza.
La terza classe era armata come la seconda, ma senza gli schinieri.
La quarta classe aveva solo lance e giavellotti, la quinta solo fionde e sassi.
L’esercito del periodo arcaico era organizzato sul modello della falange greca. La falange, nel IV secolo, si era dimostrata quasi invincibile; ma ciò che conveniva ad Alessandro nelle pianure dell’Asia, non era adatto a un terreno montuoso come l’Italia centrale.
La descrizione più completa della nuova organizzazione è di
Tito Livio (VIII 8):
L’originaria formazione a falange, simile a quella macedone, diventò in seguito una linea di battaglia formata da manipoli, mentre la retroguardia era formata da truppe di vario genere.
In prima linea c’erano gli hastati, con venti soldati per manipolo con lancia (hasta) e giavellotti e il rimanente soldati muniti di scudo oblungo.
La prima linea consisteva del fior fiore dei giovani maturi per il servizio militare.
Dietro a loro erano disposti, in numero eguale, i manipoli dei principes, soldati più anziani che avevano tutti lo scudo oblungo e armi migliori.
Dietro le insegne di questo corpo c’erano altre quindici linee di battaglia (ordines), ognuna divisa in tre parti. Ognuna di queste linee consisteva di tre vexilla. Il vexillum aveva sessanta uomini, due centurioni e un vexillarius (alfiere). La linea perciò contava 186 uomini.
Nel primo vexillum c’erano i triarii, veterani esperti; nel secondo i rorarii, soldati più giovani e meno esperti; nel terzo gli accensi, soldati alle prime armi, e quindi situati nella retroguardia.
Schierato l’esercito in questo modo, gli hastati erano i primi a impegnare battaglia col nemico. Se non riuscivano a respingerlo, essi arretravano attraverso gli intervalli dei manipoli dei principes, che entravano a loro volta in azione avendo ora alle spalle gli hastati. Frattanto i triarii erano rimasti inginocchiati dietro le insegne, con la gamba sinistra in avanti, lo scudo accostato alla spalla, e le lance confitte obliquamente nel terreno e puntate in fuori, come una siepe acuminata, a protezione della linea di battaglia.
Se anche l’attacco dei principes falliva, essi si ritiravano man mano attraverso i triarii.Dopo che i triarii avevano lasciato passare gli hastati e i principes negli intervalli fra i loro vexilla, essi si alzavano in piedi e serrando subito le file sbarravano per così dire la strada, e piombavano sul nemico in massa compatta, perché dietro a loro non c’erano altre riserve.
Il nemico, che stimandosi vittorioso era lanciato all’inseguimento delle altre schiere, vedeva con sgomento sorgere a un tratto un nuovo schieramento anche più numeroso.>